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Re: Biennale di Venezia 2013

#16
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Divertente e diverso dagli altri il Padiglione della Russia nei Giardini, con la grande installazione Danae ideata da Vadim Zakharov, che ha 'sconvolto' la struttura dell'edificio. Il tema mitologico, il rapporto concupiscente tra Zeus e la figlia di Euridice fecondata dal primo con una pioggia d'oro, ha ispirato nella storia dell'arte molti capolavori (sopra le 'versioni' celeberrime di Tiziano e di Artemisia Gentileschi) ma il lavoro di Zakharov, ne propone una riflessione 'trasversale'.
La sua installazione mette in comunicazione primo e secondo piano dell'edificio - che simbolizzano due livelli, divino/umano, maschile/femminino, oligarchico/popolare - attraverso due fori che permettono discesa e risalita (rispettivamente attraverso un nastro trasportatore ed un foro) di una pioggia di monete d’oro (coniate dall'artista stesso, le Danae) a cui è dato alle sole donne raccogliere.
Gli elementi formali del mito ci sono tutti, ma sono usati strumentalmente per rovesciare i giochi di potere tra uomini e donne, che, non sono più solo osservatrici passive o strumenti nelle mani degli uomini, ma forza propulsiva di tutto l’edificio, motore del meccanismo di circolazione delle monete; agli uomini - che non possono accedere al piano terra - l'invito a riflettere sulle proprie colpe, è il momento di espiarle: nella stanza superiore un uomo in giacca e cravatta è a cavalcioni sospeso su una trave, nell'altra accanto c’è un inginocchiatoio circolare di velluto rosso. Secondo l'artista russo, l’uomo a cavalcioni è il simbolo del sistema bancario che vive in una dimensione altra rispetto a quella della gente comune contrassegnata dalla perdita del senso della realtà, dal disinteresse verso chi è sempre più in difficoltà economica. Anche, l’installazione simula l’abuso di potere divino e dell'oligarchia di Putin nei confronti di una Danae/Russia in ginocchio, visto che si non può far altro che guardare questo abuso in ginocchio, inermi.
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Re: Biennale di Venezia 2013

#19
Ho assistito alla "performance " del vincitore Tino Seghal, come dissi sopra; quel giorno per lui impersonata da un gruppo di ragazzi :)

Curioso : una visitatice ha chiesto seriamente come si poesse acquistare quest'opera :o :roll: , una guida confermò che era possibile acquistare dei minuti di esecuzione della performance :wink:
http://www.alfemminile.com/album/homesweethome63
Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo

Re: Biennale di Venezia 2013

#23
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Intorno alla Biennale: aggiungo qualche scatto tratto dalla mostra sui vetri d'autore a Palazzo Franchetti (zona Ponte dell'Accademia) Glasstress. White Light. White Heat, gioco di scatole, capolavori nel capolavoro. Piccola selezione.
La mostra si apre nello scalone d'accesso al piano nobile con l'archetipica figura del Rabdomante (2013) a cui sono aggiunte le ali in cristallo come se si fossero ghiacciate, di Paladino, tra i più attivi del gruppo della Transavanguardia (e che in catalogo Danese ha realizzato l'analogo Dulcinea, installazione luminosa, sotto)..
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..all'Icosaedro (2013) di Shawcross, riflessione sulla geometria e sulle origini del cosmo..
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..all'installazione gigantesca della Vasconcelos Babylon (2013) in cui lana e vetro colorato richiamano i grandi lampadari di Murano del palazzo che si presentavano uno dopo l'altro dalle infilate dei corridoi (dell'artista portoghese anche la decorazione interna della nave ormeggiata davanti alla Biennale)..
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..o l'archeologia moderna di Recycle Group dei Columns , tratta dalla splendida serie Future Archeology (2013)..
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..sul tema non potevano mancare le lampade fluide ormai note della Bergmans..
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..mai così belli gli elmetti Siamo noi, 2013, di Martin..
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..o di Shutte i preziosi Geister (2013)..
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..come pure l'apparente informe busto/silhouette del duo Noble&Webster abituato a giocare spesso con la luce, Noble Narcissus (2013).
Bon, mi fermo qui (naturalmente c'era molto altro) ma tra oggetti e contesto, la visita è stata eccezionale, ancora la ricordo bene. :)
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Re: Biennale di Venezia 2013

#24
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Imperdibile la mostra nel nuovo spazio ricavato negli ambienti di Punta della Dogana destinati ad aree di esposizione di arte contemporanea. L'edificio, posto tra i due Canali della Giudecca e Grande, acquistato da Francois Pinault, magnate (suo il gruppo PPR tra cui la casa d'aste Christie's) collezionista e proprietario anche di Palazzo Grassi, è stato ristrutturato radicalmente da Tadao Ando. Contestualmente a Palazzo Grassi si tiene un'esposizione dedicata a Rudolph Stiengel (che ha cambiato i connotati all'edificio tappezzandolo in ogni suo centimetro). Anche il suo restauro è stato eseguito da Ando, dopo l'intervento alla fine degli anni '80 della Aulenti per gli Agnelli.
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Molto bello l'accesso alla struttura, con i portali/finestre in vetro e metallo ispirati a quelli di Scarpa, realizzati per difendere le collezioni dall'alta marea, e l'ingresso/pensilina luminosa realizzata in vetro e led, di Philippe Parreno, accompagnato sonoramente dal rumoroso video di Nauman.
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Ampi gli spazi dove - rispetto a Palazzo Grassi - si vede meglio la mano dell'architetto giapponese, ed il cemento brut è accostato con sapienza ai materiali locali - laterizi e travi lignee.
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Condivido qualche scatto della mostra in corso (fino al 31.12.'13) Prima materia, che è composta da un'antologia di artisti storicizzati, affermati e giovani. Dal neon di Mario Merz (1982) al bellissimo Metro cubo d'infinito (1966) di Pistoletto..
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..alle grandi installazioni domestiche di Fitch e Trecartin (2012)..
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..o vedere Burri attraverso gli occhi di Hammons (Untitled, 2008)..
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..gli ambienti completamente trasformati da Lee Byars (Byars is elephant, 1997)..
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..ai volumi primari di Sekine e di Horn..
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..e, ciascuna nel suo angolo, da sinistra, le installazioni minimaliste e concettuali di Koji Enokura (Untitled, 1976) e di Paolini (L'esprit de finesse, 1966)..
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..e, per finire il giro, i bei dipinti irriverenti e neopop dell'americano LLyn Foulkes.
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