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#241
Federinik ha scritto:
boo ha scritto:Premesso che non sto da nessuna parte (io di solito leggo, leggo, leggo e poi mi faccio un'idea mia su tutto!)... :wink:
Io leggo, leggo, leggo e generalmente... mi fido pochissimo! Per brutto carattere, eh! :twisted:
Se trovo delle contraddizioni che non capisco, oppure elementi che contrastano con la mia esperienza e conoscenze etichetto la cosa come "inutile fissa" e la abbandono.

Ad esempio la cosa della fasciatura, mi pare un'autentica str.... anezza.
Perche' contrastare i movimenti spontanei del bambino mi pare inopportuno.
Perche' la fasciatura di una volta lussava le anche.
Perche' in estremo oriente le mamme con i bimbi usano, fin da piccoli, una sorta di massaggio-gioco-ginnastica che divarica le anche e muove le gambine (per conquistare la magica elasticita' del fisico da yogi).
Perche' io in campeggio dormo col saccoapelo aperto, persino la costrizione del saccoapelo mi fa venir male alle gambe...

Anche far leggere i bambini piccolissimi, che gli serve? Han no altri modi per conoscere il mondo, piu' primordiali e istintivi, piu' li conservano meglio e'.

Invece la teoria dell'EC e' fondata e piena di buonsenso... io uso la mooncup perche' anche 5 ore con un micropannolo sono troppe, non amo l'idea di un bimbo plastificato per un anno intero, ne tantomeno immerso nei suoi escrementi...
Insomma non tutte le teorie sovversive sono folli

:wink:
Io sinceramente non capisco questo "immerso" nei suoi escrementi :roll:
Se tuo figlio lo lasci con il pannolone sporco è come se se la facesse senza e tu non gli lavassi il sedere, sempre sporco rimane.
Il problema è che se vuoi abituarlo a sentirsi a suo agio asciutto e infastidito se bagnato, tu devi passare in entrambi i casi molto tempo osservando il tuo bimbo, in entrambi i casi.
Non ho mai pensato che perchè usi il pannolone devi lasciare tuo figlio sporco per ore, io i miei appena li sentivo anche solo bagnati li cambiavo, certo la spesa non è stata indifferente ma a 13 mesi li ho smessi del tutto.
Io, sarà che praticamente appena partorito ero già incinta, non me la sarei sentita di tirar su laghetti e a riempire lavatrici su lavatrici. Penso che sia giusto abituare abbastanza presto i bambini ad espletare i propri bisogni ma ho cercato di farlo senza stressare me stessa.
Penso che sia molto soggettivo ma io pur avendo avuto bambini buonissimi, che dormivano la notte ecc... ho fisicamente faticato un pò a prendere il ritmo, dormivo sì ma per alcuni mesi cinque/sei ore filate non di più; durante il giorno non riuscivo ad addormentarmi a bacchetta quando dormiva il bimbo, per cui ho cercato una strada che mi permettesse di arrivare allo stesso, o quasi, risultato senza procurarmi un "esubero" di lavoro.
FEDE65

#242
fede65 ha scritto: Io sinceramente non capisco questo "immerso" nei suoi escrementi :roll:
Se tuo figlio lo lasci con il pannolone sporco è come se se la facesse senza e tu non gli lavassi il sedere, sempre sporco rimane.
spetta forse non ho capito il metodo... a me pareva che i bambini con questo metodo vengano "anticipati" nei loro bisogni e portati a liberarsi altrove che non nel pannolino o mutande...

A prescindere che poi uno sia in grado di applicarlo o no - ci mancherebbe, io sono una frana, probabilmente e' gia' tanto se un figlio con me sopravvive - lo trovo una proposta intelligente e utile, almeno da considerare se non da provare.
Per le altre, non mi spenderei nemmeno.
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#243
Lore, non lo so.
Io il micro non ce l’ho perché spenderei 50 euro per riscaldare la roba, e preferisco investire quei soldi in una pentola a pressione, viste tutte le zuppe che faccio!
Per di più, a casa dei miei c’era ed è stato presto abbandonato anche come riscaldatore: ci eravamo tutti convinti (fissati?) che il cibo non fosse bello caldo come se passato in padella o al forno… come se si avvertisse un riscaldamento diverso…

Non credo consumi molto di più di un fornello o di un forno tradizionale. Certo, per spostarsi verso la “decrescita”, non averlo è avere un oggetto di plastica in meno in giro.

Ho sentito di alcune teorie supernaturali secondo cui il riscaldamento al micro è yin (o yang?) cioè dall’interno verso l’esterno mentre quello “tradizionale” è al contrario e quindi più affine alla natura umana… ma non gli ho dato poi tutto ‘sto peso.

Fede, diciamo allora che in linea di massima non sono d’accordo con te :D
Per forzatura, credevo tu parlassi di un’imposizione di qualcosa di forzato ai bambini. E non capivo.
Invece tu ribalti la prospettiva dal punto di vista della mamma, e questo è giustissimo: se non ce la si può fare, non si può! Non ho neanche idea del lavoro che un neonato comporti!

Ma qui, come diceva Federinik, non si tratta di lasciare che un pupo si sbrodoli per poi correre a pulire.
Le donne africane e cinesi e indiane che portano i bimbi sempre addosso non credo si lascino zozzare a piacimento.
Si tratta di riconoscere che già un neonato non è destinato a farsi tutto addosso, ma che ha una percezione dei suoi bisogni (è questa la parte che ha molto affascinato lo psi) e che noi possiamo aiutarlo a riconoscerla.
Da qui anche il coraggio di andare ovunque con un pupetto spannolinato: sono mamme che ormai comunicano perfettamente coi loro figli, e a cui non scappa una certa necessità.

#244
Lore, io ce l'ho perchè se l'è portato dietro il marito da casa sua
è talmetne vecchio che non ha manco il grill, puro microonde
Lo teniamo per non buttarlo, lui ci scalda la tazza di latte la mattina, e a volte ci scongelo cose tipo il brodo o la crema id zucca, se ho dimenticato di tirarli fuori la mattina per la sera
se dovesse rompersi, non credo che lo ricomprerei
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#245
Lore, quella del microonde e' una bella questione.
Anche a me crea qualche sospetto. Ciononostante l'ho acquistato e lo utilizzo per scaldare e scongelare.
Principalmente per una questione di risparmio energetico: se dovessi usare sempre il forno, ad esempio per scaldarmi gli avanzi, il consumo sarebbe enorme. Il microonde da questo punto di vista e' ottimizzato, consuma la meta' del forno in un cinquantesimo del tempo.
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#246
Federinik ha scritto:Lore, quella del microonde e' una bella questione.
Anche a me crea qualche sospetto. Ciononostante l'ho acquistato e lo utilizzo per scaldare e scongelare.
Principalmente per una questione di risparmio energetico: se dovessi usare sempre il forno, ad esempio per scaldarmi gli avanzi, il consumo sarebbe enorme. Il microonde da questo punto di vista e' ottimizzato, consuma la meta' del forno in un cinquantesimo del tempo.
quello è vero ma che il cibo si riscaldi per accelerazione molecolare a me ha sempre fatto "paura".. quantomeno timore. :?

io come ho già detto.. mi organizzo per tempo se ho da scongelare qualcosa.. ci penso la sera prima o la mattina.

se ho qualcosa da riscaldare è + facile che usi un pentolino sul gas..
:?
il pane tipo lo scaldiamo in forno solo se è acceso per qualcos'altro.. altrimenti 5 minuti di tostapane.
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#247
per quanto riguarda le auto? a metano o gpl? scusatemi se ne avete già parlato..non ho letto tutto... :oops:
omnia munda mundis

#248
Federinik ha scritto:Lore, quella del microonde e' una bella questione.
Anche a me crea qualche sospetto. Ciononostante l'ho acquistato e lo utilizzo per scaldare e scongelare.
Principalmente per una questione di risparmio energetico: se dovessi usare sempre il forno, ad esempio per scaldarmi gli avanzi, il consumo sarebbe enorme. Il microonde da questo punto di vista e' ottimizzato, consuma la meta' del forno in un cinquantesimo del tempo.
Da quando uso questo libro http://www.giuntistore.it/customer/prod ... 74&cat=481
non ne posso fare a meno...x lessare verdure in 5 minuti (senza sporcare), per cucinare contorni, carne e pesce in 10 minuti.... :wink: x il bambino è ottimo x scaldare il latte in 20 secondi, sterilizzare succhiotti e biberon... :oops:
omnia munda mundis

#250
loremir77 ha scritto: quello è vero ma che il cibo si riscaldi per accelerazione molecolare a me ha sempre fatto "paura".. quantomeno timore. :?
Il forno a microonde genera un campo magnetico per scaldare il cibo... in genere evito di spargere campi magnetici inutili in giro per casa (non abbiamo nemmeno la LAN wireless noi, il Mr ha fatto tutto cablato) ma vale un po' quello che diceva Ela prima... tante cose generano campi magnetici, via etere, dai cellulari alla radio alla rete elettrica, a frequenze e potenze diverse, che se facessero male saremmo spacciati a prescindere dal microonde.
Credo che comunque gli effetti su organismi viventi siano piu' rilevanti che su cose inanimate come il cibo.
E la durata/intensita' di esposizione conta molto... il microonde resta acceso pochissimo, la rete wireless di casa, la rete cellulare, sempre...
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#251
Cana, l'idea folle sarebbe quella di farsi da soli tutto quello che si può.
Quindi i fissati ti direbbero no all'affettatrice (nonché no agli affettati...).

Un pezzo di culatello tagliato sottile sottile però è tutt'altra cosa.

Per cui.... vedi tu :wink:

Kimiiiiii di motori&macchine&alimentazione non ne so nulla! :(

#252
Federinik ha scritto:
loremir77 ha scritto: quello è vero ma che il cibo si riscaldi per accelerazione molecolare a me ha sempre fatto "paura".. quantomeno timore. :?
Il forno a microonde genera un campo magnetico per scaldare il cibo... in genere evito di spargere campi magnetici inutili in giro per casa (non abbiamo nemmeno la LAN wireless noi, il Mr ha fatto tutto cablato) ma vale un po' quello che diceva Ela prima... tante cose generano campi magnetici, via etere, dai cellulari alla radio alla rete elettrica, a frequenze e potenze diverse, che se facessero male saremmo spacciati a prescindere dal microonde.
Credo che comunque gli effetti su organismi viventi siano piu' rilevanti che su cose inanimate come il cibo.
E la durata/intensita' di esposizione conta molto... il microonde resta acceso pochissimo, la rete wireless di casa, la rete cellulare, sempre...
boh.. io il cellulare lo uso il meno possibile.. non sono una di quelle che sta fissa a messaggiare o telefona ogni 5 minuti..
direi che sto al cell. max 10 minuti al gg. e sto esagerando.

e non ho niente di wireless.. nemmeno al lavoro..
:?
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#253
lunapiena2 ha scritto:
canarino ha scritto:il mio sogno di elettro è l'affettatrice, di quelle serie

cosa dicono le esperte della decrescita?

:lol: :lol:

Mi piacerebbe un tuo parere, da super papà, sulla teoria dell'EC :wink:
ma poffarbacco, subito, con due cuccioli così meravigliosi non si può negare un parere

dunque secondo me, l'EC... ecco, dicesi EC "una... un... ehm... non me lo ricordo più... aaahhh...sii.... è un piatto regionale abruzzese ..." (cit.)

ci sono 17 pagine di discussione, devo leggerle tutte?
:cry:
c'è un riassuntino?
giuro che dopo scrivo
sono graditi consigli
http://www.arredamento.it/forum/viewtopic.php?t=55355
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"This is degrading! You don't buy paintings to blend in with the sofa!"
[from Hannah and her sisters]

#254
boo ha scritto:Eccoci dunque giunti al mio ultimo argomento: i pupi.

Qui la situazione, secondo me, è ancora diversa dal fare semplicemente una scelta di prodotto / di materiale.
La svolta ecologica-biologica nei confronti di un bambino secondo me deve in primis pensare intrinsecamente all’ecologia (ovvero l’interazione con l’ambiente del bambino, il concetto di “ambiente naturale”) e alla biologia (ovvero le caratteristiche di ogni organismo vivente in relazione alle sue peculiarità).

Cosa intendo dire?
Che la svolta eco/bio deve partire dal bambino come centro stesso della svolta.
Dobbiamo fermarci un attimo, nel nostro modo consumistico di intendere le cose, e cercare di capire di cosa ha davvero bisogno un bambino.

Solo così potremmo davvero essere biologici ed ecologici nei suoi confronti.

Quindi ragioniamo: di cosa ha bisogno un bambino?
Per moltissimo tempo, sembrerà banale, ha bisogno solo dei suoi genitori. Del loro calore, della loro pelle, del loro cibo (il latte) e della loro vicinanza.
Ho letto su un bellissimo manuale: “nessuna stoffa sarà troppo delicata, nessuna luce troppo soffusa, nessuna temperatura troppo calda, per il bambino che era abituato a stare in ammollo nel liquido amniotico”. Il bambino non provava fame, né freddo, né frizioni sul suo corpo.
Poi viene sbattuto fuori, si decide che dovrà mangiare a orari, che dovrà starsene a dormire in un lettino che non lo culla, che dovrà vestire dei tessuti e, ancor peggio, portare dei pannolini tutto il giorno stando ben adeso ai suoi stessi escrementi.
Riuscite ad immaginare un cambio più drastico di abitudini?
Però gli mettiamo le creme bio…

Forse non ci siamo.
Con tutto l’affetto che possiamo mettere nell’uso di una crema bio, forse non è questo che il bambino si aspetta da noi.

Dobbiamo ricordarci di essere dei mammiferi che partoriscono imberbi esserini incapaci di gestirsi.
Chi altri c’è, ecologicamente e biologicamente, vicino a noi?
I gatti ad esempio. Partoriscono al buio. Si tengono i cuccioli vicino, li scaldano e li alimentano loro, finché non sono abbastanza forti.

Quindi? Quindi teniamoci stretti i nostri bambini, a contatto con la nostra pelle, sfamiamoli, teniamoli il più possibile senza pannolino, cerchiamo di mantenere luci e rumori ovattati. Stiamo dalla sua parte.

E quando crescono, cerchiamo sempre di intuire i più elementari bisogni che hanno (sto leggendo tantissimi libri sia sul dopo nascita, sia su un’idea di crescita antroposofica, partendo da Steiner e la Montessori), anziché pensare solo a come, consumisticamente, possiamo renderli ecobio.

Per ora, non essendo mamma, non ho molto altro da dire.
La mia è soprattutto una speranza. Su di me e sulla mia famiglia.


Per ultimo, vi lascio un’esperienza quasi impensabile nella nostra realtà.
Il racconto di un comportamento per me inimmaginabile finché non ne ho letto le gesta.
Un cambiamento quasi terrificante, da pensare. Eppure.
Seguirò questo esempio?
No, per me è troppo. Ma cercherò, perlomeno in casa, di liberare il piccolo dall'imposizione del pannolo 24/24h. Che io, scientemente, rifiuterei tutta la vita!


Fonte: http://www.bimbonaturale.org/node/342
Vivere senza pannolini. L'esperienza di una mamma.
Di Francesca Gasparini.



La nostra vita senza pannolino
Riflessioni e consigli per un EC (Elimination Comunication) sereno

Quando all’inizio del 2002 nacque Arturo, il mio primo bimbo, non sapevo nulla di una pratica abituale in quasi tutto il mondo non occidentale che viene denominata “Elimination Comunication” (Comunicazione sull’eliminazione). E neppure quando nacque il mio secondo bimbo, Giuliano, all’inizio del 2004 ne sapevo nulla. Però fin da allora istintivamente sentivo un profondo disagio al pensiero che i miei figli dovessero rimanere immersi nei propri escrementi fintanto che qualcuno non si decideva a cambiarli e pulirli. Ho usato un’espressione forte appositamente, perché in qualche modo noi genitori rimuoviamo la questione o la edulcoriamo, e la nostra mente in qualche modo si adatta ad un’immagine del rapporto neonato-pannolino o bambino piccolo-pannolino che è del tutto falsata: ci sembra una cosa normale e giusta che queste creaturine per le quali daremmo la vita stiano imbalsamate dentro dei mutandoni di plastica (questo vale secondo me anche per chi sceglie i pannolini di stoffa) che li sigillano occultando alla vista (nostra e di tutti) i loro naturali bisogni, costringendoli a spalmarsi e a convivere ore con questo materiale che invece per definizione è materiale di scarto di cui il corpo si vuole e deve liberarsi.
Ecco perché non sfiorandomi neppure l’idea che si potesse tenere un bimbo di pochi giorni o mesi senza pannolino sentivo però una tensione verso una qualche soluzione che mi permettesse almeno di evitare che si facessero la cacca addosso. Tra l’altro il mio primo figlio sembrava stitico, cioè stava anche dieci giorni senza fare la cacca e ne era molto infastidito; dunque ero alla spasmodica ricerca di una soluzione anche per questo problema. Così quando verso i tre mesi e mezzo Arturo ha cominciato a stare seduto da solo con una certa sicurezza ho provato a metterlo sopra il vasino e lui incredibilmente ci ha fatto subito pipì e cacca! Da quel momento ho cominciato semplicemente a cambiare il bimbo molto spesso durante la giornata e ogni volta che lo cambiavo lo mettevo sul vasino. Ogni volta c’era la pipì e talvolta anche la cacca. Da quel giorno solo raramente abbiamo visto qualche cacca di Arturo nel pannolino; dai nove mesi in poi più nessuna. Per la pipì, siccome continuavo a tenergli il pannolino, naturalmente le cose andavano diversamente, per cui molta finiva nei pannolini. Verso i sedici mesi però con l’arrivo della bella stagione e considerando che nel tempo, permettendogli di fare la pipì nel vasino, lui aveva cominciato a fare il collegamento giusto e a indicarsi spesso il pisellino quando aveva bisogno, ho comprato tantissime mutandine e gli ho tolto il pannolino. Quando capitava che non lo diceva in tempo perché troppo preso dal gioco, cambiavo le mutandine e asciugavo il pavimento senza dire nulla. Nel giro di tre settimane non ho più dovuto asciugare nessuna pipì.

Lo stesso ho fatto con il secondo bimbo che già a sette mesi ha smesso di fare la cacca nel pannolino. Una cosa che ho notato nei miei figli e che è piuttosto comune sentendo altre esperienze, è che nel momento in cui ho tolto il pannolino di giorno hanno smesso in modo quasi automatico di fare la pipì durante le ore di sonno (diurne e notturne), benché durante la nanna continuassero ad avere il pannolino. Vale la pena fare la prova! Comunque in generale i bimbi smettono di farsi la pipì e la cacca addosso solo nel momento in cui diamo loro la possibilità di prendere coscienza dei propri bisogni e della loro modalità di espulsione; poiché il pannolino impedisce questa presa di coscienza, in sostanza soltanto togliendo il pannolino senza remore e senza paure (perché il bambino deve sentire sicurezza e protezione venire dal genitore, oltre che comprensione e serenità rispetto agli incidenti che potranno capitare e di cui lui non ha nessuna colpa) potremo innescare un processo che in un tempo diverso da bambino a bambino condurrà allo svezzamento dal pannolino o al controllo definitivo degli sfinteri nell’EC (perché nei bambini che portano i pannolini 24 ore al giorno per molti anni raggiungimento del controllo degli sfinteri, che avviene comunque intorno ai 18-24 mesi, e svezzamento da pannolino non coincidono, in quando il pannolino inibisce nel bambino la consapevolezza di questo avvenuto controllo).

Proprio nel periodo in cui stavo togliendo il pannolino al mio secondo bimbo sono venuta a conoscenza di questo “metodo”, che per me non è affatto un metodo, chiamato EC (Elimination Comunication) e sono rimasta folgorata. Ho letto tantissimo. Innanzitutto il libro di Laura Boucke, Senza pannolino, l’unico pubblicato in Italia sull’argomento (l’autrice è la veterana del “senza pannolino”, colei che per prima ha elaborato una versione adatta al mondo occidentale, a partire dalle esperienze delle mamme indiane, cinesi e africane, e lo ha divulgato). Ma c’è tanto materiale utile da leggere anche in rete in siti e gruppi di discussione che citerò in fondo all’articolo
.
Quando ho scoperto l’EC mi sono detta: quanti patimenti mi sarei risparmiata con la stitichezza del mio primo bimbo, che evidentemente stitichezza non era ma solo rifiuto, o incapacità, di fare la cacca nel pannolino (provate voi a fare la cacca stando dritti in piedi o stesi nel letto!), se avessi cominciato fin dai primi giorni a fargliela fare in una ciotolina tenendolo appoggiato al mio avambraccio con le gambine rannicchiate al suo petto come sto facendo ora con la mia terza bimba di un mese e mezzo!
Sì perché con Anita ho cominciato a fare EC fin dal suo secondo giorno di vita e ora che ha un mese e mezzo sta tutto il giorno senza pannolino. Ma prima di raccontarvi cosa sto facendo con Anita voglio dire due cose sull’EC, o meglio cosa io penso che sia l’EC e come io lo vivo.

In molti siti americani dove si parla di EC e anche in alcuni libri (anche nel sottotitolo di quello tradotto in italiano appena citato), l’EC viene associato in modo diretto all’uso del vasino: un altro modo di chiamare l’EC infatti è “infant potty training” (allenamento infantile al vasino). Insomma, agli occhi di chi legge l’EC appare subito come un “metodo” per insegnare ai neonati a fare la cacca e la pipì nel vasino. Questo a mio parere è male. L’EC, nella sua declinazione più pura e autentica, NON è un metodo e NON è un allenamento. Santo cielo, perché dovremmo sottoporre i nostri bambini di pochi giorni o di pochi mesi a un metodo o a un allenamento? Ne dovranno sopportare anche troppi negli anni a venire di questi forzati allenamenti e apprendimenti alle più svariate cose! L’EC è qualcosa di molto più profondo e al tempo stesso semplice: è il modo con cui la mamma (il genitore, o chiunque accudisce il neonato), risponde alle necessità fisiologiche del suo bambino. È appunto comunicazione; comunicazione profonda tra mamma e bambino.

Quando si comincia a fare EC si scopre che i neonati hanno una perfetta consapevolezza delle proprie necessità fisiologiche: come sanno quando hanno fame o quando hanno sonno o quando hanno freddo, così sanno quando devono fare la pipì e la cacca. Non sto parlando del famigerato controllo degli sfinteri di cui si parla per i bambini più grandi; quella è una cosa diversa. Non possono trattenere, se non minimamente, ma sanno che cosa stanno per fare e in qualche modo lo comunicano; e scelgono anche, se gliene diamo la possibilità, il luogo dove liberarsi. Se si impara ad ascoltarli e se non si impedisce loro di mandare i loro segnali mettendogli il pannolino, loro comunicano. È incredibile lo so. Se me lo avessero detto due mesi fa, prima di questa meravigliosa esperienza con Anita, non ci avrei creduto, eppure è così, lo sto vivendo tutti i giorni.

Perché, se il proprio bimbo ha fame, la mamma risponde prontamente al suo bisogno tirando fuori il seno e sfamandolo? Perché, se il bimbo ha freddo, la mamma risponde prontamente al suo bisogno coprendolo? Perché, se il bimbo ha sonno o è agitato, la mamma risponde prontamente al suo bisogno cullandolo e abbracciandolo;? e perché, invece, se il bimbo ha bisogno di fare la pipì e la cacca, la mamma non risponde al bisogno di evacuazione del proprio bimbo permettendogli di liberarsi dignitosamente e comodamente (come ogni mamma del regno animale fa), ma al contrario mette un tappo a questi bisogni fingendo che non esistano?

Di nuovo ho usato un’espressione forte perché vorrei che il messaggio arrivasse chiaro. Anche se ce lo nascondiamo, la realtà è questa. Il pannolino è un tappo! Un tappo comodissimo che ci permette di non doverci occupare, se non minimamente, dei bisogni di evacuazione del bambino. Certo è una grande comodità, perché possiamo dimenticarci di questi bisogni per ore, tanto sappiamo che “quella roba” sarà raccolta lì. Ecco, appunto, il pannolino è una comodità per la mamma ma NON UNA NECESSITÁ PER IL BAMBINO. IL BAMBINO NON HA BISOGNO DEL PANNOLINO. Per le mamme africane, cinesi o indiane è la cosa più normale del mondo occuparsi dei bisogni dei loro bimbi, permettendo loro di espletarli senza sporcarsi, riconoscendo i loro segnali e i loro tempi, e quando sentono dire che le mamme occidentali lasciano i loro figli a mollo nei loro escrementi sigillati dentro un pannolino di plastica rimangono scandalizzate!

Allora perché non togliamo il tappo ai nostri bambini e ci lanciamo in questa meravigliosa esperienza di comunicare con loro su tutti i fronti? Sì, perché fare EC con un neonato è una delizia da assaporare momento per momento che porterà senza dubbio a una crescita del genitore tanto quanto sarà un dono grande per il nostro bambino che imparerà che la sua mamma e il suo babbo rispondono sempre alle sue necessità più vere e magari questo lo spingerà a essere in futuro un individuo più fiducioso e più empatico con il mondo.

Ribadisco, per me l’EC non è e non dovrebbe essere mai un “allenamento” (ciò ricorda certi vecchi e coercitivi tentativi che si facevano negli anni cinquanta per costringere i bimbi piccoli a non farsi più la cacca addosso causando spesso problemi psicologici e nevrosi a lungo termine) o peggio un “metodo per”, ma un mix tra “competenza” naturale del neonato e capacità della mamma di entrare in comunicazione con lui e di rispondere ai suoi bisogni.

Con questo non voglio dire che tutti quelli che non tolgono il pannolino al proprio figlio in modo integrale fin dal primo giorno sono da biasimare (anche io come avete visto ci sono arrivata gradualmente); ciò che voglio dire è che se prendiamo atto del fatto che la normalità per un neonato è stare senza pannolino e non con il pannolino avremo già fatto molto. Soltanto a partire da questa presa d’atto saremo in grado di modulare correttamente il tempo dedicato al pannolino e quello al senza pannolino, in base certo alle nostre possibilità di tempo, di voglia, di pazienza.

Allora, come va con Anita. Bè, devo dire che all’inizio, nonostante l’invasamento per l’EC che era maturato in me durante i mesi di gravidanza, pensavo di cominciare con moderazione. Ero convinta che l’EC integrale fosse una cosa difficilissima, per mamme super-empatiche e dotate di una capacità di dedizione assoluta. Senza considerare poi il fatto che ho altri due figli, che devo un po’ lavoricchiare, ecc. ecc. Dunque ho iniziato tenendo la bimba con i ciripà e cambiandola spesso, ogni volta che mi sembrava bagnata. Una volta spogliata la tenevo anche mezz’ora, quaranta minuti senza pannolino. Fretta non ce n’era. Tanto il tempo va passato, meglio passarlo rilassandosi piuttosto che fare la gara al pannolino che si indossa più velocemente e più facilmente (perché poi si calca tanto l’attenzione sulla facilità e velocità di fasciatura? soprattutto nel neonato mi sembra una cosa assurda, tanto poi una volta che il pannolino è stato messo con tanta velocità che cosa si va a fare?). Durante questo tempo le facevo dei massaggi, le mettevo l’olio, le parlavo e le cantavo una canzoncina e la tenevo sollevata su una ciotolina (quelle tonde di plastica con coperchio ermetico che si usano per conservare i cibi, tipo Tupperware) con la schiena e la testa appoggiate sul mio avambraccio e le gambine trattenute rannicchiate sul ventre (vedi foto). Fin da subito lei ha cominciato a farci la pipì e anche la sua prima cacca! Da quel giorno pur continuando a tenerle il pannolino mi sono accorta che lei aveva capito benissimo il momento della ciotolina e teneva sempre un po’ di pipì da farci dentro e naturalmente sempre la cacca. È stata un’emozione incredibile vedere come lei comprendesse che fare i bisogni in quel modo era una cosa diversa dal farli nel pannolino. I primi tempi di notte era agitata perché aveva bisogno di fare la cacca, spingeva spingeva, ma non la faceva. Alla fine ho scoperto che si liberava volentieri solo quando le toglievo il pannolino e la mettevo sulla ciotolina.

Fatto sta che la cacca dell’Anita nel pannolino non ci è mai finita (e fa anche rima)! La pipì naturalmente ne faceva tanta anche nel pannolino, ma pian piano ho cominciato a capire che se appena si svegliava le toglievo il ciripà, allora 9 volte su 10 lo trovavo asciutto e appena la mettevo sulla ciotolina lei ci mollava una pipì chilometrica. Ho anche scoperto, tenendola a poppare senza pannolino, che lei, a differenza di altri neonati di cui ho letto le esperienze, non fa mai la pipì mentre mangia, ma subito dopo. Ma ho anche scoperto un’altra cosa. Stupefacente. Anita manda un segnale specifico quando deve fare la pipì: un gridolino accompagnato da un movimento frenetico di braccia e gambe. Ogni volta che lo fa dopo fa la pipì. Ma non subito subito. Può aspettare anche parecchi secondi e comunque ti lascia tutto il tempo di andare a prendere la ciotolina o di dirigerti in bagno e di tirarle giù i pantaloncini prima di farla. O meglio, posso dirlo con certezza dopo un mese e mezzo, aspetta proprio che tu sia nella posizione giusta prima di mollarla. Naturalmente se tu non cogli il messaggio o non sei in grado di portarla nel posto giusto ad un certo punto lei non la può più trattenere e la smolla, ma non prima di aver protestato animatamente.
Per tutte queste cose e anche per altre, lentamente ho sentito come sempre più naturale tenerla sempre più a lungo senza pannolino. Finché verso i 20 giorni di vita ho cominciato a tenerla completamente senza. Durante i pisolini diurni la metto a dormire sul letto sopra a una traversa coprimaterasso con lo strato esterno di cotone, giusto per sicurezza, ma lei non bagna quasi mai. Di notte le metto il ciripà, ma tante mattine (soprattutto dopo le notti in cui è stata tranquilla e si è svegliata poco) quando la apro è asciutta e dopo spara nella ciotolina pipì chilometriche. Quando è sveglia cerco di cogliere i suoi segnali e unisco a questo una certa mia idea della sua tempistica, per cui ogni tanto, quando credo sia opportuno, la porto sulla ciotolina (o più spesso su un lavandino o mi siedo sul water con lei in sospensione).
Naturalmente capita spesso di perdere delle pipì, soprattutto nelle giornate frenetiche o in quelle in cui siamo nervosi perché gli altri bimbi ci fanno impazzire, o quando non sto tanto bene o quando Anita è agitata e non sta tanto bene, ma sinceramente non mi interessa. Ho tante ghettine e pantaloncini corti che alterno a seconda della temperatura, a cui ho stretto l’elastico in vita perché sono pensati per il pannolino e non per il corpicino magro della mia Anita, e quando si bagnano li cambio come cambierei il pannolino. Nessuna fatica in più. Per me, che Anita faccia la pipì nella ciotola o nei pantaloni è la stessa cosa. L’EC non è la gara a beccare più pipì possibili ma semplicemente lo stare senza pannolino. Il risultato dovunque finisca la pipì è sempre raggiunto, perché comunque LEI MANDA I SUOI SEGNALI e anche se talvolta io non sono in grado di coglierli IL CANALE DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CONSAPEVOLEZZA RIMANE APERTO E NON SI POTRÁ CHIUDERE.
Francesca
Bologna, giugno 2007
per canarino ..... se hai voglia di leggere .....
son curiosa anch'io come lunapiena ......
FEDE65

#255
fede65 ha scritto: per canarino ..... se hai voglia di leggere .....
son curiosa anch'io come lunapiena ......
alla faccia del quote :lol:
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