cui prodest?amluci ha scritto:Mercury ha scritto:amluci ha scritto:Badate bene, in termini di ricambio tecnologico è già successa la stessa cosa con quella minchi@ata del Digitale Terrestre.... ovvero è stata scelta la soluzione più vecchia, più scalcagnata e meno costosa....
Chi ci guadagna col Digitale Terrestre
Il Governo dà un’accelerata alla legge sull’emittenza televisiva, ma non fa nulla per avviare un concreto sviluppo del Paese. Lavoro, ricerca, scuola, banda larga, nuove tecnologie per l’ambiente e quant’altro, restano al palo nell’indifferenza dell’Esecutivo.
E’ del tutto evidente, invece, quanto il passaggio dall’analogico al digitale terrestre sia “chiaro” per gli interessi di Berlusconi. Sotto l’insegna dell’innovazione tecnologica e forte di un’altra legge costruita su misura per lui, il presidente del Consiglio mette a segno due strepitosi risultati: un consistente guadagno economico per le casse delle sue aziende (sembra, anche attraverso la vendita, con un contributo pubblico, di decoder prodotti da una ditta di famiglia controllata dal fratello Paolo); ed una ulteriore espansione territoriale dell’informazione targata Mediaset. Il conflitto d’interessi di Berlusconi è indiscutibile. Il passaggio al digitale terrestre, avvenuto in Campania il primo dicembre, conferma quanto era già emerso, e quanto accadrà prossimamente, in altre regioni che via via “traslocheranno” dall’analogico al digitale, secondo l’arbitrario calendario stilato dal Ministero delle Telecomunicazioni.
Molte televisioni locali saranno oscurate o costrette ad una programmazione notevolmente ridotta a causa delle nuove frequenze e per una scarsa quantità di contenuti da trasmettere. La legge, per ogni frequenza concessa, impone la creazione di tre canali di trasmissione. La tv che ottiene la concessione ha sei mesi di tempo per triplicare la sua offerta televisiva. E’costretta, quindi, ad acquistare notevoli quantità di produzioni televisive da mandare in onda; altrimenti si vede revocata la licenza che sarà assegnata ad altro soggetto. E allora sorge spontanea la domanda: chi è il maggiore produttore, in Italia, di contenuti televisivi quali film, trasmissioni di intrattenimento, produzioni seriali, fiction? L’editoria locale che per 40 anni, con una regolare concessione statale e ingenti investimenti effettuati, ha svolto un ruolo fondamentale nel panorama informativo, coprendo realtà territoriali ignorate anche dal servizio pubblico, si troverebbe così a dover affrontare costi spropositati per sopravvivere. Le trasmissioni delle piccole emittenti, inoltre, saranno irradiate in ambiti territoriali ristretti rispetto a quelli raggiunti fino a ieri con l’analogico. Una notevole perdita in termini occupazionali ed economici. E’ infine del tutto incomprensibile, quanto in palese violazione dei dettami legislativi, che una legge nazionale entri in vigore ma stabilisca temporalità diverse nella sua applicazione territoriale. Una evidente discriminazione che altera il mercato violando norme precise. Alcune regioni hanno ancora tre anni di tempo (in Italia il passaggio al digitale si completerà a dicembre del 2012) per adeguarsi alla nuova tecnologia di trasmissione. Un lasso di tempo notevole, stabilito per legge. Intanto, le emittenti che hanno funzionato da “cavie” , fanno già i conti con una crisi dai risvolti preoccupanti.
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