ivanisevic82 ha scritto:L'esempio della benzina Q8 - no name è completamente fuori luogo: mi sembra un modo per difendere a tutti i costi il venditore.
Io difendere il venditore ? Guarda ho avuto tristi esperienze con rivenditori disonesti, figurati se ora prendo a difenderli.
Perchè sulla
disonestà del rivenditore non ci piove e nemmeno discuto.
Discuto sulla possibilità di adire le vie legali : forse anche qui ho esperienze che mi hanno disilluso. Troppo spesso i legali lanciano i propri clienti in avventure che poi non hanno sempre un lieto fine, anzi, o quanto meno si va per le lunghe.
ivanisevic82 ha scritto:Per intenderci: la marca di una cucina, così come la sua eventuale "produzione propria", costituisce una qualità essenziale che non può/deve essere occultata dal venditore.
Non credo che si possa sostenere altrettanto con riferimento al distributore che eroga carburante.
Non sono ne un legale, ne un rivenditore ne un esperto.
Mi limito a ragionare, che, oggi come oggi, già è una buona cosa.
Non so ( e francamente non credo ) se la "produzione propria" costituisce una qualità essenziale che non può/deve essere occultata dal venditore.
Ma , per sentito dire, so che molti marchi anche noti "decentrano" la propria produzione vs. terzi , verso piccole aziendine che producono per loro.
Quindi cosa facciamo se ci accorgiamo che un noto marchio ci ha rifilato una cucina che ha fatto produrre , decentrando, ad una piccola realtà produttiva ?
Il problema è che per legge non credo ( e qui potresti dircelo tu ) l'obbligo di avere la "provenienza" .
Poi non so.
Ne vuoi una ? Una nota casa di pavimenti e rivestimenti, che stravende anche tramite Leroy Merlin, e con il suo marchio...vende prodotti provenienti dalla Cina. Ma qui parliamo di "made in ", nel caso della nostra amica ha solo visto che lo stesso modello di cucina lo produce Arredo3 ...e se il rivenditore le ha copiate ?
Con questo non intendo difendere assolutamente il rivenditore che , per me, è classificato come disonesto e resta tale.
Sto cercando solo di ragionare ad alta voce come farebbe chiunque e cercare di consigliare la nostra amica per il meglio e di evitare "fughe dalla realtà" che potrebbero portarla lontano.
E se tutto questo lo vedo alla luce di quello che ha detto jnicola , cioè che , purtroppo, è prassi abbastanza frequente ...beh ....credo che alla nostra amica convenga aspettare altro tempo ma risolvere il contratto evitando ulteriori prese in giro da parte del rivenditore.
Come farà a guardarlo diritto negli occhi e a nutrire fiducia nel suo operato dopo che si è accorta di questo ?
La fiducia, credo, vale molto più di qualsiasi sconto.
ivanisevic82 ha scritto:In qualunque delle due ipotesi, mi sembra una questione talmente semplice e lineare che - concordo con chi l'ha scritto poco sopra - continuare a parlarne qui è del tutto inutile: da un punto di vista giuridico la questione non si pone..
Bisognerebbe sempre vedere cosa ne pensa un giudice realmente : il legale della nostra amica dirà che ha ragione lei, quello del rivenditore dirà che ha ragione lui.
Si va a giudizio , credo, per ottenere una sentenza equa che tenga conto di tutto.
Ma forse qui il vero problema della nostra amica è la delusione , il tempo perso, l'amarezza nel constatare che stava facendo un cattivo o pessimo affare : e questo, perdonate la franchezza, non si misura ne con la carta bollata ne con lo sconto !
ivanisevic82 ha scritto:
Sarà una scelta dell'acquirente decidere cosa fare:
- Potrà risolvere il contratto e chiedere la restituzione di quanto già corrisposto oltre eventuale risarcimento danni (eventualmente da provare);
- Potrà, raggiungendo un accordo con il venditore, cercare un ottenere una congrua riduzione del prezzo.
Dipende essenzialmente da quello che lei preferisce.
Se non erro l'ho detto io prima.
L'unica cosa su cui non sono d'accordo è sulla quantificazione del danno.
Che poi ...sai che sorpresa se il prezzo finale fosse lo stesso di un qualunque altro rivenditore Arredo3 ?
ivanisevic82 ha scritto:Di certo io inizierei ad accennargli qualcosa...e di certo cercherei di risolverla amichevolmente: queste cose è bene che non arrivino in tribunale, sia per una questione di tempi, sia per una questione di costi.
Appunto : tra 4 anni forse e con anticipo di diverse migliaia di euro potrebbe avere la magra soddisfazione di sentirsi dire da un giudice "ok, il contratto è risolto " e...con la compensazione di spese vedersi anche beffata dalle spese legali sopportate !