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Classici del design: sedia Superleggera

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Si tratta di un pezzo notissimo in tutto il mondo, commercializzato dalla Cassina sin dal 1958 a tutt'oggi, pluripremiato (appena presentato nel '57 alla Triennale di Milano le fu assegnato il Compasso d'oro), icona del design italiano al pari della Vespa, degli abiti di Valentino, dei pezzi di Venini, ecc..: è la 699 o Superleggera, sedia in frassino con seduta in canna d'India, disegnata da Giò Ponti per Cassina.
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Esemplare come, con questo progetto Ponti amplifichi e dilati il concetto tra classico e moderno esaltando gli opposti e sovrapponendoli come nel progetto della Leggera (mod.646, 1949-52) che è il diretto predecessore della Superleggera (mod.699, 1949-57), quest'ultima ottenuta appunto con il 'rinsecchimento' della prima. La 699 scaturisce dopo una lunga (quasi 10 anni) ed approfondita riflessione su materiali e funzionalità, alla ricerca della 'sedia sedia', della 'sedia tipo' (Ponti così chiamava la sua 699), allo scopo di ideare un archetipo moderno.
Il risultato è modernissimo per l'epoca, che Ponti paradossalmente ottiene 'ritrovando' il patrimonio artigianale italiano e ligure - quello della tecnica costruttiva delle sedie 'chiavarine' o 'campanine' (sopra) realizzate a Chiavari - che da sempre popolavano le case dello Spezzino, della Versilia e non solo. Queste, erano realizzate con esili strutture di legno lavorate al tornio dopo un procedimento particolare di asciugatura del legno. Il segreto della loro leggerezza e della resistenza sta infatti nella tecnica di stagionatura del faggio, in cui i pezzi di legno, già sbozzati, venivano in origine collocati in un apposito locale per la seccagione, dotato di forno che letteralmente cuoceva e bolliva il legno, asciugando la cellulosa ed alleggerendo della metà il peso specifico del faggio. L'essicazione era quindi il primo dei requisiti per ottenere leggerezza dalle sedie usando frassino e faggio, considerate dapprima essenze scadenti, ma che poi presentarono caratteristiche ottimali per l'utilizzo per le sedie; infatti, sottoponendoli ad evaporazione ed ebollizione, non subivano modificazioni dovute alle variazioni atmosferiche od ambientali. Il faggio poi era disponibile in abbondanza nel territorio di Chiavari. La fase della lavorazione del legno stagionato, era fondamentale per ottenere poi solidità ed elasticità delle sedie di Chiavari. Il momento più spettacolare era costituito dall'esecuzione delle gambe posteriori che, originariamente, venivano realizzate con la tecnica del ferro a caldo, detta "a fuoco", che poi è stata soppiantata dall'uso del tornio, prima a mano con grossi volani, poi a vapore ed infine elettrico. L'assemblaggio infine dei vari pezzi - rimasta invariata nei secoli e che è il motivo del costo mediamente alto del prodotto, oggi - era ed è un'operazione importantissima ai fini della solidità della sedia. Particolare attenzione richiedeva la sistemazione dei 4 legni del sedile, i quali venivano incastrati per mezzo di tenoni e colle - senza l'uso di viti o metallo - in posizione leggermente inclinata verso l'esterno, in modo che la tensione del sedile li facesse poi tornare in posizione orizzontale. La sedia ultimata era una struttura completamente in tensione e ciò costituiva il miglior presupposto di solidità.
Quindi, fortemente derivata dai modelli storici delle 'chiavarine', la 699 di Ponti era straordinariamente leggera - e questo, per una 'forma' complessa come una sedia è un risultato eccezionale - raggiungendo un peso di 1700 grammi (nemmeno con la fibra di carbonio si è eguagliato questo risultato) che consentiva di sollevarla con un dito e di spostarla facilmente, a differenza delle sedute tradizionali più diffuse, difficili da manovrare in casa. La sedia di Ponti in più risultava leggera ma non per questo fragile; per il lancio pubblicitario la stampa fu invitata da Cesare Cassina a presenziare ai 'lanci' della Superleggera dal quarto piano di un palazzo per testarne la resistenza, in cui le sedie ricadevano dopo voli vertiginosi rimbalzando e non rompendosi mai..
Eppure un modello esile come la 699 è concepito come una piccola architettura assoluta ed indipendente. Geniali poi alcuni dettagli 'strutturali', come lo scartamento all'indietro dello schienale che dapprima aderisce ai reni e poi ergonomicamente permette una positura più rilassata e che la diversifica dall'andamento delle altre 'chiavarine', più rigide; o la sezione della scocca: dapprima triangolare nella zona dell'appoggio a terra delle zampe, ma poi cambia progressivamente verso l'alto dove la sezione si irrobustisce per tornare triangolare alla conclusione dello schienale, in alto: una torsione che è un virtuosismo formale ma anche tecnico, possibile solo agli artigiani esperti di Meda.

Perfettamente inutile ripercorrere la carriera di Ponti, lunghissima e piena di successi - dal decò delle decorazioni per le ceramiche Ginori, alla direzione di Domus, agli arredi per i grandi transatlantici, al sodalizio con Cesare Cassina, ai grandi progetti architettonici di Milano (S.Carlo, Palazzo della Montecatini, sotto, grattacielo Pirelli) e non, come la Concattedrale di Taranto sotto, ed il Museum of Modern Art di Denver - conviene invece stigmatizzare l'approccio diretto (e moderno) con gli imprenditori e con le maestranze, proprio per ottenere il massimo risultato: l'esempio viene proprio dalla gestazione della 699; dopo il successo della Leggera Ponti chiese a Cassina di alleggerirla, 'affettandola' . Cassina girò la richiesta al responsabile reparto falegnameria che si mostrò dubbioso e recalcitrante di togliere una quantità di legno giudicata eccessiva, e, di fronte alle richieste pressanti di Cesare ..'Se te se bun no, lasa stà che el fo mi!..' - in brianzolo - il responsabile approntò il prototipo perfetto ed esilissimo..

Ponti è decisamente contro il massiccio, lo statico, l'ignorante al modo che '..anche il monte Rosa sfida i secoli, ma pure ogni modesto colle ed un grosso sasso è sempre durato. Mi soddisfa che durino mille anni le cuspidi sottili della cattedrale di Chartres o certi campanili troppo alti. Disprezzo gli spessori dal punto di vista del peso della mole della massa dell'inerzia, li amo invece se li sento portanti e agenti, muscolari..; e la Superleggera è solo muscolo, anzi tendine.. :roll:
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Ultima modifica di lot il 26/07/14 11:47, modificato 6 volte in totale.

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:wink: Bellissima ed esauriente recensione.
Come colmare le lacune informative su Giò Ponti :D e rammaricarsi di essere stati a Denver senza vedere il Museum of Modern Art :?
http://www.alfemminile.com/album/homesweethome63
Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo