La Redazione Consiglia

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#3257
Il ministero dell’Istruismo
Caro ministro Gelmini, leggo che si dice d’accordo sull’apertura delle scuole il 30 settembre. L’Italia è un paese che vive di turismo, dice, e se le famiglie potranno usare settembre per andare in vacanza, la stagione si allungherà e loro potranno risparmiare.
Capisco che Lei lavora in un governo che sembra si stia sempre in vacanza, e che tende a trasformare il Paese in una specie di luna park permanente. Capisco anche che all’inizio di settembre siete sempre talmente in ritardo con l’assegnazione delle cattedre che tanto vale rimandare e chi s’è visto s’è visto.
Per quanto mi riguarda, mi limito a segnalarle che un ragazzino di terza media, tra vacanze di Natale, Pasqua, ponti, elezioni, assenze dei docenti, campi scuola, breve e fisiologica influenza invernale, quest’anno sarà stato a scuola meno di 200 giorni su 365. Così arriverà agli esami in affanno, e con mezzo programma non fatto, come tutti i ragazzini della sua età in quasi tutte le scuole del paese che Lei governa.
Capisco, come sopra, che c’è un bel pezzo del vostro target elettorale - è statistica – fatto di persone poco scolarizzate, e capisco anche che per il Paese che Lei e il suo premier desiderate cultura, ricerca e istruzione non siano esattamente una priorità.
Però insomma. Lei è il ministro dell’Istruzione, mica del Turismo. E il suo compito è mandarli a scuola, i ragazzi italiani, non in vacanza. A questo lasci che ci pensi la sua collega Brambilla. Può stare certa che meno andranno a scuola e più si iscriveranno, da grandi, ai Promotori della libertà.
(P.S. Le segnalo che in questo Paese ci sono sempre meno soldi, e la maggioranza dei ragazzini, nel suo famoso settembre, non andranno a respirare iodio o a fare trekking, ma staranno a casa davanti a Mediaset o alla Rai, che è lo stesso. Avverta i pubblicitari, che se si sbriga fa in tempo)
http://bracconi.blogautore.repubblica.it/
omnia munda mundis

#3258
Il bavaglio e Berlusconi indagato
Anni di inchieste, nessuna notizia

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... 311488/Dei presunti diritti televisivi gonfiati, dei vorticosi giri di denaro all'estero, oggi non si saprebbe ancora nulla. Come, d'altronde, delle complicità di Frank Agrama e delle sue costosissime mediazioni con le major americane, o del ruolo che Silvio Berlusconi, fondatore e primo azionista del gruppo Mediaset, avrebbe avuto - secondo la procura di Milano - nella gestione dei diritti televisivi acquistati Oltreoceano.
Perché se la riforma delle intercettazioni venisse approvata così come proposta dal guardasigilli Angelino Alfano e sostenuta dal primo consigliere del premier, il suo avvocato Niccolò Ghedini, l'opinione pubblica non saprebbe, oggi, che il presidente del Consiglio è indagato per appropriazione indebita e frode fiscale per i diritti della società controllata Mediatrade. Tre anni di silenzio.

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... o-4310990/
Ddl intercettazioni, il dubbio del Cavaliere
"Così è inutile, meglio seppellirlo"
La minaccia dei finiani: contesteremo il ddl in aula a palazzo Madama


Il dubbio, che da alcuni giorni serpeggia nella mente del Cavaliere, se non sia il caso di mandare tutto all'aria. Chiudere il capitolo delle intercettazioni. Lasciar morire il ddl in un ramo del Parlamento com'è avvenuto per il processo breve. Quello doveva servirgli per bloccare i suoi dibattimenti, ma poi è arrivato il legittimo impedimento. Questa, la legge sugli ascolti, per usare le sue parole, "non serve più a nulla". Non fa che dirlo: "Per come l'avete scritta, non mi è mai piaciuta, ora è un compromesso al ribasso inaccettabile. L'avevo detto io: le intercettazioni si devono poter fare solo per mafia e terrorismo. E voi ci avete messo pure la corruzione. A questo punto a che serve?". Abbandonarla dunque, dopo il passaggio al Senato. Non dare a Fini quest'ultima soddisfazione di obbedire ai suoi diktat. E magari incassare un bonus pure dagli americani, visto che a quell'amministrazione questa legge non piace. Berlusconi la pensa così, ma molti tra i suoi lo tengono a freno, temono una brutta figura peggiore della retromarcia su singole modifiche, spingono per un compromesso. Per questo Schifani media. E Alfano obbedisce.
omnia munda mundis

#3259
Ciò che Silvio non poteva direE’ stato Gianni Letta ad anticipare ieri agli italiani il «succo» della manovra che questa mattina il governo illustrerà ufficialmente. E già il fatto che Letta abbia parlato è una notizia. In oltre quindici anni di fedele servizio, le sue dichiarazioni pubbliche si contano sulle dita di una mano. E mai un commento, mai un'esternazione. A memoria, lo ricordiamo prendere la parola per il terremoto dell’Aquila: ma Letta è abruzzese, lì c'era un fatto personale e sentimentale.

Come mai dunque è stato proprio lui ad anticipare, come dicevamo, il succo della manovra? La prima risposta che viene istintiva è semplice: si tratta di un «succo» amarissimo per gli italiani. Letta ha annunciato «una serie di sacrifici molto pesanti, molto duri», che il governo è «costretto a prendere per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia».

Avrebbe mai usato, Berlusconi, l'aggettivo «disperato»? Lui che ha sempre detto di non aver mai visto un pessimista combinare qualcosa di buono nella vita? Avrebbe mai definito «epocale» la crisi, lui che ha sempre accusato di catastrofismo chi parlava di recessione? Avrebbe mai voluto essere il premier che annuncia sacrifici agli italiani, lui che aveva promesso meno tasse per tutti?

Berlusconi è un leader di grande carisma, ma il suo è un carisma fondato sull’ottimismo, sull’iniezione di fiducia. Capita invece che a volte i grandi condottieri debbano usare linguaggi diversi, più sgradevoli. È celeberrimo il discorso che Winston Churchill pronunciò alla Camera dei Comuni il 13 maggio di settant'anni fa: «Ho ricevuto da Sua Maestà l'incarico di formare un nuovo governo... Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore... Abbiamo di fronte a noi molti, molti mesi di lotta e di sofferenza». Allora «la più terribile delle ordalie», come la definì Churchill, era la lotta contro il nazismo. Oggi lo spettro è «solo» un cambiamento di tenore vita per tutti noi: per molti, anche uno sprofondare nell’indigenza. Il contrario di quella prospettiva di benessere e successo che Berlusconi «garantiva» con l'esempio della propria vicenda personale.

È dunque probabilmente questo il motivo per cui il Grande Comunicatore dell'ottimismo e del successo ha voluto far vestire a Letta quei panni da Churchill che non sono nel suo guardaroba. Ieri sera un altro Letta, Enrico, ha detto che Berlusconi deve assumersi le proprie responsabilità e mettere la faccia accanto alla parola «sacrifici». Non sappiamo se lo farà. Che smentisca Letta in toto è molto difficile, se non impossibile. Più facile che ne attenui i toni, dicendo che sì, i «sacrifici» ci saranno, ma precisando che è l'Europa a chiederceli anzi a imporceli, e che se fosse solo per l’Italia la situazione non sarebbe quella che è. Facile anche prevedere che alla fine il premier aggiungerà che tutto andrà comunque per il meglio, e che ogni stretta alla cinghia sarà funzionale al coronamento del sogno, cioè all'abbassamento delle tasse. Se così sarà, vorrà dire che la scelta di mandare avanti Gianni Letta ha avuto anche lo scopo di riservarsi un’ultima parola che non lasci negli italiani la memoria di una promessa di lacrime e sangue.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... e=&sezione
omnia munda mundis

#3260
"Volevo ringraziare di cuore Daniele Luchetti, il mio regista, Rai cinema e Cattleya che hanno creduto in questo film. Siccome i nostri governanti in Italia rimproverano al cinema di parlare male del nostro paese, volevo dedicare questo premio all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore nonostante la loro classe dirigente”. Queste parole le ha pronunciate ieri sera Elio Germano, talento italiano, premiato come miglior attore a festival di Cannes per “La nostra vita”. Un j’accuse forte e chiaro nei confronti del governo che ha tagliato i fondi al cinema e del presidente del Consiglio Berlusconi che si è scagliato contro quegli artisti e cineasti che hanno il vizio di raccontare che le cose in Italia non vanno un granché bene, insomma, la verità.
Ebbene, se aveste voluto sentire l’attore pronunciare queste parole in diretta, avreste dovuto sintonizzarvi su France1 o Canal plus. Perché al Tg1 di Minzolini, nel servizio di Vincenzo Mollica, Elio Germano è andato in onda muto come un pesce, come una spigola nell’acquario, con la bocca che si muoveva inutilmente, senza emettere un suono. Vincenzo Mollica, il giornalista autore del pezzo, aveva anticipato prima del collegamento come l’attore avesse accolto il premio con una frase polemica. Così, al momento di mandare in onda il servizio, guarda caso è scattato il problema tecnico sulla linea internazionale, neanche si fosse trattato di un collegamento dal Turkmenistan o dal Kazakhstan. Era solo Cannes, Francia, Europa, ragazzi! Da oggi, dunque, la censura al Tg1 si chiama problema tecnico. Ma a metterci una pezza ci ha pensato il conduttore dell’edizione serale del tg. Scusandosi per il problema tecnico ci ha tenuto ha completare il pensiero di Germano, facendo la censura della censura e cioè omettendo la prima parte del discorso dell’attore.
http://www.ilpolitico.it/?p=31449
omnia munda mundis

#3261
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 5839/1.htm
CHI È SENZA INTERCETTAZIONI SCAGLI LA PRIMA PIETRA - E INFATTI RISULTA CHE ANCHE SILVIO BERLUSCONI, OGGI CAMPIONE DI GARANTISMO E DIFENSORE DELLA PRIVACY, INTERCETTAVA. PER NON DIRE CHE SPIAVA SUOI DIPENDENTI E I SUOI OSPITI PER TELEFONO E DAL VIVO, TANTO AD ARCORE CHE A PALAZZO GRAZIOLI - FRA I PERSONAGGI SU NASTRO IL COSTRUTTORE D´ADAMO: VOLEVANO CHE "SPORCASSE" DI PIETRO...
Chi è senza intercettazioni scagli la prima pietra. E infatti risulta che anche Silvio Berlusconi, oggi campione di garantismo e difensore della privacy, intercettava. Per non dire che spiava suoi dipendenti e i suoi ospiti per telefono e dal vivo, tanto ad Arcore che a palazzo Grazioli.
E poi faceva sbobinare queste intercettazioni private; e dopo averle trascritte con il sistema del taglia & cuci,
almeno una volta dispose che il testo di uno di quei colloqui fosse consegnato alla Procura di Brescia.
omnia munda mundis

#3262
25
mag
2010Condoniamo il condono

Sulla home page del sito del Pdl strilla una roboante e perfino offesa dichiarazione di Maurizio Lupi, vicepresidente azzurro della Camera: ”L’ipotesi di un condono edilizio è fuori dalla realtà”.

Eppure, da ieri sera, sappiamo che nella manovra c’è una sanatoria per le case non registrate al catasto, le cosiddette “abitazioni fantasma”.

Qualche attimo di smarrimento, ma l’arcano è presto svelato. Nella bozza il condono viene infatti rinominato “accertamento sulle case non censite”. E il gioco è fatto.

Un po’ come si fa se Berlusconi ha un problema con la giustizia. Lì si cambia il codice penale, qui il vocabolario.
omnia munda mundis

#3263
E LA CRESCITA? Resta la domanda. Basterà tutto questo a trovare almeno 24 miliardi? Di certo alcune riforme, per ora non quantificabili nell’impatto, avranno conseguenze rilevanti: come lo smantellamento del sistema-Bertolaso delle ordinanze in deroga, con la gestione della protezione civile che di fatto passa dalla presidenza del Consiglio al ministero del Tesoro che deve approvare le spese. Ma tagliare la spesa senza far nulla per aumentare la crescita rischia di essere un gioco a somma zero o quasi. L’economista MIchele Boldrin propone di investire parte del risparmio di spesa per ridurre il cuneo fiscale (la differenza tra quanto un lavoratore costa all’azienda e quanto lui riceve in busta paga), così da stimolare la crescita. Il gettito, secondo Boldrin, alla fine aumenterebbe. L’unico incentivo alla crescita sembra però essere una riduzione dell’Irap per le imprese che investono nel Mezzogiorno.

Da il Fatto Quotidiano del 25 maggio
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... rarriva_la
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#3264
Il sistema. Per comprendere meglio come funziona il meccanismo alla Presidenza del Consiglio è bene chiarire che esistono due tipologie di servizio automobilistico alle dipendenze del Palazzo: uno è quello cosiddetto “dedicato”, conta poco meno di 200 addetti, e rappresenta una spesa “fissa” di circa 5 milioni e 700 mila euro l’anno di soli stipendi. L’altro è invece quello definito di “reperibilità e pronto impiego”, ha un costo medio di 250 euro a singolo “accompagnamento”, e costa al contribuente una cifra di poco superiore ai 3 milioni di euro l’anno. Ovviamente questa ultima spesa è legata al numero degli “accompagnamenti” annui effettuati. Ma per farcene un’idea possiamo dire che nell’ultimo semestre del 2009 questi sono stati 6.777 (circa 18 al giorno, per una cifra di 4500 euro spesi quotidianamente solo per far spostare gli uomini della Presidenza), e che questi sono stati anche leggermente meno rispetto ai sei mesi precedenti (quando gli “accompagnamenti” superavano i 7 mila al semestre). Per capirci, in tutto il servizio “a chiamata” ha toccato una spesa annua di 3 milioni e 329 mila euro per il 2009. Per avere un quadro maggiormente di insieme della faccenda annotiamo che nel conteggio del secondo semestre 2009 sono compresi anche 707 “accompagnamenti” (quasi quattro al giorno, che, tradotti in euro fanno una spesa quotidiana di quasi mille euro) per l’Ufficio stampa e il portavoce (ufficio che già conta due autisti “dedicati” a un’auto blu).
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... lioni_di_a
omnia munda mundis

#3265
di Mario Ajello
La parola «sacrifici» l’ha fatta pronunciare ieri a Gianni Letta. Addirittura con l’aggiunta: «Saranno tempi duri». L’espressione «manovra» - anzi «manovra etica» ma il risultato non cambia: per gli italiani comunque significa «stangata!» - l’ha fatta dire in questi giorni a Tremonti. E giammai Berlusconi pronuncerebbe in proprio la seguente doppietta lessicale: lacrime & sangue. O direbbe «tirare la cinghia».

Inutile, inoltre, aspettarsi da lui che parli di «austerità», sennò correrebbe il rischio di venire paragonato (massima vergogna per il Cavaliere) a Enrico Berlinguer o come minimo a Angela Merkel, che lui non ama ed è ampiamente ricambiatissimo, la quale di «austerità» ha parlato alcuni giorni pur non essendo una comunista anti-moderna che abbia giuidato il Pci prima insieme a Luigi Longo e poi da sola.

E allora, quando a Zio Silvio toccherà andare in tivvù a raccontare che i tempi sono difficili e qualche soldo per non finire come la Grecia dobbiamo sborsarlo, quali trovate lessicali s’inventerà e con quale volto si presenterà in scena visto che tutti gli stanno dicendo che deve «mettere la faccia sulla manovra»?

Tutto ciò non sarà un problema per lui. Come ha dimostrato alle esequie di Raimondo Vianello, Berlusconi ha il format giusto anche per i funerali (e questo dell’economia europea lo è). Prima di entrare in scena indossa, da attore consumato, la maschera facciale della mestizia. Si fa venire l’occhio acquoso e un tono di voce grave. Dice qualche parola di circostanza e recita bene la parte.
Se non fosse che, a guardarlo bene, anche mentre pronuncia le cose più tristi, non riesce a reprimere quel Mike Bongiorno che è in lui e costituisce il suo vero carattere profondo. E allora non dirà «allegria!», parlando della manovra, ma lo penserà perchè quello - insieme a qualche altro - è il suo unico pensiero fisso.
il messaggero
omnia munda mundis

#3266
Disapprendimento estivo
IRENE TINAGLI

Far studiare meno i nostri ragazzi per far guadagnare di più alberghi e ristoranti.
Ecco di cosa stiamo discutendo in questi giorni in Italia.

La proposta del senatore del Pdl Giorgio Rosario Costa di ritardare al 30 settembre le aperture scolastiche per favorire il turismo ha incontrato il favore del ministro dell’Istruzione Gelmini e ha aperto subito un vivace dibattito. La Lega Nord si preoccupa delle famiglie che non sapranno dove parcheggiare i figli in settembre, alcuni sindacati accusano di voler rimandare il tema più importante delle retribuzioni dei docenti, altri sembrano più possibilisti (in fondo anche il turismo crea posti di lavoro). C’è poi chi si preoccupa se il provvedimento sia o no in linea con gli obblighi europei sulle ore minime di scuola. Ma nessuno, nemmeno il ministro dell’Istruzione, si è chiesto che impatto questo provvedimento può avere sui ragazzi e sul loro processo di apprendimento, di crescita, insomma: sulle persone che stiamo formando e che faranno il futuro del nostro Paese. Questo fatto, prima ancora della proposta in sé, è assolutamente sconcertante.

Nei mesi scorsi è emerso in varie occasioni il problema di una inadeguatezza crescente della preparazione dei nostri ragazzi, come testimoniato anche dai test Pisa dell’Ocse. Ci si sarebbe aspettato che da questi dati e considerazioni il governo prendesse spunto per misure volte a migliorare e intensificare l’offerta scolastica e formativa, non a diminuirla. Invece è avvenuto l’opposto. Prima è stata abbassata l’età dell’obbligo scolastico per aiutare, è stato detto, le imprese (ma le imprese avrebbero semmai bisogno di risorse più qualificate, non meno), e ora si parla di ridurre l’anno scolastico per aiutare il settore turistico. E’ così che stiamo coltivando la nostra competitività futura? A quale modello di competitività puntiamo: a sviluppare un’economia innovativa e moderna o a trasformarci in una sorta di gigantesco resort mediterraneo?

Questa proposta non solo rischia di ridurre drammaticamente la nostra capacità competitiva, ma anche di aumentare i divari sociali e ridurre la mobilità sociale del nostro Paese. Esistono numerosi studi che dimostrano come un prolungato allontanamento dai banchi di scuola distrugge il sapere dei ragazzi, soprattutto quelli provenienti da famiglie povere che d’estate hanno meno stimoli e occasioni di apprendimento. Assieme ad altri colleghi il professor Harris Cooper della Duke University, direttore del Programma sull’Istruzione, ha dimostrato con una serie di ricerche che la performance dei ragazzi in matematica e scienze crolla drasticamente dopo le vacanze estive, dando luogo a quello che è stato ribattezzato il «disapprendimento estivo» (summer learning loss). Solo per le capacità di lettura si registrano alcuni miglioramenti, ma esclusivamente per i ragazzi benestanti, mentre quelli provenienti da famiglie povere peggiorano sensibilmente anche su quel fronte.

Questi studi, assieme al preoccupante peggioramento delle performance scolastiche dei ragazzi nei quartieri più poveri, hanno intensificato il dibattito statunitense sull’istruzione. Tale dibattito è alla base di iniziative recenti come il forte impulso ai programmi estivi di recupero e apprendimento, e persino la discussione sulla possibilità di allungare l’anno scolastico - che adesso parte agli inizi di settembre, così come avviene in Spagna, Francia, Inghilterra e altre parti d’Europa (ad eccezione della Scozia dove la scuola riparte il 20 agosto!). Lo stesso ministro dell’Istruzione statunitense Arne Duncan ha citato i lavori del professor Cooper in un recente discorso in cui promuoveva i programmi educativi estivi. Si potrà essere d’accordo o no con le sue idee, ma è comunque rincuorante sentire un ministro dell’Istruzione che si ispira a ricerche scientifiche sull’istruzione e non agli incassi delle località turistiche.

Se vogliamo davvero supportare il nostro turismo potremmo iniziare a tenere più pulite e funzionali le nostre città e i nostri mezzi pubblici, a rendere fruibile e accessibile il nostro splendido patrimonio storico e artistico, e a supportare una vera riqualificazione dell’offerta culturale e ricettiva, oggi totalmente inadeguata. Ma, per favore, non disinvestiamo nei nostri ragazzi e nel nostro futuro.


LA STAMPA
omnia munda mundis

#3267
http://carlucci.blogautore.espresso.rep ... lla-crisi/

Da quando gli Stati Uniti vivono la crisi economica, il presidente Barack Obama ha sempre parlato con molta prudenza sul percorso che avrebbe portato fuori il suo Paese dalle difficoltà economiche e occupazionali.

Semmai ha utilizzato enfasi nel sottolineare quelli che secondo lui potevano essere i settori che avrebbero accelerato la ripresa.

Ieri sera, ho visto il Tg1 delle ore 20: è apparso il sottosegretario Gianni Letta che, con viso intonato alla circostanza e alla cravatta, annunciava «sacrifici duri per salvare l’Italia dal rischio Grecia». Ovvero dalla bancarotta.

E mi sono tornati in mente i frizzi e i lazzi sulla questione crisi di Silvio Berlusconi, il peggiore presidente del consiglio che l’Italia abbia mai avuto.

Giusto perché la memoria non cancelli sempre tutto ecco lo stupidario di un uomo irresponsabile e di un politico incapace:

«La crisi è una dura realtà, ma il peggio è passato» (La Stampa, 3 luglio 2009)

«Il peggio della crisi finanziaria sembra sia alle spalle e sia iniziata, sia pure lentamente, la ripresa» (L’Unione Sarda, 28 ottobre 2009)

«Non ci saranno situazioni di miseria e di crisi acuta» (Il Sole 24 Ore, 2009)

«Il governo non sta con le mani in mano aspettando che la crisi passi da sola» (La Repubblica, (15 maggio 2009)

«Dopo essere usciti da una forte crisi, stiamo iniziando la risalita…» (Quotidiano di Sicilia, 12 marzo 2010)

«La crisi finanziaria è ormai sfogata.. e solo la paura può aggravarla o allungarla temporalmente» (AP COM, 10 luglio 2009)

«La crisi esiste ma è vissuta sui media in maniera più drammatica» (ANSA, 6 marzo 2010)

Potrei continuare ancora a lungo perché lo stupidario berlusconiano è grande come il suo ego. Mi fermo qui e dico che preferisco la prudenza di Obama.
omnia munda mundis

#3268
Kimi...ma non fai prima a mandare qualche copia omaggio a chi ne fa richiesta?!?! :lol: :lol: :lol:
ma sempre, comunque...strega inside! 8)
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la vita è tutta una questione di cul@, o ce l'hai o te lo fanno...(Cit. Dammispazio)

#3270
Sil70 ha scritto:Kimi...ma non fai prima a mandare qualche copia omaggio a chi ne fa richiesta?!?! :lol: :lol: :lol:
C'erano quattro giorni di arretrati... :lol: :lol: :lol: