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#691
Gli infermieri: «Il premier si è commosso»
Visita al nipotino: «staffetta»
in clinica tra Silvio e Veronica
Lugano: Berlusconi da Edoardo, il secondo figlio di Barbara, poco dopo la moglie
Dal nostro inviato Simona Ravizza

SORENGO (Svizzera) — Silvio Berlusconi e Veronica Lario si sono sfiorati ieri alla clinica Sant’Anna di Sorengo, dove la figlia Barbara, 25 an­ni, lunedì ha partorito per la seconda volta. La nascita di Edoardo, 3 chili e 650 gram­mi, ha fatto solo incrociare nei corridoi il presidente del Consiglio e la moglie, i cui rapporti sono tesi dopo l’an­nuncio del divorzio fatto a mezzo stampa da Veronica. Entrambi sono felici: ma il lie­to evento non è bastato a riavvicinarli davanti alla cul­la del bebè.

Sono le 11.47 quando l’eli­cottero con il premier atterra all’aeroporto di Agno, a due passi dalla clinica da 50 mila nascite che s’affaccia sul gol­fo di Lugano. Un minuto pri­ma esce dall’ospedale la mo­novolume grigia su cui solita­mente viaggia la Lario con il nipote Alessandro, il primo­genito di Barbara che compi­rà 2 anni il prossimo 30 otto­bre. Difficile, dunque, imma­ginare un incontro tra i due nella camera 608 al sesto pia­no della Sant’Anna. Orologi alla mano, il premier e la La­rio hanno dato vita a una sor­ta di staffetta programmata nella visita alla primogenita e al piccolo Edoardo, il cui pa­pà è l’imprenditore Giorgio Valaguzza, 33 anni. L’unica incognita è sul reale allonta­namento di Veronica: i vetri fumé non permettono di ve­dere se a bordo dell’auto c’è davvero la donna, arrivata in clinica alle 10.20, dopo esse­re sbarcata a sua volta con l’elicottero, un quarto d’ora prima, ad Agno. Appare, co­munque, improbabile un tête-à-tête tra i due divorzian­di più famosi d’Italia, nono­stante l’attesa della stampa rosa che sperava di sorpren­dere la coppia in un momen­to di nuova tenerezza.

Alla vista del quinto nipote il presidente del Consiglio si è nuovamente commosso, co­me raccontano gli infermieri della clinica. La visita di Ber­lusconi, super-scortato dalla Polizia svizzera, dura poco più di mezz’ora: il tempo per una carezza a Barbara e per ringraziare lo staff medico. Alle 12.49 lo attende già l'eli­cottero per riportarlo ad Arco­re.

Veronica Lario, invece, tie­ne compagnia alla figlia an­che nel pomeriggio, sempre insieme ad Alessandro. La giornata è movimentata an­che dal viavai di amici che lu­nedì, per volere dei neogeni­tori, non si sono presentati a Lugano. Ma tutti gli occhi so­no puntati sulla possibilità di uno scambio di battute tra Berlusconi e la Lario dopo il loro addio dello scorso mag­gio. Un (mancato) incontro che ha incuriosito anche la te­levisione svizzera solitamen­te restia al gossip: la notizia della staffetta tra i due è rim­balzata ieri anche su TeleTici­no.


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#692
loremir77 ha scritto:certa gente si dovrebbe solo vergognare.. c'è gente che col suo stipendio personale spese escluse di 2 gg ci campa 1 mese.
in FONDERIA li manderei.. altro che europarlamento.. :twisted:

me lo immagino.. a strasburgo a far casino sul suo misero stipendio..
che figure di mer.da. :(
Penso di Clemente Mastella la stessa cosa che avevo scritto qualche pagina addietro di Salvini: braccia rubate all'agricoltura :twisted: :twisted: :twisted: :twisted:
Ultima modifica di Art69 il 15/07/09 12:40, modificato 1 volta in totale.
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#693
La fattoria degli animali
di Piero Ignazi


Noemi Letizia
Ogni sistema di potere non si regge senza una legittimazione e senza una sorta di 'mission', esplicita o implicita che sia. Il sistema di potere creato da Silvio Berlusconi a partire dal 1994 aveva - e ha tuttora - due finalità fondamentali: salvare l'impero Mediaset dal fallimento verso il quale stava precipitando in quegli anni, e salvare l'Italia dai comunisti. Il primo risultato è stato brillantemente raggiunto sia per scelte di uomini azzeccate al suo vertice (Franco Tatò, ad esempio); sia per normative favorevoli (emblematica la vicenda di Rete 4); sia per la non belligeranza del mondo politico ed economico.

La seconda finalità, all'inizio, faceva sorridere. Era finita la guerra fredda, il comunismo e il Pci non c'erano più da anni e questo resuscita un ritornello da anni Cinquanta.

Eppure quella vecchia melodia si era profondamente sedimentata nelle menti e nei cuori di tanti italiani. La Dc l'utilizzava solo nei momenti elettorali e poi la rimetteva nel cassetto, perseguendo politiche che necessitavano di un ampio consenso. Ma serviva mantenere viva l'esistenza di un nemico, forte e minaccioso - così come lo era, per la sinistra, il capitale e/o il fascismo, altrimenti detto 'la reazione' - perché forniva un facile e immediato senso di appartenenza: noi siamo di qua, contro 'gli altri'. Pur sotterrata da anni di bassa temperatura ideologica, la frattura, sotto traccia, era ancora scomposta. L'unico, autentico, colpo di genio del Cavaliere è stato quello di rivelarla, di riaprirla e di tenerla sempre attiva.

Ancora la scorsa settimana, non ha saputo far altro che gridare ai microfoni che era contestato da "gruppi di comunisti organizzati". Una frase non casuale perché unisce vari messaggi: l'organizzazione di un dissenso che altrimenti non ci sarebbe e quindi la malvagità di chi lo 'crea' artificiosamente; la connotazione di comunisti perché solo gli amici di Pol Pot possono concepire di contestarlo.


Questa insistenza fobica sul pericolo rosso ha ancora efficacia presso il suo elettorato. Come mai? Perché in questo quindicennio è stato costruito un 'nuovo elettorato' - il suo -, cioè un elettorato autenticamente e 'liberamente' di destra che prima non si esprimeva in quanto tale, tarpato com'era dall'ottundimento democristiano e l'impresentabilità neofascista. A questo elettorato, peraltro differenziato e disomogeneo, il Cavaliere ha proposto di identificarsi nella sua 'bio-storia' (corpo e anima), e di combattere il nemico che vuole rovinare l'Italia. Due identità deboli e forti allo stesso tempo: deboli in quanto l'una riassume tutto in una persona con tutti i rischi connessi, e l'altra è declinata al negativo; forti perché di facilissima identificazione: sono per/con Berlusconi, sono contro i comunisti e la sinistra.

Per mantenere questa impalcatura Silvio Berlusconi ha introdotto una dinamica populista di contrapposizione assoluta con il nemico, salvo tendergli la mano per fargli abbassare la guardia e colpirlo meglio, rafforzata dalla produzione di un sistema di credenze ad usum delphini. Su quest'ultimo aspetto siamo entrati in una dimensione puramente orwelliana. Un episodio su tutti: l'invenzione del fidanzamento di Noemi. Scaricato l'impresentabile Gino, prodotto autentico dell'ambiente dove vive e opera la famiglia Letizia, ecco arrivare dalle fucine del mondo Mediaset e dintorni un giovanotto aitante e belloccio, adatto a creare una immagine glamour della giovane illibata. Un fidanzamento creato a tavolino (all'usanza talebana), con incontri e foto relative concordati con i media del padrone, per fornire l'immagine della ragazza e della famiglia in questione (e siamo sempre curiosi di sapere a quale titolo il signor Letizia potesse parlare di candidature con il presidente del Consiglio...). In questo piccolo grande caso siamo di fronte a una spudorata 'creazione della realtà'. E chi non ci sta, come una delle ragazze di Bari, si trova, guarda caso, l'auto bruciata.

Non basta. Assistiamo anche alla invenzione di nuove norme etiche, per cui i giudici della Corte costituzionale nominati dal centrodestra rivendicano con orgoglio la loro fedeltà al benefattore, senza che gli passi per l'anticamera del cervello che un comportamento del genere, in paesi democratici, porterebbe alle immediate dimissioni; provino a chiedere ai loro colleghi europei e nordamericani cosa ne pensano: provino. Siamo ormai entrati a pieno titolo nella fattoria degli animali (e in via di uscita dalle democrazie normali).
(09 luglio 2009)
L’ESPRESSO

#694
Ghedini e Alfano chiavi in mano
di Marco Travaglio
La nuova legge non impedisce le intercettazioni. Ma i giudici dovranno essere in possesso di 'evidenti indizi di colpevolezza' per poter piazzare le microspie. Un vero paradosso

Niccolò Ghedini
A furia di sentir ripetere dal cosiddetto ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e dal vero Guardasigilli, on. avv. Niccolò Ghedini, che "per la mafia la legge sulle intercettazioni non cambia nulla", un gruppo di delinquenti comuni di Palermo si sono lasciati travolgere dall'entusiasmo. Si son portati avanti col lavoro, senz'attendere il voto finale del Parlamento. E uno si è tradito. Così sono finiti tutti e cinque in galera il 22 giugno per associazione a delinquere finalizzata a varie truffe aggravate: "Spendevano nomi di persone defunte" per ottenere contratti di finanziamento da società finanziarie per la bellezza di 554 mila euro. Il 18 dicembre erano riuniti per organizzare i piani di battaglia, ignari di essere ascoltati. Uno, in verità, qualche dubbio l'aveva: "Allora possiamo parlare qua, giusto?". Un altro, che aveva colto al volo il senso della legge Alfano, ma aveva anticipato un po' i tempi, gli ha risposto: "Le microspie ci stanno per situazioni di mafia, qui noi stiamo parlando di truffe, quindi possiamo parlare.". Ed è esploso in una sonora risata. Ma c'era poco da ridere.

Le microspie erano in agguato, la nuova legge non era ancora attiva. Se lo fosse stata, avrebbe avuto ragione lui. Non perché, in teoria, i giudici non possano più intercettare i truffatori (com'era nella prima versione della norma, che escludeva gli ascolti per tutti i reati con pene inferiori ai 10 anni, truffe incluse). Ma perché per tutti i reati, salvo mafia, terrorismo e sequestro di persona, per disporre le intercettazioni la nuova legge richiede "evidenti indizi di colpevolezza" su qualcuno: il giudice, in pratica, dovrà già conoscere il nome del colpevole. Nel qual caso, fra l'altro, non avrà più bisogno di intercettarlo. Di solito infatti si intercetta per scoprire il colpevole, non viceversa. Per le microspie, poi, il limite imposto dalla nuova legge è ancor più demenziale: l'intercettazione ambientale è consentita solo nei luoghi dove si sta commettendo un reato. E siccome la cimice serve proprio a scoprire se si sta commettendo un reato, è impossibile saperlo prima di averla piazzata.


Si dirà: se i truffatori fossero mafiosi, sarebbero intercettabili anche con la nuova legge.
Eh no, qui casca l'asino: nessuno può dire in partenza, inseguendo una truffa, se i suoi autori sono mafiosi o no. "Lo scopriremo solo vivendo", cantava Battisti. Nel nostro caso, intercettando. Ma la geniale coppia Ghedini-Alfano ha stabilito che il pm debba scoprirlo per scienza infusa, prima di intercettare. Mission impossible. Il nostro presunto truffatore, che ora è in carcere per troppa fiducia nel governo, va comunque ringraziato. Con quella frase lapidaria ("Stiamo parlando di truffe, quindi possiamo parlare") ha riassunto come meglio non si poteva l'assurdità psichedelica della legge, quasi immolandosi per fornircene una prova preventiva su strada. The future is now.
(10 luglio 2009) L’ESPRESSO

#695
nenuphar ha scritto:Da Repubblica:

Grillo, il Pd chiude ufficialmente
"Non si può tesserare al partito"


:lol: :lol: :lol:
'mazza che paura che gli e' preso a questi.....
Qualche post fa ho palrato degli antiberlusconisti...non sono berlusconiana volevo solo sottolineare l'ossessione che avete per quest'uomo...presumo che voi mai mi consigliereste di votarlo...da cio' deduco che dovrei votare....Pd?
:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Cosa c'entra Beppe Grillo con il PD? Ti rispondo semplicemente citando l'editoriale del Sole 24ore di oggi:

"Il Partito democratico, nato per dare forza e energia di governo ai riformisti riuniti dopo un secolo di diaspore, è stregato, come un Pinocchio sfortunato, dal Beppe Grillo Urlante, al contrario della fiaba di Collodi, né saggio, né moderato.
Giuseppe Piero Grillo, "Beppe" per il pubblico degli show tv anni '80, come altre star dello spettacolo ha battuto con sagacia le strade di internet, intraprendendo una campagna di animazione politica, culminata nel cosiddetto «Vaffa day» e in spettacoli di denuncia della politica, investendo il premier Berlusconi, il presidente Napolitano e il Papa stesso, con sarcastica acrimonia.
Spettacolo legittimo, se non quando i toni dalla caricatura acre sforano in violenza verbale aperta: ma che c'entra il Grillo Urlante con il sogno di vedere in Italia una sinistra liberal e raziocinante, come in America e nel resto d'Europa? Nulla.
....Il solo proposito - dichiarato tra le risa - del vulcanico comico è la distruzione del Pd e di ogni opposizione al Pdl che preferisca un progetto all'invettiva".
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#696
E' di "basso profilo la politica italiana in questo momento" lamenta la Voce del Logudoro di Ozieri che ammonisce: chi assume "ruoli di rappresentanza nazionale e internazionale ha l'obbligo morale di rispondere all'opinione pubblica, con una vita il più possibile integerrima e al di sopra di ogni privato festino o quant'altro".

...ma il fatto che così si esprima "la voce del Logudoro di Ozieri", non rende ancora + assordante il silenzio di ben altre testate? :roll:
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Casa Spozilli
Babyzillo

#697
Nonostante che tutti si fossero affrettati a smentire le indiscrezioni giornalistiche dei giorni scorsi .... per la gioia ed il benessere di tutti gli evasori fiscali d'Italia.... signori e signore ..... ecco a voi ... lo scudo fiscale!!!!!! ... con un misero 5% di "provvigione" nei confronti dello stato.... qualsiasi farabutto di evasore totale.... riporta a casa i propri denari.....

un'altra chicca del governo Berlusconi.....

#698
Roby:MI ha scritto:Nonostante che tutti si fossero affrettati a smentire le indiscrezioni giornalistiche dei giorni scorsi .... per la gioia ed il benessere di tutti gli evasori fiscali d'Italia.... signori e signore ..... ecco a voi ... lo scudo fiscale!!!!!! ... con un misero 5% di "provvigione" nei confronti dello stato.... qualsiasi farabutto di evasore totale.... riporta a casa i propri denari.....

un'altra chicca del governo Berlusconi.....
+ che altro è il fatto che nessun tg degno di questo nome ne parla.
nessuna trasmissione ne accenna.
vabbè che è estate ma ANCORA non siamo lobotomizzati.
solo su internet o su qualche giornale le leggi ste cose.

ormai che si sia detto a gran voce che eran solo i soliti furbetti di sx a mettere in giro ste voci.. e che poi dopo 2 GIORNI non dopo 1 mese, 6 mesi 1 anno.. sia venuto fuori che era la solita MENZOGNA.. ecco.. nessuno che dice niente è la grande vergogna.... tutti a guardare nemmeno il Grande Fratello, ma le settima replica della x serie di Carabinieri.. che con tutto il rispetto.. ma vorrei dire alle protagoniste femminili di turno: DATEGLIELA E NON CE LA MENATE.
:evil:
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#699
ah.. immagino che non ve ne fregherà nemmeno della proposta che circola del governo per quanto riguarda impiegati e operai..

vogliono ABOLIRE IL DIRITTO DI SCIOPERO.
:shock:

e togliere lo stipendio minimo.
del tipo.. vuoi lavorare qui.. 8 ore al gg a 650 euro al mese.. nn ti va bene? fuori dai c...oni.

ora.. mi è stato riferito e spero sia stato "esagerato".
ma con questo governo non si sa mai.. la dittatura continua il suo percorso. :evil:
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#700
Una mossa presidenzialista (La Stampa)
MARCELLO SORGI
Accolta ufficialmente con reazioni di plauso e con promesse di correggere presto le nuove norme nel senso richiesto, la decisione del Capo dello Stato di promulgare il pacchetto sicurezza, accompagnando la firma con una lunga lettera di cinque pagine, in cui smonta accuratamente - e assai severamente - tutti i punti controversi della legge, è stata accolta piuttosto male a Palazzo Chigi e nei ministeri interessati.

Le dichiarazioni a favore di Maroni e Alfano non devono trarre in inganno: i ministri dell’Interno e della Giustizia sanno bene che la faticosa mediazione con cui alla fine il pacchetto è stato approvato - tra critiche del Vaticano e riserve interne alla maggioranza, che solo la fiducia ha potuto domare, oltre all’opposizione dura del centrosinistra - dopo la lettera del Quirinale è del tutto superata.

Nei tredici giorni in cui hanno preso in esame il testo licenziato dalle Camere, gli uffici del Colle sono arrivati alla conclusione che la legge, così com’è, risulta in molti punti inapplicabile. Solo la presenza, nel pacchetto, delle norme antimafia che inaspriscono gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine per il contrasto della criminalità organizzata, ha convinto il Presidente Napolitano del fatto che il rinvio alle Camere della legge potesse provocare un danno maggiore che la promulgazione critica - una novità che non mancherà di far discutere i costituzionalisti - invece ha impedito, rendendo operative le norme effettivamente utili, e affidando al governo il compito di rimettere mano a quelle malfatte.

Gli esempi più evidenti riguardano il reato di clandestinità e la disciplina delle ronde metropolitane. Napolitano osserva che, a parte la mancanza di urgenza nell’intervenire in materie così delicate, il riconoscimento della clandestinità come reato potrebbe finire con il facilitare, invece che rendere più arduo, l’ingresso dei clandestini nei nostri confini. In base al principio secondo cui nessuno può essere condannato due volte per lo stesso reato, infatti, un clandestino condannato ed espulso potrebbe rientrare nuovamente in Italia e non essere più processabile e condannabile una seconda volta.

Quanto alle ronde, il Presidente fa notare che la concessione degli spray al peperoncino come ausilio ai volontari metropolitani finirà con il legalizzare quelle che fino a questo momento erano considerate armi improprie. Se sono legali per le ronde, lo diventeranno anche che i delinquenti comuni, che potranno usarli per rapine, aggressioni e violenze, senza doverne rispondere come aggravanti dei loro reati. Ma al di là delle singole osservazioni contenute nella lettera del Capo dello Stato, quelle che saranno da valutare sono le conseguenze dell’iniziativa di Napolitano.
Finora, infatti, i Presidenti della Repubblica avevano scelto, o di respingere le leggi per le ragioni previste dalla Costituzione (manifesta incostituzionalità o mancanza della copertura finanziaria), o di firmarle silenziosamente, lasciando tutt’al più trapelare riservatamente un disappunto di natura istituzionale.

Con la lettera che accompagna la firma, invece, il Presidente ha introdotto un’innovazione, coerente al suo disegno di dare al Quirinale un ruolo di direzione del processo di formazione delle decisioni politiche. E lo ha fatto tenendo presente, non solo i confini della Costituzione, ma anche la compatibilità delle leggi proposte dal governo e approvate dalla sua maggioranza con le altre istituzioni che poi dovranno applicarle. In questo senso è evidente che Napolitano abbia tenuto conto sia delle perplessità emerse in seno al Consiglio superiore della Magistratura sugli aspetti più controversi del pacchetto sicurezza, sia dello sconcerto dei giudici di pace che dovrebbero occuparsi del reato di clandestinità.

Naturalmente, una volta firmata, la legge, anche se malfatta, diverrà efficace. Berlusconi, d’intesa con i Presidenti delle Camere, che come lui sono destinatari della lettera, dovrà valutare se riaprire la discussione all’interno della sua maggioranza tra le frange più perplesse del Pdl e quelle più oltranziste della Lega, o se tirare avanti lo stesso. Ma soprattutto, dopo aver ringraziato Napolitano nei giorni scorsi per l’appoggio ricevuto nei giorni difficili che hanno preceduto il G8 dell’Aquila, il Cavaliere dovrà riflettere sulle incognite di questa nuova convivenza con l’inquilino del Colle, che, a sorpresa, ha fatto insieme una mossa politica e un passo avanti in direzione del presidenzialismo.

#701
Oibò, che ne è stato di Noemi (L UNITA')
Camilleri, e Noemi Letizia? Scomparsa dalla ribalta. Sotto protezione perché in possesso di informazioni di Stato? Il 6 giugno scorso, ha lasciato il fidanzato? Si sfogò in Internet: «Per lasciarlo devo aspettare le elezioni del 6 giugno...». E Lei, in una delle rubriche, ipotizzò uno «sposalizio mistico- elettorale». Ora è single, ha un nuovo ragazzo, chiama ancora papi sul cellulare? Ma papi, come è noto, si è imposto un anno sabbatico «dalla cintola in giù», per dirla con Henry Miller (ce la farà?). Tornando a Noemi, giusto per sapere: si recò al seggio con tanto di scorta. Ci dicessero, almeno, se oggi è felice.


Molte cose ci sfuggono nel vertiginoso can can di ragazze giovanissime o meno, ma sempre belle e disponibili, che viaggiano su aerei di stato, passano la notte con papi, fanno la prima colazione o fingono di sposarsi con lui. Lei mi ritira in ballo la quasi dimenticata Noemi, l’ex minorenne, alla quale era stato promesso un futuro, a scelta, di velina o deputata. Per papi, le cose si equivalgono. Che fine ha fatto Noemi? Escludo il sequestro: pare che, ben oltre la data fatidica del 6 giugno, sia stata vista a Roma col finto fidanzato. Lei non lo sa, ma non si è trattato di un fidanzamento, bensì di una sceneggiata. Dunque le nozze mistico-elettorali non si sono mai avverate. Forse perché Noemi è rimasta anche lei delusa da papi per le sue vagonate di consolatrici? Pare che l’elenco delle deluse si allunghi sempre di più. La stessa D’Addario si è mossa perché papi non ha mantenuto la promessa di occuparsi di una sua faccenda. A non parlare delle veline, che avevano già firmato la candidatura dal notaio e del padre di una di esse che tentò di darsi fuoco davanti a palazzo Grazioli. E Lui, sedicente buono, generoso e leale, si dice addolorato per tante ingratitudine. Povero papi! A lui, ideale protagonista di un’operetta, non resta che intonare il motivetto della Vedova allegra: «È scabroso le donne studiar son dell’uomo la disperazion...».

#702
E' scontro sullo scudo fiscale
L'opposizione all'attacco
Incidente in conferenza stampa: il ministro dell'Economia insulta giornalista
Damiano contro l'emendamento su innalzamento età donne: "E' un colpo di mano"
La Repubblica
Dario Franceshini, segretario Pd



ROMA - Contro lo scudo fiscale, insorge l'opposizione. "E' del tutto evidente che si tratta di un altro condono", dice il segretario del Pd Dario Franceschini. "E' come se si dicesse che le regole non servono. E' un'illegalità sanata". Boccia l'iniziativa del governo anche Pier Luigi Bersani, Pd, che mette in guardia sul pericolo indotto dalla nuova normativa fiscale: "L'esito inevitabile sarà quello di un maggior carico fiscale su chi fa il suo dovere". Mentre Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera, contesta l'inserimento nel decreto anticrisi di un emendamento per l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego, definendo la procedura "un colpo di mano".

L'Idv: "Impunità per gli evasori". L'attacco a Tremonti viene anche da Antonio Di Pietro, Idv, che giudica lo scudo per gli evasori fiscali, "un'impunità bella e buona per tutte quelle persone che, dopo aver guadagnato illecitamente denaro, ora, pagando una misera tangente allo Stato, si rifanno la verginità e il portafogli".

Prc: "Vergogna". Da Rifondazione l'affondo alla proposta Tremonti: "E' uno schifo - dice Paolo Ferrero, leader del Prc - una vergogna, un favore che il governo fa a favore dei ricchi ladri. Propongo di abolire il sostituto d'imposta per i lavoratori e i pensionati, in modo da garantire anche a loro la possibilità di evadere allegramente il fisco". Tremonti: "Chiedete ad Obama". Ma Tremonti rispedisce al mittente le critiche: "Chiedete ad Obama un parere. Anche gli Stati Uniti stanno varando provvedimenti di amnistia fiscale. E lo scudo italiano - ha concluso il ministro dell'Economia - concorda con la strategia del presidente americano".

A un giornalista: "Testa di c..." "Ma perché ha cambiato idea sulla politica fiscale", domanda un giornalista a Tremonti durante l'affollata conferenza stampa convocata per illustrare le nuove norme. Il ministro si è spazientito: "Sono rimasto coerente con quello che ho sempre detto", ha risposto piccato. E rivolgendosi al collega Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione normativa, seduto accanto: "E' una testa di c....". Calderoli prima resta impassibile, poi annuisce.

(15 luglio 2009)

#703
MAPPE
"Stressati e felici", gli italiani e la crisi
di ILVO DIAMANTI

È da oltre 10 mesi che la crisi è stata "ufficialmente" dichiarata. A livello globale, ma anche da noi. E fa sentire i suoi effetti. Nei comportamenti privati, nelle aspettative sociali. Ma anzitutto nella condizione sociale e di vita degli italiani. L'indagine condotta da Demos-Coop nelle settimane scorse ne offre numerosi segni. È cresciuta notevolmente la quota di persone che ha familiari disoccupati oppure in cassa integrazione. Si è allargata anche la componente di famiglie che lamentano la perdita di valore del proprio risparmio. Oppure il ricorso al sostegno finanziario di parenti e amici. Necessario per tirare avanti. Anche le previsioni sui tempi della crisi non sono rassicuranti. Quasi il 60% degli italiani (intervistati) ritiene che durerà ancora a lungo. Almeno un anno. Eppure, nonostante la crisi, il clima d'opinione non sembra essersi deteriorato.

L'atteggiamento sociale verso il futuro, al contrario, negli ultimi mesi appare migliorato. Comunque: meno negativo. Verso le prospettive dell'economia nazionale, familiare. Personale. Anche il calo dei consumi denunciato dagli italiani, nei mesi scorsi, sembra essersi arrestato. Come si spiega questo contrasto apparente fra le condizioni e le percezioni? Perché la crisi, contrariamente alla paura del premier, non fa paura? Non ci soffermiamo, in questa sede, sulle ragioni sociali, legate allo specifico "modello italiano".

I cui limiti, spesso deprecati, in fasi critiche come questa, si traducono in risorse. Il ruolo eccedente delle famiglie e delle reti comunitarie, la sovrabbondanza di piccole e piccolissime imprese, il peso del risparmio privato. Agiscono da ammortizzatori sociali. Sistemi di protezione, che assorbono, frammentano e rendono meno pesante l'impatto della recessione. Economica e finanziaria. Tuttavia, vi sono altre ragioni, altri meccanismi che contribuiscono a limitare il peso della crisi. Il primo, più importante, è la capacità di adattamento. La fatidica - per alcuni famigerata - "arte di arrangiarsi", di cui gli italiani stessi si dicono orgogliosi - e si dichiarano maestri. Si trasferisce anche negli atteggiamenti verso gli altri. Verso il mondo. Verso se stessi. D'altronde, per anni la crisi è stata agitata ora come una minaccia, ora come una catastrofe imminente. Così, quando è arrivata, molti si sono chiesti: e allora? C'eravamo già abituati. E poi la convinzione che "ce la faremo", come ce l'abbiamo fatta in passato. In mezzo a una pluralità di emergenze.

Per questo, come mostra l'indagine di Demos-Coop, gli italiani alternano stati d'animo non sempre coerenti. Anzi, talora in opposizione stridente. Si dicono preoccupati, ansiosi e stressati. Ma anche - in misura minore - felici e soddisfatti. In non pochi casi (circa il 13% della popolazione) felici e stressati al tempo stesso. Gli italiani, semmai, hanno modificato i loro stili di vita e i loro comportamenti. Li hanno adeguati al segno dei tempi. Sono divenuti ulteriormente prudenti e casalinghi. Sette su dieci: hanno accentuato l'attenzione sui consumi domestici (luce, acqua, gas). Quattro su dieci: passano più tempo a casa. E, dunque, da soli, davanti alla tivù. Oppure con gli amici. Invece, fanno meno l'amore (o, almeno, è ciò che dichiarano a un estraneo che li intervista, in modo indiscreto, nel corso di un sondaggio). Hanno ripiegato su modelli di vita più parsimoniosi e modesti. In questo modo hanno ammorbidito l'impatto psicologico della crisi. Che li spaventa meno. Questa regola, ovviamente, non vale per tutti. O meglio: tutti cercano di adattarsi. Ma con esiti diversi. Dipende da alcune condizioni specifiche. Tre di esse, in particolare, distinguono le persone più infelici e stressate.

Il primo "distintivo" è la posizione sul mercato del lavoro. Lo esibiscono le figure marginali e precarie. Gli esclusi. I disoccupati, i cassintegrati e i loro familiari. Il loro grado di insoddisfazione è molto più elevato della media. Sono naturalmente poco felici. E anzi spesso infelici. Preoccupati. Ansiosi. Come potrebbe avvenire diversamente?

Il secondo "distintivo" è definito dai "consumi". Consumare meno e soprattutto "peggio" aumenta il grado di frustrazione e di infelicità. E ciò non riguarda necessariamente - e solamente - le persone in condizioni economiche e sociali più difficili. D'altronde, l'abbiamo sottolineato altre volte, i consumi - usati in modo selettivo - fungono da placebo. Aiutano ad "abbassare" l'ansia. A gratificarsi, soprattutto nei momenti difficili. In mezzo alla crisi.

Il terzo distintivo dell'infelicità è squisitamente "politico". Caratterizza, prevalentemente, le persone che si collocano apertamente a sinistra. Ma anche quelli che rifiutano le differenze. Quelli che "destra e sinistra, oggi, uguali sono". Caso specifico ed estremo: gli elettori dell'IdV di Antonio Di Pietro. Sono i più stressati, i più depressi. I più infelici di tutti. Li angoscia una crisi diversa da quella che affligge l'economia globale e nazionale. Una crisi che essi ritengono più grave, Riguarda la politica. La loro infelicità dipende dallo stato dello Stato. E delle istituzioni. Dipende dalla presenza di Berlusconi alla guida del governo. E dell'Italia. (Non a caso esprimono il massimo livello di sfiducia verso il premier). Dipende, inoltre, dall'insofferenza per la leadership politica di centrosinistra: opposizione inefficace. E per la debolezza etica di una parte della società. Specchio del governo e del suo leader. Sono infelici perché alla crisi economica - fino a quando esploderà in modo davvero violento - si possono adattare. Magari con fatica e sacrificio. A Berlusconi no. Da ciò l'insofferenza. E molta sofferenza. :lol:

(16 luglio 2009)

#704
Due pesi, due censure

Antonio Padellaro - L'AnteFatto

Colpisce la severità con la quale i supremi vertici Rai hanno immeditamente rimosso dall'incarico il vaticanista del Tg3 Roberto Balducci reo di lesa maestà per la battuta sui "quattro gatti" che hanno accolto il Papa nella sua vacanza in Valle d'Aosta. Una sottolineatura forse infelice ma accolta come una sacrilegio tanto da far temere che al colpevole fossero inflitte in sovrappiù delle pene corporali con esposizione al pubblico ludibrio in un cortile di Castel S'Angelo. Scherzi a parte, posto che un servizio pubblico radiotelevisivo dovebbe avanzare qualche serio interrogativo sulla non straordinaria popolarità di cui gode Papa Ratzinger, una domanda sorge spontanea. E Minzolini?

Rimozioni
E forse meno grave che il direttore del Tg1 fregandose del servizio pubblico che gli paga lo stipendio, per molti giorni abbia deciso di "rimuovere" ogni notizia riguardante Puttanopoli e le squillo alla corte di Papi Silvio? A parità di trattamento non andava anche lui rimosso? Oppure a essere rimosso è stato l'intero problema? Non risulta infatti che Balducci sia stato nominato in una stanza di palazzo Grazioli tra una escort e l'altra.
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#705
Onore a Berlusconi

Furio Colombo - L'AnteFatto

Avete presente l’articolo del “Financial Times” dal titolo “Berlusconi treads path from playboy to Statesman (Berlusconi incrocia la strada di playboy con quella di statista) a firma Guy Dimore e George Parker apparso in data 11 luglio per l’esultanza di quasi tutta la stampa italiana (diciamo tutta, inclusi gli applausi di Sansonetti su “ l’Altro”, esclusa solo “La Repubblica”)?
Bene. E’ tutto vero. Ma nelle esaltate traduzioni che hanno indetto molti ad ammonire la sinistra che “il gossip non paga” (che vuol dire che abbiamo tutti il dovere, sinistra o non sinistra, di sopprimere la notizie) manca un paragrafo. L’ultimo. Tutti ci hanno dato una versione in cui sono state censurate alcune righe. Le ultime. Per dovere di cronaca le abbiamo fedelmente e cautamente tradotte. Eccole.
“Eppure importanti personaggi della vita diplomatica rimangono preoccupati per ragioni di sicurezza . Sono ragioni che inducono a dubitare della affidabilità di un capo di governo che, a quanto è stato detto, intrattiene ragazze squillo, alcune provenienti dall’Europa dell’Est. Lo stesso Berlusconi ha fatto sapere che una ragazza, di cui ignorava l’attività professionale di “escort” sarebbe stata pagata per incastrarlo”.

Segue la firma dei due giornalisti che precisano di averlo scritto da l’Aquila, nel momento caldo del trionfo. Ecco dunque come si conclude, in un giornale normale, l’articolo che adesso molti ci sventolano come prova del riscatto del nostro statista. I due inviati, a conclusione di una serie di dovuti riconoscimenti sulla buona ospitalità, non di riscatto parlano ma di ricatto
In poche righe esprimono alcuni concetti che un po’ guastano la festa italiana se si leggono con attenzione e con la mente sgombra dallo impulso di piegarsi in profondi inchini di omaggio e di pentimento.

Prima conseguenza. Le storie politiche di personaggi di primo piano, come quella di Berlusconi che, per ora, comincia a Casoria e si conclude con i racconti di D’Addario e le altre, non sono seguite da indulgenza plenaria che, come hanno imparato nelle loro vicende Nixon e Clinton, in democrazia non esiste. La vicenda non si azzera come un tassametro, viene mostrata accanto ad alcune cose che sono andate bene ma non cancellano niente. E se ne traggono alcune gravi conseguenze.

Seconda conseguenza. Un leader che ha la casa affollata di visitatrici selezionate solo fisicamente è un pericolo per la sicurezza. La sicurezza di cui è depositario Berlusconi, che comprensibilmente se ne vanta, non è solo quella italiana. I diplomatici citati dal giornale inglese suggeriscono: Attenzione, Berlusconi non è affidabile, è un rischio per la comunità internazionale.
Terza conseguenza. Alcune gradite ospiti di Berlusconi venivano da paesi che tradizionalmente usano la via del sesso per impossessarsi di segreti economici o militari. Non sappiamo nulla, tranne un grande andare e venire di donne giovani, delle notti di Berlusconi. Ciò che allarma non è la morale ma l’affidabilità politica.

Quarta conseguenza. Il silenzio con cui Berlusconi crede di essersi tolto dall’incredibile imbarazzo (e del quale gli esegeti di destra e di sinistra ci dicono con un curioso sarcasmo “Visto? Il gossip non paga!”, usando la parola inventata da Bonaiuti per definire un vasto scandalo), quel silenzio non elimina ma anzi aggrava il pericolo di ricatto (“donne pagate per incastrarlo” dice lui stesso).
A questo pericolo è dedicato il paragrafo chiave dell’articolo inglese, il paragrafo che agli italiani è stato negato.
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