La Redazione Consiglia

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#2191
In realtà il successo del vendolismo parte da più lontano, e si spiega solo se si considerano tre fattori. Il primo: il carisma particolarissimo e raro del governatore della Puglia (che D'Alema ribattezzava in modo sprezzante "Jacopo Ortis", e che invece ha dimostrato di essere amato). Secondo: l'accecamento di tutti gli oligarchi del centrosinistra (non vanno dimenticati i "dodici" partiti che si erano già iscritti a sostenere Francesco Boccia). Terzo: le primarie hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro potenziale "eversivo" quando si svolgono in condizioni chiare, senza risultati preconfezionati.
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#2192
Per due giorni abbiamo atteso smentite alle indiscrezioni pubblicate l’altroieri dal Pompiere della Sera sul presunto "patto Berlusconi-Fini": il "processo breve" approvato al Senato verrà congelato alla Camera fino al 25 febbraio, quando è prevista la sentenza della Cassazione su David Mills; se la Cassazione annullerà la condanna a Mills per essere stato corrotto da Berlusconi, il processo a Berlusconi per avere corrotto Mills sarà virtualmente morto e dunque non sarà più necessario ammazzarlo per legge.

Così la legge si inabisserà a Montecitorio e lì riposerà in pace per sempre, mentre a bloccare gli altri processi al premier provvederà l’immunità per le alte cariche (lodo Alfano costituzionale turbodiesel a trazione integrale) o per tutto il Parlamento (lodo Chiaromonte-Violante, dal nome degli astuti piddini che si danno un gran daffare per regalare l’impunità a B.).

Se invece la Cassazione dovesse condannare definitivamente Mills, segnando così il destino di B., il processo breve sarà approvato a tappe forzate, devastando definitivamente quel che resta della Giustizia.
Né Berlusconi né Fini hanno smentito questa ricostruzione, anzi ieri Angelino Jolie l’ha indirettamente confermata: fino a qualche ora prima giurava sull’irrinunciabilità del processo breve ("ce lo chiede l’Europa", "danneggerebbe appena l’un per cento dei processi"); ora ripete tutto giulivo, nella certezza di non poter perdere la reputazione essendosela già giocata da tempo, che "il processo breve non è il Vangelo".

Se dunque le cose stanno così, siamo di fronte a un plateale ricatto del governo alla Cassazione: o salva Berlusconi dal suo processo, o non si salva più nessun processo. Un’estorsione istituzionale in piena regola, a cui gli stessi magistrati della Cassazione dovrebbero ribellarsi con uno sciopero e una richiesta di intervento del capo dello Stato e del presidente della Camera (quello del Senato è quello che è). Mai si era visto nulla del genere, nemmeno nel quindicennius horribilis del berlusconismo. Perché se la Cassazione dovesse assolvere Mills (e dunque indirettamente B.), qualcuno potrebbe sospettare che abbia ceduto al ricatto.

Tanto più che è ancora in piedi l’ipotesi, contenuta in un emendamento alla Finanziaria poi decaduto ma infilabile in qualsiasi decreto omnibus, di prolungare da 75 a 78 anni l’età pensionabile dei magistrati, venendo incontro alle aspettative del presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, prossimo alla scadenza.
E’ in questo clima ricattatorio che anche nella magistratura si notano segni di cedimento. Due storici esponenti di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti (procuratore di Venezia candidato a guidare quella di Milano) e Nello Rossi (procuratore aggiunto di Roma), lanciano strane aperture su due controriforme berlusconiane. Il primo sull’immunità parlamentare, il secondo sull’abolizione dell’appello del pm contro le sentenze di assoluzione o di proscioglimento per prescrizione (una follia già contenuta nella legge Pecorella e già bocciata dalla Consulta; oltretutto Rossi è lo stesso che, vistasi bocciare dal Riesame la perquisizione contro Gioacchino Genchi, l’ha appellata in Cassazione, facendo esattamente l’opposto di quanto ora va predicando).

Insomma tira una pessima aria di appeasement, in nome di quello che il solito Sergio Romano, sul solito Pompiere, chiama "il male minore": siccome B. minaccia la guerra atomica pur di sfuggire ai processi, tanto vale accontentarlo purché non faccia sfracelli. Si diceva la stessa cosa quando il Quirinale e il Pd digerirono il lodo Alfano per scongiurare il “male peggiore” di una legge che bloccava 100 mila processi.

Ora ci risiamo. Così, di racket in racket, B. vince sempre: incassa il pizzo e tutti lo chiamano "dialogo". Lo diceva già Mussolini: "Come si fa a non diventare padroni in un paese di servi?".

da il Fatto Quotidiano del 24 gennaio
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#2193
Bertolaso inviato mediatico
Ma che ci è andato a fare Bertolaso ad Haiti? Forse a controllare che nessuno si facesse bello di un disastro più brutto di quello affrontato da lui. Così, tra morti, moribondi e soccorritori in armi, se ne andava in giro con la puzza sotto il naso, con l’aria di uno cui avessero scippato il terremoto. D’altra parte, il senso di onnipotenza di Bertolaso è cresciuto giorno per giorno accanto a Berlusconi, che cercava sempre di rubargli la scena, alzandosi sui tacchi a livello di telecamera. Fatto sta che l’inutile esibizione mediatica del nostro capo della protezione civile, ha fatto nascere un problema diplomatico con la maggiore potenza del mondo (cosa volete che sia?) e ci ha dovuto mettere una pezza il ministro Frattini. Uno che, quanto a narcisismo, non è secondo a nessuno. O meglio: è secondo soltanto a Brunetta, il quale, come ha detto Luciana Littizzetto, sta rischiando di essere sommerso dall’acqua alta a Venezia. :lol:
Unita'
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#2194
Qualche tempo fa a una trasmissione televisiva un esponente del centrodestra sbatté in faccia a un collega-rivale del centrosinistra il caso Marrazzo dicendo più o meno così: «Avete montato una campagna di stampa per le escort di Berlusconi, ma anche voi avete i vostri bravi "censured"-gate». «Sì - fu la risposta - ma la differenza è che Marrazzo si è dimesso, Berlusconi no».
Ieri si è dimesso anche il sindaco di Bologna Flavio Delbono, pure lui di centrosinistra e pure lui travolto da una storia di alcova (è inutile che si dica che qua ci sono ipotesi di peculato eccetera: la vera storia che ha messo a soqquadro Bologna è innanzitutto una storia di amanti: prima del bancomat, anche qui, cherchez la femme). A sinistra potrebbero quindi aggiungere un tassello a sostegno della propria - se non superiorità morale - serietà.
Non è nostra intenzione stabilire se una simile rivendicazione sarebbe fondata oppure no. Non vogliamo neppure entrare nel merito se dimettersi - quando si apre uno scandalo o peggio ancora un’inchiesta giudiziaria - sia giusto oppure no. Generalizzare sarebbe troppo superficiale.

Quel che sorprende è piuttosto la scoperta di una nuova anomalia italiana. Cerchiamo di spiegarci. Da un po’ di tempo, insieme con il bipolarismo, abbiamo importato dagli Stati Uniti anche la consuetudine di mescolare il pubblico con il privato, la politica con quel che ciascuno fa a casa propria o in un motel. S’è detto e ridetto che è una svolta puritana in un Paese cattolico; il quale, da cattolico appunto, aveva sempre tenuto distinti i due piani: i vizi privati e le pubbliche virtù. Una sorta di «santa ipocrisia» aveva garantito una non belligeranza fra i politici: io non metto il naso fra le tue lenzuola, tu non lo metti fra le mie. E poi, mentre il puritanesimo protestante esige una continua lotta (quasi sovrumana) per non cadere in tentazione, il cattolicesimo è temperato dal sacramento della confessione. «Peccato di pantalone - dice Alberto Sordi in un film - pronta assoluzione».Da quando anche la politica italiana ha cominciato a violare il sacro recinto della privacy, e a non perdonare più scappatelle di questo tipo, pare di assistere a uno strano fenomeno che prima abbiamo chiamato appunto «anomalia». I politici di centrodestra, che organizzano i Family Day e appoggiano la Chiesa in praticamente tutte le questioni che riguardano l’etica matrimoniale e sessuale, rivendicano il diritto al silenzio sulle proprie questioni private. Quelli di centrosinistra - che dopo essersi battuti per il divorzio e l’aborto si battono per i Pacs, i Dico, i diritti dei gay, la fecondazione assistita eccetera - sembrano invece inflessibili sui comportamenti privati dei loro rappresentanti. Marrazzo e Delbono, prima che da una campagna di stampa, sono stati «invitati» a lasciare dai loro stessi superiori di partito.
E ancora. Non fa effetto vedere che il comunista Bertinotti si sente in dovere di scrivere una lettera per assicurare che non ha mai tradito sua moglie? E vedere che mentre la quasi totalità dei leader del centrodestra è divorziata e risposata, la quasi totalità dei leader del centrosinistra vive matrimoni tradizionali? Forse non è un film del tutto nuovo. Già nel vecchio Pci la love story fra Togliatti e la Jotti venne pudicamente nascosta, e Pasolini fu espulso per omosessualità. Mentre Almirante conduceva, da divorziato, una battaglia contro il divorzio.

Per carità: dal punto di vista politico, niente di decisivo. Però che si tratti di una delle tante stranezze italiane, un po’ è vero. Chissà come questa stranezza la vivono gli elettori cattolici, che su questioni che il Papa ha definito «non negoziabili» si trovano costretti a scegliere tra chi predica bene e razzola male, e tra chi predica male e razzola, se non bene, un po’ meglio.http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=
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#2195
26 gennaio 2010
La condizione in cui versa il Pd ci fa arrabbiare come si fa con gli amici che non riconosci più, con chi rischia di sperperare l’ultimo gruzzolo di speranza. Perché se il maggior partito d’opposizione non ne azzecca una, addio opposizione, e forse anche addio partito. Con questo andazzo di errori politici (Vendola) e di catastrofi a sfondo sessuale (Marrazzo, Delbono) sarà difficile non morire berlusconiani, caro Bersani che dai cartelloni vagheggi sorridendo l’alternativa. Poiché questo è il Pd che abbiamo, e non ci resta molto altro vorremmo recitare un ultimo atto di fede. Pochi consigli non richiesti, sicuri di non essere ascoltati ma per metterci almeno la coscienza in pace.

Primo. Il caso Vendola insegna che giochini e contorcimenti vari per scansare le primarie sono una dannosa perdita di tempo. Tanto vale arrivarci subito. E quindi ci aspettiamo che siano, al più presto, indette le primarie in tutte le regioni dove concorrono più candidature. Dall’Umbria alla Campania, alla Calabria. Si eviteranno veleni e risse indecorose. E poi, i 200 mila della Puglia dimostrano che le primarie riscaldano il cuore degli elettori, il che non guasta visto l’encefalogramma dei democratici.

Secondo. Considerata la frequenza con cui sindaci e presidenti di regione si fanno trovare in situazioni, per così, dire piccanti, sarebbe il caso di pretendere dai candidati dichiarazioni giurate sull’esistenza di eventuali scheletri (video, foto, carte di credito compromettenti ) nell’armadio. Tanto, poi, esce tutto. E, se esce sarebbe auspicabile piantarla lì con il grottesco balletto sull’"io non mi dimetto", quando si sa che, poi, si dimettono eccome.

Terzo. E’ così folle pensare che il Pd dovrebbe affidarsi a candidati competenti, degni di stima? Invece che ai soliti volponi, esperti nell’arte del maneggio politico e degli accordi sottobanco? Perdere per perdere, non è meglio a testa alta?

da il Fatto Quotidiano del 26 gennaio
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#2196
Il Partito Democratico dallo psicanalista
:lol: Quale male oscuro affligge il Pd? Se lo chiedono gli specialisti di tutto il mondo. Ecco le ipotesi più accreditate:
1) Schizofrenia di tipo Paranoide. Secondo lo psichiatra svizzero Fabian Zoldan, autore del saggio «Ernesto Galli Della Loggia è lo pseudonimo di Enrico Letta», il Pd soffre di un disturbo della personalità. I sintomi principali sono: poche idee ma fisse («Senza l’Udc non si vince»), allucinazioni («Gianni Letta vuole fare le riforme») e deliri di onnipotenza («Non mi dimetto nemmeno se rinviato a giudizio»). Zolden consiglia una terapia di gruppo, che il paziente in passato ha rifiutato perché voleva andare da solo: comportamento antisociale tipico degli schizofrenci. Zolden si è allora rivolto a un professore italiano, fondatore della comunità di recupero «L’Ulivo», ma il professore ha risposto all’appello del collega svizzero con una criptica cartolina: «Saluti da Madonna di Campiglio».
2) Invidia del pene. Per Dj Orgia, un ragioniere brianzolo che per anni ha esercitato abusivamente la professione medica nei privé delle discoteche pur di tastare le cubiste, il Pd rosica. Vorrebbe essere come Berlusconi, che alcuni dirigenti piddini tentano di imitare alleandosi con Casini, dialogando con Fini, facendo sesso a pagamento. Ma, per quanto si sforzino, messi tutti insieme non riescono a combinarne quante il premier da solo.
3) Presenza del demonio. Per Monsignor Bonanza, vescovo esorcista, il Pd è in realtà la Dc posseduta dal diavolo, che si manifesta sotto le mentite spoglie di elettori laici.
4) Depressione Post-partum. Per la pedagogista canadese Molly Watson, i fondatori del Pd non si sono mai ripresi dalla travagliata nascita del partito, venuto al mondo con la fecondazione in vitro e nato con una malformazione: ha un corpo e due teste. Ma la sfiga principale, lamentano gli elettori, è che è sordo da tutte e quattro le orecchie.
Unita'
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#2197
Il piano segreto per l’Expo

Il contratto da cui nasce l’Expo di Milano è un documento di 25 pagine e sette planimetrie che nessuno ha mai visto: non il consiglio comunale, che lo aspetta da un paio d’anni, non i cittadini milanesi che avrebbero diritto di sapere che cosa si sta progettando. È una convenzione sottoscritta, già nel giugno 2007, dal comune e dai due proprietari dell’area su cui, nel 2015, si svolgerà l’evento: la Fiera di Milano e la società Belgioiosa (gruppo Cabassi).

È il documento, finora segreto, che fa finalmente capire dov’è il trucco dell’Expo 2015: un’iniziativa intitolata "Nutrire il pianeta, energia per la vita", che nutrirà però soprattutto i proprietari dell’area, i quali potranno cementificarla con grande energia, oltre ogni regola.
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#2198
Da legge "ad personam" a legge "ad familiam". Estesa pure ai coimputati. Per sospendere il processo non solo per Berlusconi ma, giusto quando l'inchiesta Mediatrade marcia verso il dibattimento, anche al figlio Pier Silvio e a Confalonieri. Udc in allarme, Quirinale preoccupato. Ma il Cavaliere ha buon cuore e le sue teste d'uovo giuridiche sono pronte ad "allargare" il legittimo impedimento. Questione di ore per la modifica. Che oggi passerà il vaglio della consulta Pdl per la giustizia.

Vogliono il "concorso di persone", quindi udienze sospese quando il premier, i ministri (e loro vorrebbero pure i sottosegretari), hanno impegni istituzionali. Certificati dagli uffici. Udienze bloccate fino a sei mesi visto che il testo di Enrico Costa, il capogruppo Pdl in commissione giustizia relatore del ddl, già prevede la novità del "legittimo impegno continuativo". Di sei mesi in sei mesi il processo non si farà più, almeno per 18 mesi, tanto dura la legge-ponte proposta dal leader dei centristi Casini per far retrocedere Berlusconi dallo "sterminio", come lo chiamano le toghe, del processo breve.
omnia munda mundis

#2199
Via Bertolaso. Berlusconi lo sostituirà con Mourinho
Ieri era la giornata della memoria, e tutto il mondo ha ricordato la tragedia della Shoah. Compreso il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, che ne ha approfittato per criticare la disorganizzazione delle truppe alleate durante la liberazione dei campi di sterminio. Bertolaso ha definito patetico lo sbarco in Normandia, dove è mancata da parte degli Stati Uniti ogni capacità di coordinamento. Un primo demenziale errore tattico è stato quello di inviare in Germania truppe composte principalmente da soldati di colore, i quali - ha ricordato Bertolaso - riescono a lanciare le granate solo a ritmo di musica, circostanza che rallenta le operazioni militari e irrita le popolazioni civili. Bertolaso ha spiegato che lui avrebbe saputo gestire molto meglio l’emergenza raggiungendo Omaha Beach a bordo di una moto d’acqua e trainando con gli sci un cameraman del Tg1 che avrebbe ripreso il tutto da un’angolazione favorevole: esattamente quello che è mancato per far funzionare i soccorsi ad Haiti. Messo piede in territorio tedesco, il capo della Protezione Civile si sarebbe rimboccato le maniche rimboccate della polo blu e avrebbe cominciato la ricostruzione di Dresda 2 seguendo il modello architettonico del primo insediamento nella zona: due palafitte sul fiume Elba. In questo modo, gli abitanti di Dresda, traumatizzati dal bombardamento, si sarebbero potuti svagare immaginando di essere in vacanza nel Neolitico. Queste ultime dichiarazioni di Bertolaso, come le precedenti sulla gestione degli aiuti ad Haiti, sono così ostili nei confronti degli Stati Uniti che Bin Laden le ha rivendicate. Hillary Clinton era talmente arrabbiata con Berlusconi che ha minacciato un embargo al Viagra. Per impedire alla situazione di degenerare, il premier italiano è costretto a scaricare il suo pupillo. Non dovrebbe essere complicato trovare una figura più adatta al ruolo. Bertolaso è così poco diplomatico che, per distendere i rapporti ed evitare future gaffe, Berlusconi sta pensando di sostituirlo con Mourinho. :lol: :lol: :lol:
Unità
omnia munda mundis

#2200
Non so se può rientrare come discussione politica, ma riporto l'intervista al Vescovo Emerito Babini, capo spirituale di Grosseto giusto per chiarire che l'omofobia, il razzismo e l'odio non solo sono veicolati dalla situazione politica, ma vengono anche insegnati in chiesa (tanto per per essere coerenti col messaggio di Amore Universale che appartiene a Dio... :roll:)

"Come Vescovo che non cede alle lusinghe della modernità, dico che la pratica conclamata della omosessualità é un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino, senza alcuna remora, proprio in quanto pastori di anime. Io non darei mai la comunione ad uno come Vendola".

Eccellenza, che pensa della pratica omosessuale?: " mi fa ribrezzo parlare di queste cose e trovo la pratica omosessuale aberrante, come la legge sulla omofobia che di fatto incoraggia questo vizio contro natura. I Vescovi e i pastori devono parlare chiaro, guai al padre che non corregge suo figlio. Penso che dare le case agli omosessuali, come avvenuto a Venezia, sia uno scandalo, e colui che apertamente rivendica questa sua condizione dà un cattivo esempio e scandalizza".

Che cosa devono fare gli omosessuali?: " chi ha la tendenza ha diritto alla misericordia e non ad essere discriminato, ma colui il quale addirittura ne fa vanto, si mette fuori della comunione della Chiesa e non merita questo sacramento. Fanno in tempo a pentirsi da questo orribile difetto. Lo ribadisco: all'omosessuale praticante e conclamato non va amministrata mai la comunione, quando si presenta davanti, il ministro abbia il coraggio di tirare avanti. Ad uno come Vendola io non la amministrarei mai".

Eccellenza, nella parica quotidiana le nozze in Chiesa sono diventate delle celebrazioni spesso disordinate: "certamente e occorre porre rimedio. Ma come al solito molti Vescovi italiani mettono il lucchetto al cancello quando i buoi sono già scappati. Se certi Vescovi dormono é impossibile celebrare degnamente le nozze in chiesa, senza stravaganze che le rendono ormai spettacoli. Bisogna fra capire che il matrimonio in chiesa é una cosa seria e non limitarsi ad una coreografia. Poi si dica chiaramente ai cattolici che loro devono scegliere il sacramento. Se in tutta libertà vanno al comune, sappiano che opera la scomunica latae sententiae, si mettono fuori da soli dalla chiesa".

Il Vescovo parla della recente visita del Papa alla Sinagoga: " l' Osservatore Romano la ha lodata e penso che il Papa abbia fatto bene a visitarla. Ma con la stessa franchezza é arrivato il momento di affermare che gli ebrei non sono più i nostri fratelli maggiori. Meglio, lo sono stati sino all'arrivo di Cristo, poi lo hanno abbandonato e non conosciuto. Loro sono contro la storia e dal Nuovo Testamento in poi hanno scelto di non essere nostri fratelli. Sull'albero dell'ulivo é stato fatto un inserto diverso. La Chiesa é nata da Cristo e non dagli ebrei".


Ha visto quello che accade in Nigeria?: " la conferma che l' Islam é una religione violenta ed anticristiana e che distinguere tra Islam moderato e estremo non ha senso. L'Islam é unico e il brodo di coltura sono proprio i Paesi moderati. Nazioni slamiche ricche ad Haiti non hanno mandato neppure un soldo. Bisogna svegliarsi dal letargo e difendersi dall ' Islam, prima di essere colonizzati".
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#2202
Io, mammeta e tu
la politica in famiglia

IO, mammeta e tu. Ogni cosa al suo posto e ogni ramo dell'albero genealogico reinnestato al fusto, perché si onori la memoria. "Torno, la storia ci ha dato ragione" dice Angelo Gava, figlio di Antonio che Francesco Cossiga già definì "boss figlio di boss": sette volte ministro, arrestato, condannato e poi assolto in Cassazione per associazione mafiosa e nipote di Silvio, tredici volte ministro. Angelo vuol divenire consigliere regionale della Campania, il Popolo della libertà lo ospita e con riguardo in lista. In effetti anche la signora Flora, consorte di Armando De Rosa, ex assessore regionale e grande accusatore di Gava, è ai nastri di partenza nello stesso schieramento.
Adesso che le cronache narrano dell'ampliamento alla famiglia delle leggi ad personam, la famiglia, appunto, corre avanti e intercetta i posti in prima fila della prossima tornata elettorale. Al nord ancora non si sa, ma al sud è tutto ben apparecchiato. In Campania, per esempio, un tentativo lo farebbe (lo farà) Giovanni, figlio di Carmine Mensorio, ex senatore, Ettore, figlio di Ortensio Zecchino, ex ministro, Simone, figlio di Antonio Valiante, attuale vicepresidente della Giunta. Ah, dimenticavamo i coniugi Mastella. Sia lui ("sarò capolista a Napoli") che lei ("sarà candidata a Benevento") di nuovo in campo. Vicini e felici.

L'Italia è lunga ma federale. E a casa propria ciascuno fa come vuole. A Bologna, per esempio, il sindaco si dimette per l'annuncio a
suo carico di un'inchiesta per peculato. Il Pd ha applaudito: ben fatto! A Napoli il Pd apre alle primarie. In lizza Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, che ha però sul groppone non una ma due inchieste (concussione) e una domanda di arresto che l'aula di Montecitorio, al tempo in cui il candidato era deputato, negò ai giudici.

Federalismo, regionalismo. Cioè, ripetiamo: ognuno padrone a casa propria. Il ministro Calderoli da Milano annuncia il taglio delle poltrone. Nulla di grave, intendiamoci: neanche una seggiola è stata segata. In Calabria invece l'aumento delle poltrone è cosa fatta. Il nuovo statuto introduce la fantastica figura del consigliere regionale supplente. Come a scuola il supplente entra in classe quando il titolare s'ammala, così a Reggio Calabria, sede del consiglio, undici politici saranno collocati nella funzione di precari ex lege. Entreranno in carica, appena la legge elettorale regionale formalizzerà l'innovazione, quando i rispettivi colleghi verranno chiamati al governo in un posto da assessore. Torneranno cenere se il titolare dovesse dimettersi o venire sostituito.

Il federalismo propone sempre formule variabili. Il governo nazionale è impegnato nella guerra alla criminalità e alle forme più diffuse di corruzione. Oggi, manco a dirlo, l'esecutivo si riunisce proprio a Reggio Calabria, per dar prova di carattere e sancire il punto esatto dove lo Stato non indietreggia. A Tropea, la città più nota della costa calabra, sotto lo schiaffo della 'ndrina dei Mancuso di Vibo Valentia, nelle scorse settimane hanno chiesto ad Angela Napoli, deputata anticosche, eletta con Alleanza nazionale, di rendersi disponibile alla carica di sindaco. "Tropea è la vetrina della Calabria e io ho detto di sì, mi è sembrato giusto". Infatti sembrava giusto a tutti. Poi però il suo schieramento non se l'è sentita di stressare la signora, già impegnatissima alla Camera. Per la perla calabrese ha scelto l'esperienza del signor Gaetano Vallone, due mandati da sindaco e ottant'anni sulle spalle...
(28 gennaio 2010)
omnia munda mundis

#2203
28 gennaio 2010
La differenza fra Pdl e Pd, a parte la elle, è tutta nella battuta di Prodi: "Ma chi comanda nel Pd?".
Nel Pdl invece comanda il Banana. Infatti, mentre il centrosinistra si dilania in primarie fratricide, sfibranti dibattiti su alleanze e candidature, addirittura dimissioni per scandaletti da film di Jenny Tamburi e Bombolo, e mentre persino Cuffaro si autosospende dall’attività politica nell'Udc (ma non dal Senato, mica è fesso) dopo la condanna per favoreggiamento mafioso, dall’altra parte non muove foglia che Banana non voglia.

Anche Fini è tornato a cuccia, i suoi han votato il processo morto e ora vorrebbero addirittura riesumare l’immunità parlamentare.
Nicola Cosentino, raggiunto da un mandato di cattura, è saldamente al suo posto di sottosegretario alle Finanze e presidente del Cipe: lui mica aveva l’amante, è solo indagato per camorra.

Raffaele Fitto, rinviato a giudizio due volte per corruzione, turbativa d’asta e interesse privato, rimane a pie’ fermo ministro e sceglie pure il candidato governatore di Puglia.
Lottizia Moratti, condannata in primo grado col suo staff dalla Corte dei conti a risarcire 263 mila euro per avere sperperato denaro pubblico in consulenze inutili, resta felicemente sindaco di Milano.

Idem Roberto Castelli, noto nemico di Roma ladrona, condannato pure lui dalla Corte a restituire 100 mila euro per le consulenze pazze al ministero della Giustizia, ergo viceministro delle Infrastrutture.
L’esempio viene dall’alto: se il Banana non fa una piega nemmeno ora che ha mezza famiglia indagata per frode fiscale e appropriazione indebita da 34 milioni di dollari, c’è speranza per tutti.

Resta da capire cosa debba fare uno del Pdl per doversi dimettere: basterà una rapina in banca con omicidio, o è richiesta la strage? Dopotutto la democrazia all’italiana è questa: prendere i voti e profittarne finché si può.
Dopo il processo breve, il Banana ha inventato le primarie brevi: rimessosi dal vile attentato di piazza Duomo, si è riunito con se stesso, ha riaperto l’agendina delle girls (una Treccani in 18 volumi) e ha messo giù le liste e i listini.

Repubblica informa che, nei listini con gli eletti sicuri in ogni regione, "due posti vanno lasciati a disposizione del Presidente". Pare che l’assista nella ferrea selezione Licia Ronzulli, la sua fisioterapista promossa eurodeputata, detta anche "la Rasputin di Arcore".
Licia Rasputin gli avrebbe suggerito, fra i candidati d’eccellenza, un collega massaggiatore. Ma "questi dovrà vedersela con il suo geometra di fiducia del Cavaliere, Francesco Magnano, con il massaggiatore del Milan, Giorgio Puricelli, e la sua igienista dentale che avrebbe avuto piccole esperienze televisive".

Alla regione Lombardia mancava giusto quella che gli leva il tartaro dal sorriso di plastica. Dopodiché nulla osterà all’elezione della callista, del tagliatore di peli dal naso e del fornitore di capelli sintetici (a proposito, è ora di una ripiantatina).
A quel punto bisognerà trovare un posto anche alla manicure di Angelino Jolie, che non ha fatto nulla di male per essere così odiosamente discriminata, anzi le tocca pure maneggiare gli arti superiori del Guardasigilli alle Maldive.

Pare che l’altro giorno un certo Riccardo Migliori, ex di An, sia salito a Palazzo Grazioli per autoproporsi come governatore in Toscana: il Banana, quando finalmente, dopo lunga anticamera, l’ha ricevuto nel consueto accappatoio bianco, ha obiettato: "Lei avrà anche esperienza, ma non ha il fisico adatto, qui ci vuole una bella donna".
Pare infatti che il Migliori sia sprovvisto di tette e, diversamente dal premier, pure di fondotinta. Scartato.

Per la Toscana si pensa alla procace ex sindaca di Castiglion della Pescaia, Monica Faenzi, sponsorizzata dal coordinatore Pdl Denis Verdini, lo stesso che un anno fa stroncò le speranze di rielezione dell’europarlamentare pugliese Marcello Vernola con questa insuperabile motivazione: "Caro, tu non c’hai le poppe". Poi dicono che in Italia non c’è selezione delle classi dirigenti.

Da il Fatto Quotidiano del 28 gennaio
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#2204
:lol: :lol:
La norma «ad familiam» ispirata ai villaggi Alpitour
Berlusconi rinuncia alla norma «ad familiam». Ispirata al regolamento dei villaggi Alpitour, prevedeva che durante i processi i figli a carico non pagassero. L'idea di estendere ai coimputati come Piersilvio il legittimo impedimento del premier era balenata al nuovo consigliere giuridico Jimmy «Bullshit» McRaney, un ex sceneggiatore di soap-opera originario di Las Vegas già allontanato dal cast di «Beautiful» per aver scritto la scena in cui Sally Spectra resuscita, rivela di essere un uomo e mette incinta la figlia. Il Leggittimo impedimento allargato avrebbe permesso anche ai sottosegretari come Cosentino e Bertolaso di schivare i processi, ma era così palesemente incostituzionale che dal Quirinale è filtrata un'idiscrezione: Napolitano non lo avrebbe firmato, e avrebbe chiesto ad Alfano di sottoporsi all'anti-doping. Berlusconi non si è perso d'animo e ha reagito convocando il ministro per pianificare il cammino delle leggi ad personam. Alfano ha aperto l'agenda di pelle donata da Berlusconi ai membri del Governo (è un modello prestampato Mondadori: a tutte le ore c'è scritto «Salvare il premier dai processi») e ha fissato per la prossima settimana l'approvazione alla Camera del legittimo impedimento, a seguire il processo breve, entro il 2010 il «Lodo Alfano Bis», che secondo il minstro della Giustizia Napolitano potrebbe firmare perché è identico al precedente ma scritto molto più piccolo. Questa intensa attività impedisce a Berlusconi di concentrarsi sulle regionali. Il premier è in difficoltà soprattutto in Puglia, dove la candidata dell'Udc Poli Bortone ha declinato l'invito a ritirarsi e ha dichiarato: «Posso battere Vendola, ora che D'Alema si è deciso ad appoggiarlo». Bossi scalpita. Berlusconi, per rinsaldare l'asse con a Lega, rilascia dichiarazioni come «Meno immigrati, meno crimini». È falso: statisticamente, tra immigrati e italiani c'è lo stesso tasso di criminalità. Significa che gli immigrati infrangono la legge molto meno degli italiani, perché Berlusconi fa media.29 gennaio 2010-L'Unità
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#2205
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 119867/8/0

Campania, Calabria, Puglia, Basilicata. Nel Nord la campagna elettorale è già cominciata da un pezzo, intorno al Volturno e nel Tavoliere infuria lo scontro per decidere i nomi degli aspiranti governatori. Nel Pd, ma anche nel Pdl. Perché, spiegano, "da queste parti non contano le elezioni ma la corsa per conquistare la candidatura. Chi si aggiudica questa battaglia poi vince anche la guerra". Una partita che si gioca su due tavoli. A Roma, dove i leader nazionali provano a intrecciare gli appetiti locali con le loro strategie: un esercizio difficile perfino per Silvio Berlusconi, desideroso di far saltare il tavolo con l'Udc di Pier Ferdinando Casini, anche a costo di mettere in crisi nel Lazio Renata Polverini, nonostante la reazione di Gianfranco Fini e la paura dei suoi ras in periferia. E sul territorio, dove tra primarie, trattative doppie e triple, e il contorno di scandali, inchieste, sospetti e ricatti, più di un big rischia di rimetterci la faccia, e altro.



Il fattore Sud. Le regionali si vincono o si perdono qui. Lo sa bene il Cavaliere che si è dedicato personalmente alla pratica. Lo calcola Casini che dalla Calabria alla Campania danza su tutte le piste. Ne è consapevole il vecchio Ciriaco De Mita che è volato a Strasburgo, ha staccato il telefono e si fa pregare dagli aspiranti candidati. E lo ha ha ben compreso l'eterno quasi-statista Massimo D'Alema, costretto a sessant'anni a battere la Puglia provincia per provincia come faceva più di un quarto di secolo fa quando era il giovane segretario regionale del Pci, facendosi carico del suo uomo alle primarie del Pd del 24 gennaio. "D'Alema porta Francesco Boccia di paese in paese come la croce sul calvario", lo ha descritto l'emittente pugliese 'Telenorba'. Le primarie potrebbero trasformarsi in una via crucis senza resurrezione se dovesse vincere l'avversario del quarantenne deputato-economista, il governatore uscente Nichi Vendola. Sconfitta bruciante per D'Alema, sceso in campo per difendere l'alleanza con l'Udc. Ma l'effetto sarebbe devastante soprattutto per i centristi, che dopo aver tenuto in mano per mesi il pallino rischiano ora di non potersi fidanzare con la sinistra e di essere tenuti a distanza dalla destra.
omnia munda mundis