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da il medico della casa
L'argomento è particolarmente esteso, e non sempre risulta essere di facile comprensione. Le strutture edili sono progettate e costruite, principalmente per reggere se stesse. Considera che una villetta singola di due piani, avente 100 mq in pianta, pesa circa 250 tonnellate, ovvero 5 carri armati dell'esercito uno sull'altro. A queste 250 tonnellate sono da aggiungere i carichi derivanti da quello che metti dentro la costruzione, che in una civile abitazione sono di poche tonnellate, ed i carichi accidentali, ovvero eventuali, cioè che possono venirsi a creare nel corso della vita utile della costruzione (vento, neve, sisma ecc.). Questi ultimi invece possono raggiungere dei valori importanti.
In passato si progettavano le strutture secondo un metodo approssimato, detto "del coefficiente di sicurezza", che prevedeva un determinato valore massimo delle sollecitazioni possibili sulla struttura. Questo valore era moltiplicato per un numero abbondantemente capace di sopperire a tutte le variabili normalmente considerate possibili, detto appunto "coefficiente di sicurezza", che poteva essere di 3, 4 ed anche 5 e 6 nell'edilizia tradizionale. Questo significava che il cedimento, sempre secondo il calcolo, sarebbe avvenuto per valori di carico pari a 3, 4 fino a 5 o 6 volte tanto i carichi di esercizio. La condizione descritta, ben nota anche ai costruttori, portava questi ultimi a pensare di poter ridurre la qualità e/o la quantità dei materiali costituenti la struttura, sapendo di rientrare nei margini di sicurezza di progetto, evitando crolli e cedimenti. Le indagini su strutture costruite dagli anni '60 in poi sono un vera e propria estrazione al lotto in quanto a valori di resistenza e qualità del calcestruzzo. Ti capita veramente l'imprevedibile. Fin qui tutto bene, o quasi. Un basso valore di resistenza meccanica del calcestruzzo, ben raramente darà luogo all'insorgenza di stati tensionali tali da indurre condizioni di crisi statica, o peggio di plasticizzazione più o meno pronunciata delle strutture fino a determinarne il collasso. Invece la corrosione ha modo di verificarsi, e di progredire molto più facilmente proprio laddove la resistenza del calcestruzzo non è sufficientemente elevata. Infatti nelle strutture datate si hanno molto spesso dei danni da corrosione, mentre le condizioni di crisi statica sono veramente rare.
Da alcuni anni in Italia è stata recepita la Norma UNI-EN 1504, che stabilisce dei parametri ben precisi in funzione della protezione e riparazione del calcestruzzo, secondo la durabilità prevista per l'opera. Oltre alla Classe di Resistenza (R) quindi, di dovrà tenere conto della Classe di Esposizione (X). Lo stesso elemento strutturale posizionato all'interno della costruzione, avrà un requisito minimo di R derivante dal carico, e di X dalla condizione di ridotta esposizione, mentre se posto all'esterno si dovrà aumentare R per poter raggiungere un sufficiente livello di X.
In realtà la questione è molto più complessa, ma penso che sia abbastanza comprensibile così.
Saluti
Il medico della casa
Milano
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