A quasi un anno dalle prime "voci" su questo famoso decreto, siamo finalmente arrivati ad un documento approvato dal Consiglio dei Ministri. Il testo, non ancora diffuso, dalle indiscrezioni sembra comunque identico a quello che circolava un anno fa (e, quindi, ci chiediamo: serviva aspettare tutto questo tempo? vabbè...), testo che va a modificare l'art. 6 del testo unico dell'edilizia, facendo rientrare tra l'edilizia libera i lavori di manutenzione straordinaria eseguiti all'interno degli appartamenti, purchè tali lavori non vadano a toccare le parti strutturali del fabbricato (nel qual caso serve la DIA e il progetto dello strutturista) e, ovviamente, che i lavori non siano finalizzati al frazionamento/fusione degli immobili o che comunque non ci sia variazione delle superfici totali, della sagoma e del volume originario dell'unità abitativa.
rimarrà - a mio avviso, a meno che non cambino anche li le cose - sempre obbligatorio fare il nuovo accatastamento a fine lavori.
Interessante anche la "liberalizzazione" dalla burocrazia per l'installazione di pannelli solari termici o fotovoltaici (con alcune limitazioni), anche se alcune Regioni, come il Lazio, già avevano provveduto a deregolamentare il settore.
A questo punto, mi sembra opportuno fare delle considerazioni di tipo tecnico ma anche di tipo personale, perchè, come sempre, da questa operazione ci sono dei pro e dei contro. A mio avviso, i "pro" sono più validi dei "contro", comunque ad ognuno il suo guidizio.
pro:
- non dovendo più presentare una DIA, si accorciano i tempi burocratici da che si decide di fare i lavori a quando si potrà effettivamente cominciare: quindi niente più 30 giorni di silenzio-assenso, niente più perdite di tempo per la ricerca dei documenti per la legittimità urbanistica;
- non ci sarà più spreco di quintali di carte (una DIA non impegna meno di un centinaio di fotocopie);
- gli uffici tecnici dei municipi potranno finalmente dedicare maggiore tempo alle questioni ben più importanti, come il controllo sull'abusivismo edilizio o la monitorizzazione del degrado degli edifici pubblici;
- le lavorazioni liberalizzate, alla fine sono opere che non possono incidere in alcun modo sul territorio, e la cui realizzazione non può arrecare danno a nessuno (a parte i piccoli problemi agli appartamenti limitrofi, ma qui intendo danni come violazione delle distanze minime tra fabbricati, variazione abusiva dei prospetti degli edifici, etc), quindi non vedo perchè non debbano essere rese libere.
- molto spesso il tecnico veniva incaricato solo della redazione della pratica amministrativa, e, quindi, di fatto non metteva (quasi) mai piede in cantiere, assumendosi quindi delle responsabilità che poi non poteva gestire in modo pratico. Con questa legge, scomparirà questo modo di lavorare, che da al tecnico un incarico "a metà", in cui formalmente fa una cosa, ma di fatto ne fa un altra.
- per la redazione di una DIA era sempre necessario ricostruire la "storia urbanistica" dell'immobile, e documentare ogni passaggio anche solo per dimostrare che, per esempio, quella porta spostata lungo un muro fu al tempo autorizzata: è ovviamente una procedura "sproporzionata" per delle piccole opere edilizie. Con questa modifica alla legge, tutto questo iter, a volte lungo e laborioso, viene superato, anche sempre a vantaggio degli uffici comunali che avranno meno carico di lavoro e meno file agli sportelli.
contro:
- le responsabilità circa le opere da realizzare saranno praticamente tutte a carico del committente, che potrebbe non essere completamente conscio di quante e quali siano. Soprattutto, e questo è un punto nodale, una persona che non ha una formazione "tecnica" potrebbe non conoscere come applicare le varie norme igienico-sanitarie - che comunque vanno rispettate! - ma sarebbe comunque sua responsabilità la loro corretta applicazione
- chi intende fare una ristrutturazione potrebbe pensare che i tecnici, a questo punto, non servano proprio a nulla: ma ovviamente così non è! la parte burocratica, in verità, è una noia e un appesantimento più per il tecnico che non per il committente, e affidare la progettazione e direzione delle opere da realizzarsi ad un tecnico qualificato significa comunque avere un progetto di qualità, realizzato sotto il controllo vigile di chi ha visto centinaia di cantieri, e, soprattutto, avere una persona che vi "protegge" e vi "scherma" dai possibili "extra capitolato" dell'impresa, difficili da quantificare e verificare se non si è tecnici (insomma, la presenza del tecnico vi evita di essere raggirati).
- alcuni criticano il fatto che è vero che le opere sulle parti strutturali non devono essere considerate attività libera ma, dall'altro, chi garantirà che così non sarà? in realtà, sempre sul committente ricadranno le pesantissime responsabilità di aver danneggiato una struttura, quindi non è che nessuno pagherà per questo...ma si torna sempre allos tesso punto: una persona che non ha fatto degli studi "tecnici" è in grado di stabilire quali parti di un fabbricato sono strutturali e quali no? pensiamo per esempio agli edifici costruiti verso gli anni 20, con degli schemi strutturali misti di muri portanti e calcestruzzo...
come già accennavo, tutto considerato i pro sono più validi dei "contro", anche se la questione sulle responsabilità che cadono integralmente sul committente mi lasciano perplesso. ricordo che è comunque facoltà di chi intendesse fare dei lavori, di nominare un "responsabile dei lavori", che potrebbe essere un tecnico, che si faccia carico di tutti questi aspetti normativi.
Attenzione: non è detto che queste norme vengano applicate dal momento della pubblicazione in gazzetta ufficiale! alcune Regioni potrebbero emanare delle "norme transitorie" per "ammortizzare" il passaggio dal regime "DIA" al regime libero, oppure potrebbe essere richiesta comunque la produzione di un atto di comunicazione di inizio lavori ai comuni, magari con degli elaborati grafici allegati.
alcuni link per approfondire:
http://www.edilportale.com/news/2010/03 ... 07_15.html
http://www.architettiroma.it/archweb/notizie/12227.aspx