Sherko ha scritto:Il concetto "Minottiano" applicato ad un cucina di fascia medio-bassa sicuramente aprirebbe le porte ad un mercato inesistente allo stato attuale.
Sherko.
Mie battutacce a parte
non so a che cosa esattamente tu ti riferisca quando parli di "concetto minottiano", ma se intendi quello stile
ultraminimal, beh, di certo non c'è bisogno di scomodare il grès sulle opere di "andhhh" per farsi una cucina simil-minotti.
Intanto se rimani sulla stessa fascia alta basta prendere una Boffi System 2.3
e avrai lo stesso look essenziale, scegliendo tra una buona paletta di finiture di pregio.
Se scendi verso la fascia media, prendi ad esempio una Valdesign (Gruppo Alf) Domus Slim
se adeguatamente composta puoi avvicinarti senza problemi al "look loculo"
.
Voglio dire che per il design, per lo
stile che caratterizza Minotti ci sono alternative in ogni fascia, proprio perché le linee sono di una semplicità tale per cui imitarlo (o almeno fargli il verso) non pone particolari problemi.
Se invece parliamo di materiali, beh, qui le cose cambiano e anche di parecchio. Qui entriamo, finalmente, in quello che secondo me è, di fatto, il vero "concetto minottiano". Sono proprio i materiali quelli che caratterizzano le cucine Minotti. I materiali
e ciò che ci sta dietro. Una Minotti è tale soltanto a condizione che il materiale sia prezioso, ricercato e ... guarda caso, costoso!
Molto costoso.
Tutti sono capaci di fare un'anta in truciolare o in alluminio, ma quanti sono capaci di rivestire una cucina in pietra e renderla funzionale come il meccanismo di un Vacheron Constantin? Quanti ti creano delle geometrie perfettamente armoniche con le venature del palissandro?
L'altro aspetto che volevo menzionare riguarda proprio la cucina in sé.
Una Minotti va inserita in un contesto di residenze del genere >
residenze, cioè, dove il segno architettonico è talmente forte da poter permettere l'inserimento di un loculario
, che però, sicuramente, sarà in linea con tutta la cifra stilistica degli spazi circostanti. Soprattutto sarà in linea con la scelta dei materiali ... già, perché in questi contesti ciò che conta è l'estrema ricercatezza dei
materiali! Poi la cucina (piuttosto che un altro ambiente) può essere anche un cubo liscio ... e chi se ne frega. L'importante è che la cucina sia preziosa nei materiali e perfettamente discreta nel funzionamento come il motore di una Rolls Royce. Qui parliamo di filosofia della
sottrazione, parliamo di involucri geniali nei quali il design, inteso come virtuosismo decorativo, è quasi assente nelle componenti di arredo.
In questo senso, non capisco perché si debba creare una simil-minotti per fasce medie e medio-basse, cioè destinata (giocoforza) alle classiche casette unifamiliari o al classico appartamento da condominio. Spazi abitativi (non mi si prenda per uno snob) che fanno a pugni con il concetto stesso di Minotti (sia esso originale o imitato). Sono abitazioni che non c'entrano una beata minchiazza con il "concetto minottiano". Infatti nelle abitazioni convenzionali l'arredo interviene a valorizzare la banalità degli spazi, mentre nelle ville "design" l'arredo non deve valorizzare un bel niente, perché tutto il valore risiede proprio nel contesto architettonico. Da qui l'esigenza di puntare sui materiali e non sull'arredo in sé. Questo è il "concetto minottiano".
Giocarsela "Minotti" in condominio sarebbe come indossare un abito
haute couture di Chanel da 20'000 € (o la sua imitazione in nylon da 2'000) per andare in pizzeria a una cena di classe!
Che c'entra? Nulla. Poi, vabbè, la gente faccia come le pare.
Sì ... pensandoci bene è vero che il buon senso è merce rara oggigiorno, per cui la simil-minotti in grès (o peggio, in carta melaminica effetto marmo) magari avrebbe mercato.