#23
da Art69
Aiuto, il p.c. mi scrive il romanzo
Camilleri, un pensionato di sessantotto anni, di Cavasso Nuovo (Pordenone), patito d’informatica, ha scaricato la sua calibro 22 contro il p.c. che faceva i capricci. I carabinieri gli hanno sequestrato l’arma, lo hanno portato in caserma, fatto la paternale e rimandato a casa. L’uomo è l’«Ultimo dei luddisti», il movimento operaio sorto in Inghilterra a fine 700, e dal quale nacquero le Trade Unions. Ned Ludd fu l’operaio che fece a pezzi il suo telaio avendo intuito che, alla lunga, le macchine avrebbero fregato l’uomo.
Caro Lodato, sa quante volte sono stato tentato di distruggere il mio p.c., non a revolverate perché non possiedo armi da fuoco, ma scaraventandolo fuori dalla finestra? Undici anni fa, quando decisi per la prima volta di usarlo, il mio p.c. mi comunicò subito che non era d’accordo con la lingua dei miei romanzi. E si mise a correggere una parola dietro l’altra.
Dopo qualche mese di combattimento, qualcuno mi suggerì di disattivare quella funzione. Allora si vendicò iniziando a correre, praticamente precorreva il mio pensiero, il romanzo lo voleva scrivere lui.
Non c’è dubbio che tutti gli oggetti che l’uomo quotidianamente adopera finiscono, prima o poi, per rivoltarsi. Si rifiutano di funzionare. Oppure si nascondono e ricompaiono quando decidono loro.
Se la ricorda la sequenza di Charlot alle prese con una comune sedia a sdraio pieghevole che si ostina a non assumere la posizione dovuta finché Charlot esasperato non la getta in mare? Non c’è dubbio che fra tutti gli oggetti il p.c. sia il più insidioso. Forse perché dotato di un minimo di autonomia. Ora i costruttori pensano di dargliene di più.
A me, la sola idea terrorizza. Ha presente quello che capita all’astronauta di «2001 Odissea nello spazio», quando il computer parlante, Hall 9000, si mette a fargli i dispetti?
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