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#647
Steve1973 ha scritto:Nessuna rassegna stampa oggi sui complimenti espressi all'unanimita' da parte dei partecipanti al G8 (e da questa mattina G14) sugli argomenti trattati, sulle proposte del governo italiano e sull'organizzazione dell'evento???

Nonostante le minchiate dei giorni scorsi del Guardian e affini... :roll: :roll: :roll:

Anche Repubblica oggi e' stata costretta ad aprire con i complimenti di Obama...
forse pero' il blog di Travaglio ci dara' la versione "vera" di questo G8... attendiamo... :lol: :lol:
i complimenti per cosa??? ... per le splendide macerie che hanno "accuratamente" mantenute intatte al fine di avere un'eccezionale attrazione nel mentre di questa bella "scampagnata"?

Fossi un aquilano .... specie uno con casa nel centro storico.... sarei incazzato come una belva ....

Al di là di questo ... ben venga che i capi di stato e di governo abbiano "fatto finta di nulla" .... il loro ruolo non è certo quello di "pungolare" al pari della stampa. Mignottari quanto si vuole.... ma l'Italia ... nel mondo occidentale ha ancora un suo collocamento ... indipendentemente dai governi (nostri e loro).

In ogni caso .... mi piacerebbe conoscere il "conto finale" .... giusto così ... magari per capire quante case sarebbero state costruite ... con questa bella operazione "immagine".

Per quant riguarda il blog di Travaglio.... vai a leggerti la letterina di "ammore" che qualche anno fa ... (quando però Berlusconi era già onorevole... e quindi post 1994) ... i corleonesi hanno scritto al nostro leader ..... C'è da riflettere... e anche parecchio direi....

#648
dammispazio ha scritto:quello che si dice...abnegazione
sai Steve...da una parte ti invidio profondamente
io non ho mai provato quella soddisfazione che solo l'abnegazione totale da :wink:
Ti assicuro che sia l'abnegazione che la fede sono concetti che per quanto mi riguarda mai verranno associati alla politica.
Puoi crederci o no, ma li tengo per cose ben piu' importanti.

Questo pero' non toglie che io possa avere delle idee :wink:

#649
è passato il DDL per l'energia nucleare.. :shock:
entro 6 mesi diventa legge. :roll:

chi se le ciuccia adesso ste famose centrali? :roll: :roll: :roll:
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#650
lore, quello e' fumo... o meglio solo arrosto per gli amici degli amici ;)

Se anche passa stai tranquilla che non fara' mai costruire niente piu' di qualche plastico, e' aria fritta e pretesto per dare soldi a "progetti" e "studi".

(il problema vero e' che su 'sta boiata ci buttano tanti soldi che potrebbero essere spesi infinitamente meglio perfino comprando Kaka')

#651
per me l'unico commento da prendere sul serio è quello degli aquilani:
Yes, we camp
Ultima modifica di realexa il 09/07/09 17:44, modificato 1 volta in totale.
Una donna libera è l'assoluto contrario di una donna leggera. (S. De Beauvoir)

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http://www.arredamento.it/forum/viewtopic.php?f=26&t=30772
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#652
gebo* ha scritto:lore, quello e' fumo... o meglio solo arrosto per gli amici degli amici ;)

Se anche passa stai tranquilla che non fara' mai costruire niente piu' di qualche plastico, e' aria fritta e pretesto per dare soldi a "progetti" e "studi".

(il problema vero e' che su 'sta boiata ci buttano tanti soldi che potrebbero essere spesi infinitamente meglio perfino comprando Kaka')
tipo Il Ponte?!?? :lol:
che tristezza. :(
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#653
La cosa piu' scandalosa di quel ddl comunque e' la "sterilizzazione" della class action: diventa praticamente acqua fresca rispetto a quella gia' molto tiepida di Bersani, e soprattutto si impedisce di usarla ai truffati da Parmalat Cirio (e anche alcune banche "disinvolte" coi bond da appioppare ai loro clienti)

VERGOGNA e' dire poco

#654
IL Messaggero
Il G8 secondo la stampa estera: tengono banco gli elogi di Obama a Napolitano
ROMA (9 luglio) - I principali quotidiani internazionali si soffermano in particolare sull'elogio di Barack Obama all'integrità del capo di Stato italiano Giorgio Napolitano, definito un «grande leader». Secondo una parte della stampa estera, nell'atteggiamento del presidente americano ci sarebbe una sottile critica al premier Silvio Berlusconi.

The Times titola "Obama elogia un grande leader italiano per la sua integrità - ma non è Berlusconi" e, nell'incipit dell'articolo, scrive: «Molti italiani saranno soddisfatti che, al suo arrivo, Barack Obama si è lanciato in un copioso elogio per un grande leader nazionale, che ha l'ammirazione di tutto il popolo italiano. Obama non parlava di Silvio Berlusconi, ma del capo di Stato Giorgio Napolitano». Il quotidiano riportando che la «Casa Bianca ha negato l'ipotesi che, nell'elogio - che non è stato esteso a Berlusconi - ci sia stata una velata critica al premier», conclude che «gli italiani possono giungere a differenti conclusioni». «La giuria deve ancora decidere se il vertice sarà considerato un successo», conclude l'articolo, evidenziando che «l'atteggiamento di Berlusconi nei confronti delle donne e gli attacchi contro di lui costituiscono delegittimazioni che hanno danneggiato l'immagine dell'Italia, e i problemi del premier non sono ancora finiti».

Il Daily Telegraph riprende gli elogi di Obama a Giorgio Napolitano, e titola "Vertice G8: Barack Obama accusato di dare un colpo a Silvio Berlusconi".

The Guardian riprende la polemica con il governo italiano e, in un editoriale di Alexander Chancellor, titola "Silvio Berlusconi ha inveito contro questo piccolo quotidiano. Qual'è il suo problema con il Guardian?". Secondo l'articolo, che ricorda una frase del ministro degli Esteri Franco Frattini (il Guardian va escluso dai grandi giornali del mondo) «ci si dovrebbe chiedere quale quotidiano Frattini vorrebbe ammettere nel club, dato che gran parte della stampa europea (compresa quella italiana non di proprietà del premier) è critica con Berlusconi quanto lo è stato il Guardian».

El Pais in un articolo intitolato "Obama patteggia con l'effetto Berlusconi" scrive che il presidente americano «ha dato una lezione di finezza e abilità diplomatica uscendo indenne dalla trappola Berlusconi». Il giornale riporta la visita dei due leader nel centro storico dell'Aquila: «Obama ha schivato più volte la compagnia di un loquace Berlusconi, che cercava la foto del gran riscatto, ma il presidente degli Usa ha preferito parlare direttamente con gli italiani», si legge nell'articolo, che evidenzia come, nel tradizionale libretto edito dalla Casa Bianca in occasione del G8, «a Berlusconi sono dedicate sette righe, a Napolitano tre pagine».
Le Figaro prova a interpretare la scelta di Carla Bruni-Sarkozy di partecipare al G8 separatamente dalle altre first-ladies e scrive che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è apparso ieri, almeno fino all'arrivo di Obama, «contratto e sulla difensiva. Il tour operator Berlusconi non raccoglie sempre consensi unanimi. Carla Bruni-Sarkozy non nasconde di non approvare affatto le sbandate del primo ministro italiano». Le Figaro sottolinea anche che la scelta del soggiorno dei capi di stato e di governo a L'Aquila e delle consorti a Roma «infrange le usanze del G8, dove il paese ospite offre sempre una cena per i mariti e le mogli dei capi di Stato».

Il settimanale tedesco Die Zeit dedica a Berlusconi un dossier di tre pagine dal titolo "Il grande seduttore", con una fotografia del premier sorridente che occupa l'intera metà superiore della prima pagina.

In Giappone lo Yomiuri titola "Il Primo ministro italiano è in grado di essere il presidente?".

Il belga Le Soir, riferendosi alla visita di Obama tra le macerie dell'Aquila, scrive: «Scosso dagli scandali, Berlusconi è riuscito in un bel colpo di immagine, ma è poco probabile che all'Aquila cambi il mondo».

#655
G8, Merkel fredda con Berlusconi
nel tour fra le macerie del terremoto


L'AQUILA (8 luglio) - Non aveva molto voglia di essere accompagnata . Angela Merkel, cancelliere della Germania che al summit G8 iniziato da qualche ora, tornerà ad insistere su clima ed emissioni. E così, a parte una stretta di mano veloce e protocollare, la Merkel non ha fatto nulla per celare il suo disappunto per la presenza del padrone di casa nel tour tra le macerie del terremoto. Eppure è ormai da settimane che Silvio Berlusconi andava ripetendo la sua intenzione di far visitare ai grandi della terra, i luoghi dove il sisma ha mietuto centinaia di vittime.

#656
loremir77 ha scritto:
dammispazio ha scritto:
Steve1973 ha scritto:Nessuna rassegna stampa oggi sui complimenti espressi all'unanimita' da parte dei partecipanti al G8 (e da questa mattina G14) sugli argomenti trattati, sulle proposte del governo italiano e sull'organizzazione dell'evento???

Nonostante le minchiate dei giorni scorsi del Guardian e affini... :roll: :roll: :roll:

Anche Repubblica oggi e' stata costretta ad aprire con i complimenti di Obama...
forse pero' il blog di Travaglio ci dara' la versione "vera" di questo G8... attendiamo... :lol: :lol:
quello che si dice...abnegazione
sai Steve...da una parte ti invidio profondamente
io non ho mai provato quella soddisfazione che solo l'abnegazione totale da :wink:
ha quasi..
oddio.. ora dirò qualcosa di..
provo... eh..
ma ha quasi..
..
..
..




fede. :shock:
:wink: Nel senso di...Emilio FEDE? :wink:

#657
IL COMMENTO
L'ossessione
di EZIO MAURO

Il Presidente del Consiglio, dimenticandosi di essere il chairman del G8, ha esportato ieri in mondovisione la sua ossessione privata, e tipicamente italiana, nei confronti di "Repubblica". Prima ha cercato di non rispondere alla domanda di Gianluca Luzi (l'altroieri aveva accuratamente fatto togliere i microfoni ai giornalisti per garantirsi un monologo), cercando di interromperlo con evidenti segni di nervosismo, nel timore che l'ombra del "ciarpame politico" in cui affonda da due mesi venisse proiettata sul fondale dell'Aquila. Poi, parlando della buona immagine del summit, ha lanciato la solita accusa di disfattismo al nostro giornale: "Non avete raggiunto il risultato che volevate".

Avevamo scritto due giorni fa che per il bene dell'Italia, Paese ospite, il successo del vertice era importante. E ieri Vittorio Zucconi ha analizzato il primo esito, cioè l'assicurazione di Barack Obama sul nostro ruolo tra gli otto Grandi, scrivendo che "questo è il risultato vero che il nostro Paese, il governo Berlusconi e i futuri governi incassano al G8 e che l'Italia può riporre in cassaforte come un capitale".

Un giornale, com'è evidente, sa distinguere tra l'interesse del Paese e il clamoroso interesse negativo che in tutto il mondo suscitano le avventure del Capo del Governo. E' il Premier che non sa distinguere tra se stesso e la Nazione, come accade soltanto nei regimi.

Circondarsi dei Grandi della Terra, uniformandosi per una volta al loro stile e al loro standard, è un esercizio utile per lui e per il Paese, finalmente, e Berlusconi è stato un ottimo padrone politico di casa. Ma se pensa che i sette Grandi si portino via dall'Aquila anche i suoi problemi, s'inganna. In democrazia un leader ha un solo modo per risolvere i suoi guai che hanno fatto il giro del mondo: affrontarli davanti alla pubblica opinione, provando addirittura a dire la verità, e non nasconderli sotto le macerie del terremoto.

#658
loremir77 ha scritto:è passato il DDL per l'energia nucleare.. :shock:
entro 6 mesi diventa legge. :roll:

chi se le ciuccia adesso ste famose centrali? :roll: :roll: :roll:
È passata anche la ricerca di idrocarburi nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, uno dei pochi angoli di Brianza non colpiti dall'industrializzazione selvaggia. Uno schiaffo in faccia alle istituzioni locali. E anche uno schiaffo da parte dei parlamentari leghisti ai loro elettori... visto che han sempre detto di avere in programma la difesa del proprio territorio, e invece hanno contribuito all'approvazione di questo scempio
Qui un riassunto dei trascorsi: http://www.lifegate.it/ambiente/articol ... icolo=2679
Qui la novità: http://noalpozzo.blogspot.com/2009_07_01_archive.html
ALBUM! (vecchio topic con link a foto)

#659
Vittorio Zucconi
CON la forza che la sua figura sprigiona, e con il prestigio ineguagliato della nazione che rappresenta, Barack Obama ha detto all'Italia che al tavolo dei Paesi che aspirano alla guida del mondo, un posto per noi c'è ancora e deve esserci. Questo è il risultato vero che il nostro Paese, il governo Berlusconi e i futuri governi italiani, incassano nel primo giorno decisivo del G8 e che l'Italia può riporre in cassaforte come un capitale che potrà essere speso nei quattro, od otto anni, nei quali Barack Obama resterà presidente.

Non c'era dunque bisogno che il "New York Times" gli chiedesse ieri di prendere il timone di questa edizione del G8, perché dal momento in cui ha messo piede in Italia si è visto benissimo chi sia il sole attorno al quale ruota il sistema che noi definiamo "occidentale" e che il resto del mondo accetta o subisce. Per ora compresa anche quella Cina che, nella partenza affannosa del suo presidente Hu Jintao, l'assente giustificato, ha mostrato che sulla propria stupenda crescita industriale e finanziaria ancora pesa, come aveva ricordato garbatamente il presidente Napolitano, quella vulnerabilità e incompiutezza civile che ne limita la capacità di leadership internazionale.

Se il G8 in sé, come istituzione, è da tempo un organismo incurabilmente obsoleto che non può essere ringiovanito neppure suonandolo come una fisarmonica che si allarga e si restringe, le polemiche sulle "agende", sul lavoro dei portatori di carta, i cosiddetti "sherpa" che sfornano i documenti annunciati non cambiano il fatto essenziale: dal momento che esso esiste, e in attesa che qualcosa di meno ingombrante e macchinoso venga creato, è meglio stare dentro, piuttosto che starne fuori.

E per i più piccoli fra i grandi, come l'Italia, è doppiamente necessario parteciparvi, con dignità e con eleganza, senza esporci al sarcasmo di chi - si deve ricordarlo - come gli Inglesi e i Francesi, dovette essere persuaso molto a fatica dal presidente Gerald Ford nel 1975 ad aggiungere un posto a tavola anche per Aldo Moro, il nostro premier di allora, al Gruppo.

Non ci sono stati risultati a sorpresa, non ci sono mai in questi vertici, sul clima, sull'Iran, neppure sul governo dell'economia mondiale che ricalca - anche in questo caso - quel ritorno a una ragionevole "regulation" e alla supervisione pubblica già espresso in altri incontri e presentato in anticipo da Obama nelle sue proposte al Congresso per riordinare il mercato finanziario e dare alla banca centrale, alla Fed, poteri disciplinari severi. Il tempo dei cavalli sfrenati è finito, dall'autunno di Bush.

C'è stata invece la conferma, importantissima in questo momento burrascoso, della scelta classica di ogni amministrazione americana dopo la Seconda guerra, di guardare oltre i venti della politica italiana e di sostenere il governo che comunque gli italiani si scelgono, senza sindacare, senza intervenire pubblicamente. Domandando in cambio, come ha detto Obama elogiando il presidente Napolitano con questo solenne complimento, "integrità", da parte di chi guida le nazioni che vogliono restare socie del club delle democrazie.


Un atteggiamento classico e collaudato che ieri ha permesso a Obama di offrire il proprio ringraziamento a Silvio Berlusconi, a colui che oggi ci rappresenta, e al premier italiano di incassarlo dal successore di quel Bush nei confronti del quale si era molto esposto. Ma gli Usa non serbano rancori né fanno questioni personali, perché le nazioni, come ricordava il primo ministro inglese Lord Palmerston, "non hanno amici permanenti, hanno interessi permanenti". E' nel loro, come nel nostro interesse, mantenere forte, e soprattutto stabile, il rapporto fra Mosca e Washington, come in questa prima giornata il G8 ha fatto, nella tradizionale "convergenza di vedute".
Il senso che in questa stanca istituzione informale chiamata G8 sono gli Stati Uniti a restare il perno della ruota, è stato particolarmente forte in questa edizione 2009. Lo è stato perché ha visto l'esordio di un Presidente americano atteso come dai tempi di Ronald Reagan a Venezia nel 1981 non accadeva più.

La immensa - e reale - popolarità internazionale di Obama, la sua trionfale vittoria elettorale che gli ha dato quella sicura legittimità che non ebbero mai Clinton, stentato vincitore di maggioranza relativa nel 1992 e certamente non Bush Secondo, arrivato al primo G8 del 2001 sull'onda di un'elezione scandalosa, ne fa il "leader dei leader".

Al privilegio di essere la guida di quella nazione dalla quale passano ancora le arterie della finanza, che dispiega armati in guerre o in basi in ogni continente, di essere colui che dovrà convincere anche le nuove potenze industriali come India e Cina a domare il loro desiderio di sviluppo sfrenato dimostrando che l'America per prima ha capito il rapporto fra crescita e ambiente, Obama aggiunge l'asso della propria storia politica e della propria personalità. Quella diversità che ha interrotto, nella foto di famiglia degli G8 scattata ieri, la monotonia etnica e culturale di uomini e donne tutti figli dello stesso dna europeo, come finora soltanto ai premier giapponesi spettava di fare.

Se ancora l'Africa non c'è, in quel gruppo che coagula il 50% della ricchezza mondiale e presto l'80%, con l'inclusione di India e Cina, Barack Obama è almeno il segnale che la multirazzialità, e la multiculturalità sono il presente del mondo, anche di quello che crede di potersi chiamare fuori dalla storia.

E' assai probabile che, come ormai accade da anni, le solenni affermazioni e le risoluzioni sfornate all'Aquila saranno purtroppo dimenticate appena l'ultimo studio mobile televisivo sarà stato smantellato, come il tradimento degli impegni a favore delle nazioni povere ha tristemente provato.

Ma il volto dei "grandi del mondo" è cambiato per sempre, grazie a Obama, alla signora Michelle nel suo smagliante abito giallo, e cambierà ancor di più nei prossimi anni, quando anche questo club esclusivo dovrà fare quello che gli Stati Uniti hanno già fatto nel novembre del 2008: ammettere che esso somiglia sempre meno al mondo che pretende di pilotare. E che per tornare a essere credibile deve finalmente somigliare all'umanità che vuole rappresentare, come questo G8, il primo "summit multietnico" della storia dei paesi ricchi.

(9 luglio 2009)

#660
E la supermodella diventò
moglie «santa»

Il Corriere
Carlà modella-statista-celebrity? Ma no, per carità, Santa Carlà. Diceva ieri sera suo marito: «Le sono molto grato per aver dato un’impronta umanitaria alla sua visita». I coniugi Sarkozy si sono incontrati nella caserma di Coppito. L’arrivo di Carlà è stato tranquillo, sottotono per i suoi standard da première dame. Il post-G8 sarà affettuoso-campanilista, lei porterà il marito presidente a vedere la natia Torino. Ma fino a ieri pomeriggio, lo scenario annunciato per Carla Bruni-Sarkozy era corale-surreale, da film di Robert Altman: la modella-first lady statista con George Clooney e Walter Veltroni. Tutti insieme, con autorità e fans abruzzesi e Bill Murray, a visitare rovine e poi a inaugurare un cinema nella tendopoli di San Demetrio; con scene dal nuovo film di Clooney e anteprima dell’Era Glaciale 3. Un eventone, solidale e promozionale; forse troppo, tanto che a due ore dal previsto arrivo di Carlà l’Eliseo smentiva la sua partecipazione. Il portavoce Frank Louvrier definiva l’annuncio «assolutamente falso». E annunciava un regolare atterraggio, una notte coniugale nella caserma di Coppito e una normale visita tra i terremotati, con regolare iniziativa benefica.

Cose buone e giuste, ma forse noiose. Almeno per una star multitasking come Bruni: famosissima come modella, abbastanza apprezzata come cantante, autrice di uno straordinario auto-riciclaggio conquistando il presidente francese e diventando first lady in pochi mesi; poi probabilmente perplessa causa ripetitività e scarso spazio per lo spirito di iniziativa che comporta il ruolo di moglie di un capo di Stato. Così ha disertato qualche vertice, si è bevuta qualche birra lamentandosi un po’ con gli amici, ha fatto qualche visita di Stato in qualità di star perfezionista, come a Londra. Ma forse non bastava. Bruni, pre-Sarkozy, era una italiana-parigina engagée. Impegnata in molte cause, pronta a sottoscrivere molti manifesti.

Di recente (con il marito probabilmente d’accordo, è in una fase di formidabile corteggiamento-cooptazione di delusi della sinistra) scrivendone anche. Per il G8 aveva scritto una lettera cortese ma autoritaria ai leader invitati, esortandoli ad aumentare i finanziamenti per la lotta all’Aids, la tubercolosi, la malaria. E ha lasciato le altre prime dame (Michelle Obama inclusa, l’unica che può sconfiggerla e lo ha già fatto) in gita tra Roma e l’Abruzzo con Gelmini & Carfagna, per arrivare da sola, e da protagonista, tra divi hollywoodiani e terremotati ben disposti. Forse era troppo. Forse fare la première dame è limitante. Non consente attivismi e esibizionismi — per buone cause, via — alla Angelina Jolie, che invece di Sarkò ha Brad Pitt. In caso, una dovrebbe studiare e farsi eleggere e andare ai vertici da capo di governo, come Angela — non Angelina — Merkel (e poi come celebrity post-sismica bastava Clooney, onestamente, è anche più cordiale).

Maria Laura Rodotà
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