soltanto parole fra noi
Inviato: 07/02/11 8:58
Questo post non ha una collocazione ben definita nel forum: da principio volevo inserire il tutto in galleria fotografica, ma ciò si è reso impossibile dal rifiuto della mia metà di divulgare in rete immagini della nostra casa, così mi sono permessa di postare qui, anche se mi sento molto “fuori luogo”… i moderatori mi spostino pure dove ritengono sia più consono!
Il mio è più un resoconto, parole che permettano di raccontare ciò che stiamo facendo, che permettano di farvi almeno immaginare (sempre che qualcuno ne sia interessato) il prender vita di un sogno.
Di preciso non so dire come o quando abbiamo iniziato a parlare di casa, non c’è mai stato un inizio definito di tutta questa storia, fatto sta che lentamente abbiamo iniziato a sfogliare depliant pubblicitari, sbirciare i cantieri sparsi in zona e successivamente chiamare agenzie, informarsi sui prezzi, e così via…poi si insinuano delle idee con la mia famiglia, ma non vi diamo peso fino ad una calda sera dell’ estate del 2009, quando dopo una lunga passeggiata per le campagne del mio paese, ci mettiamo attorno al tavolo e quelle idee lontane tornano a farsi sentire, ma questa volta sono molto più forti e non le lasciamo volar via. Da quel momento si fa sul serio, in capo a tutto c’è la ricerca del santo mutuo (perché senza quello si fa poco), e che brutto sentirsi dir di no! Anche se siamo giovani, o forse nel mondo d’oggi proprio per questo molti ti penalizzano! Comunque troviamo una banca molto simpatica disponibile ad aiutarci nella nostra impresa, così chiamo l’amica con cui già alle medie condividevo il banco e che era così brava in geometria, informandola che possiamo render reale ciò che ci eravamo dette tante volte: sarebbe stata lei a disegnare la mia casa! Progetto alla mano si va in comune, il quale si fa attendere giusto quel poco (odio l’ufficio tecnico) per darci il via in piena estate – volevamo iniziare in primavera, poveri illusi!
Metti tutto in ordine, cerca chi fa lo scavo, ma ad agosto quasi andato chi accipicchia trovi e finalmente i lavori hanno inizio il 31 AGOSTO.
Sono molto legata alla mia terra, ai miei campi e a tutto ciò che è spazio aperto, libertà e verde, in virtù di questo mi è sempre parso impensabile vivere in un condominio: io, campagnola doc residente in tipica cascina di inizio secolo che sopravvive all’epoca contemporanea ancora senza uno straccio di ringhiera o cancello con dei dirimpettai di pianerottolo che a stento si conoscono??? Mi sarei accontentata solo di una casa con un piccolo fazzoletto di verde, al di sotto di questo non potevo andare, ma mai e poi mai avrei pensato fosse possibile realizzare la mia casa dei sogni (e forse anche quella di mia madre), una bella casa con un giardino immenso – così mi appare, soprattutto al mio ragazzo già proiettato al taglio futuro dell’erba!-. Il progetto si è un po’ basato su questo: evitare spazi eccessivi e conservare più verde, si perché mi dispiace tuttora di aver sottratto spazio alla campagna. Proprio io contraria alla cementificazione…non vedevo l’ora che in quel terreno, dove fino a poche settimane prima cresceva rigoglioso mais, apparisse una ruspa!
Giunti alle viscere della terra (quanto siamo dovuti scendere!!) il tutto è passato nelle mani dell’impresa edile, che lavorando alacremente nonostante l’inverno ostico di quest’anno, in tre mesi aveva concluso i suoi doveri. Ci sono state giornate in cui il lavoro si svolgeva sotto la pioggia battente, i camion con il materiale sprofondavano nel fango, bisognava accendere un fuoco sotto la carriola per evitare che il cemento congelasse, si correva per finire il cordolo perché il giorno successivo era prevista neve…insomma un inverno più sfigato non potevamo prenderlo! Tutto questo lo sa bene il mio ragazzo che quelle giornate le ha vissute sulla sua pelle e sulle sue mani. Amo profondamente l’idea di vivere in una casa fatta da lui, che con tanta fatica e sacrifici sta realmente dando forma ad un sogno. Così col passare dei giorni appare il perimetro delle fondamenta, le pareti e le aperture -future finestre- dell’interrato, le scale che portano al piano terra, e finalmente la prima soletta. Si fa il catrame sui muri dell’interrato e li rivestiamo d’isolante, poi finalmente tutta la ghiaia che avevamo tolto torna al suo posto. Ora si cresce in altezza, spuntano i pilastri lunghissimi poi le pareti rosse, un’altra soletta molto più piccola e alla prima nevicata la casa è già ben delineata, manca la trave in cemento armato, c’è solo il suo scheletro che giace in quella che sarà la futura zona giorno imbiancata dai fiocchi. Ma come già detto i nostri validi lavoratori non demordono di fronte a nulla e proseguono imperterriti nella costruzione.
Giunge l’ora anche del garage, solidissimo, con delle fondamenta profondissime e tanto ferro nei pilastri, così come nella casa (se gli extraterrestri vengono a prenderci con la calamita siamo i primi a venir fritti!) ed arriviamo al Natale.
I primi giorni del nuovo anno ci hanno portato il tetto, un bel legno massello di abete con una barba classica, di un caldo color miele, tre giorni di lavoro e la casa finalmente aveva una copertura, iniziavo a sperare che i vari laghetti in taverna iniziassero a prosciugare.
Ma è da qui che inizia il bello, o grosso, del lavoro…tutto ciò che è ancora in divenire è a tempo perso, cioè il sabato e la domenica.
Ad oggi siamo giunti a portare a termine il pacchetto isolante del tetto e il soprastante strato di catrame. Alla fine ha uno spessore di oltre trenta centimetri: le perline sono state protette dalla barriera vapore, poi abbiamo posizionato pannelli di lana di roccia e spessore per l’areazione chiuso da lastre di legname su cui gentilmente colleghi di lavoro del fidanzato hanno posto i fogli di catrame per isolare il tutto. Mancano ancora i coppi e le canali, ma si è deciso che sarà l’ultima cosa da farsi prima di togliere l’impalcatura esterna visto il prezzo attuale del rame e le carinissime persone che di notte pensano bene di portare a spasso questo metallo.
Il mio è più un resoconto, parole che permettano di raccontare ciò che stiamo facendo, che permettano di farvi almeno immaginare (sempre che qualcuno ne sia interessato) il prender vita di un sogno.
Di preciso non so dire come o quando abbiamo iniziato a parlare di casa, non c’è mai stato un inizio definito di tutta questa storia, fatto sta che lentamente abbiamo iniziato a sfogliare depliant pubblicitari, sbirciare i cantieri sparsi in zona e successivamente chiamare agenzie, informarsi sui prezzi, e così via…poi si insinuano delle idee con la mia famiglia, ma non vi diamo peso fino ad una calda sera dell’ estate del 2009, quando dopo una lunga passeggiata per le campagne del mio paese, ci mettiamo attorno al tavolo e quelle idee lontane tornano a farsi sentire, ma questa volta sono molto più forti e non le lasciamo volar via. Da quel momento si fa sul serio, in capo a tutto c’è la ricerca del santo mutuo (perché senza quello si fa poco), e che brutto sentirsi dir di no! Anche se siamo giovani, o forse nel mondo d’oggi proprio per questo molti ti penalizzano! Comunque troviamo una banca molto simpatica disponibile ad aiutarci nella nostra impresa, così chiamo l’amica con cui già alle medie condividevo il banco e che era così brava in geometria, informandola che possiamo render reale ciò che ci eravamo dette tante volte: sarebbe stata lei a disegnare la mia casa! Progetto alla mano si va in comune, il quale si fa attendere giusto quel poco (odio l’ufficio tecnico) per darci il via in piena estate – volevamo iniziare in primavera, poveri illusi!
Metti tutto in ordine, cerca chi fa lo scavo, ma ad agosto quasi andato chi accipicchia trovi e finalmente i lavori hanno inizio il 31 AGOSTO.
Sono molto legata alla mia terra, ai miei campi e a tutto ciò che è spazio aperto, libertà e verde, in virtù di questo mi è sempre parso impensabile vivere in un condominio: io, campagnola doc residente in tipica cascina di inizio secolo che sopravvive all’epoca contemporanea ancora senza uno straccio di ringhiera o cancello con dei dirimpettai di pianerottolo che a stento si conoscono??? Mi sarei accontentata solo di una casa con un piccolo fazzoletto di verde, al di sotto di questo non potevo andare, ma mai e poi mai avrei pensato fosse possibile realizzare la mia casa dei sogni (e forse anche quella di mia madre), una bella casa con un giardino immenso – così mi appare, soprattutto al mio ragazzo già proiettato al taglio futuro dell’erba!-. Il progetto si è un po’ basato su questo: evitare spazi eccessivi e conservare più verde, si perché mi dispiace tuttora di aver sottratto spazio alla campagna. Proprio io contraria alla cementificazione…non vedevo l’ora che in quel terreno, dove fino a poche settimane prima cresceva rigoglioso mais, apparisse una ruspa!
Giunti alle viscere della terra (quanto siamo dovuti scendere!!) il tutto è passato nelle mani dell’impresa edile, che lavorando alacremente nonostante l’inverno ostico di quest’anno, in tre mesi aveva concluso i suoi doveri. Ci sono state giornate in cui il lavoro si svolgeva sotto la pioggia battente, i camion con il materiale sprofondavano nel fango, bisognava accendere un fuoco sotto la carriola per evitare che il cemento congelasse, si correva per finire il cordolo perché il giorno successivo era prevista neve…insomma un inverno più sfigato non potevamo prenderlo! Tutto questo lo sa bene il mio ragazzo che quelle giornate le ha vissute sulla sua pelle e sulle sue mani. Amo profondamente l’idea di vivere in una casa fatta da lui, che con tanta fatica e sacrifici sta realmente dando forma ad un sogno. Così col passare dei giorni appare il perimetro delle fondamenta, le pareti e le aperture -future finestre- dell’interrato, le scale che portano al piano terra, e finalmente la prima soletta. Si fa il catrame sui muri dell’interrato e li rivestiamo d’isolante, poi finalmente tutta la ghiaia che avevamo tolto torna al suo posto. Ora si cresce in altezza, spuntano i pilastri lunghissimi poi le pareti rosse, un’altra soletta molto più piccola e alla prima nevicata la casa è già ben delineata, manca la trave in cemento armato, c’è solo il suo scheletro che giace in quella che sarà la futura zona giorno imbiancata dai fiocchi. Ma come già detto i nostri validi lavoratori non demordono di fronte a nulla e proseguono imperterriti nella costruzione.
Giunge l’ora anche del garage, solidissimo, con delle fondamenta profondissime e tanto ferro nei pilastri, così come nella casa (se gli extraterrestri vengono a prenderci con la calamita siamo i primi a venir fritti!) ed arriviamo al Natale.
I primi giorni del nuovo anno ci hanno portato il tetto, un bel legno massello di abete con una barba classica, di un caldo color miele, tre giorni di lavoro e la casa finalmente aveva una copertura, iniziavo a sperare che i vari laghetti in taverna iniziassero a prosciugare.
Ma è da qui che inizia il bello, o grosso, del lavoro…tutto ciò che è ancora in divenire è a tempo perso, cioè il sabato e la domenica.
Ad oggi siamo giunti a portare a termine il pacchetto isolante del tetto e il soprastante strato di catrame. Alla fine ha uno spessore di oltre trenta centimetri: le perline sono state protette dalla barriera vapore, poi abbiamo posizionato pannelli di lana di roccia e spessore per l’areazione chiuso da lastre di legname su cui gentilmente colleghi di lavoro del fidanzato hanno posto i fogli di catrame per isolare il tutto. Mancano ancora i coppi e le canali, ma si è deciso che sarà l’ultima cosa da farsi prima di togliere l’impalcatura esterna visto il prezzo attuale del rame e le carinissime persone che di notte pensano bene di portare a spasso questo metallo.