La Redazione Consiglia

I migliori articoli su Arredamento.it

#3271
Steve1973 ha scritto:
Sil70 ha scritto:Kimi...ma non fai prima a mandare qualche copia omaggio a chi ne fa richiesta?!?! :lol: :lol: :lol:
C'erano quattro giorni di arretrati... :lol: :lol: :lol:
sciopero giornalisti?!?!?! scioperate gente, scioperate... :lol: :lol:
ma sempre, comunque...strega inside! 8)
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la vita è tutta una questione di cul@, o ce l'hai o te lo fanno...(Cit. Dammispazio)

#3272
Il Governo scende in capo contro gli sprechi della spesa pubblica con pugno di ferro!!!

SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE!!!!


....con meno di 220.000 abitanti...



.... che non siano in regioni a statuto speciale....




..... o che confinino con la pericolosa "terra straniera" (Mordor?)


In sostanza, sono 8.
Matera, Massa Carrara, Biella, Vibo Valentia, Isernia, Crotone, Fermo, Rieti.

Attualmente le province in italia sono 110.
Quelle con meno di 300.000 residenti sono 38, 10 soltanto nelle regioni a statuto speciale.
La provincia dell'Olgiastra, in sardegna, conta meno di 60.000 abitanti.
Gran parte dei quali sono consiglieri provinciali.

lascio a voi ogni commento...

anzi no, uno lo faccio io: che buffoni.
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Casa Spozilli

#3274
Ce n’era abbastanza per far esplodere la tensione tra il responsabile dell’Economia e il premier. Il quale ha rinfacciato al suo super ministro che l’effetto di queste misure «è di aumentare la pressione fiscale». Cosa che in pubblico non dirà mai. Uno scontro duro durante un incontro al quale ha partecipato il sottosegretario Letta, che ha ottenuto di non toccare la Protezione civile. Berlusconi alla fine si è piegato: non è riuscito a tenere a 7 mila la tracciabilità dei pagamenti (è fissata a 5 mila), ma ha evitato il blocco del turnover per l’Università come voleva la Gelmini e niente tagli alla Presidenza del consiglio. Ma rimane la sforbiciata agli stipendi degli statali. «La manovra è stata un po’ ammorbidita - ha detto un ministro berlusconiano - ma per il resto questa è una partita che ha vinto Tremonti».

Ma l’impressione di alcuni è che il premier abbia voluto fare la parte del poliziotto buono, lasciando al ministro dell’Economia quella del cattivo. Tanto che al Consiglio dei ministri ha dovuto calmare gli animi perché Tremonti si è presentato indicando solo i capitoli della manovra e poche cifre. «Non avendo i dettagli non sappiamo come muoverci». Il ministro li presenterà in un secondo momento, prima che il provvedimento arrivi alla firma del capo dello Stato. Per questo la manovra è stata approvata con riserva. «E’ la solita storia Giulio fa il gioco delle tre carte», si sono lamentati alcuni ministri.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp
omnia munda mundis

#3275
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp
Il giro di vite nella manovra: via
gli enti sotto i 220 mila abitanti.
Il Pd: la soppressione è ridicola,
Tremonti salva la "sua" Sondrio «Incomprensibile - attacca il Pd - , se non fosse che tra le province al di sotto della soglia critica e non appartenenti ad una regione a statuto speciale vi sarebbe anche quella di Sondrio (182.084 abitanti al 31-12-2008), terra natìa del ministro Tremonti».
omnia munda mundis

#3276
La manovra, Trilussa, e il mezzo yacht di Briatore



di Piero Mei
Per salvare l'Armata Rossa a Mosca studiano una lotteria: già fatto da noi, ma non si salva niente, se mai si perde di più. Per salvare l'Italia ci si affida al gioco delle tre carte, con l'impressione che quella vincente stia sempre nelle stesse mani.

I tagli lineari? Le medie ponderate? I sacrifici per tutti? Viene in mente la vecchia statistica di Trilussa a sentire che tutti saremo tagliati (o taglieggiati?) allo stesso modo.

"Sai ched'è la statistica? È na' cosa/ che serve pe fà un conto in generale/ de la gente che nasce, che sta male,/ che more, che va in carcere e che spósa./ Ma pe' me la statistica curiosa/ è dove c'entra la percentuale,/ pè via che, lì,la media è sempre eguale/ puro co' la persona bisognosa./ Me spiego: da li conti che se fanno/ seconno le statistiche d'adesso/ risurta che te tocca un pollo all'anno:/ e, se nun entra nelle spese tue,/ t'entra ne la statistica lo stesso/ perché c'è un antro che ne magna due.".

Se una volta tanto andassero a cercare il secondo pollo? E per carità restituite lo yacht a Briatore: il piccolo Falco (è il bambino) soffre per la mancanza, parola di mamma Gregoraci. Se non tutto lo yacht di 73 metri ridategli almeno i 36 che per la statistica appartengono a me.

il messaggero
omnia munda mundis

#3277
Quale potrebbe essere allora la nuova strategia? Come potrebbe presentarsi il Berlusconi tre, il premier che anche nelle condizioni più dure mantiene il rapporto col popolo e non fa dimenticare l’ottimismo iniziale?

La strada è stata appena accennata, ma già si intravede: i sacrifici non possono non esserci, ma non è il Governo a chiederli bensì l’Europa, non è il presidente del Consiglio che li ha imposti, ma il Tesoro, il cui responsabile è presentato più come emissario dei poteri forti europei che membro di un esecutivo nazionale. Berlusconi si è defilato il più possibile. È apparso lo stretto necessario, aspetta che la tempesta, o almeno il momento più duro, sia passato. Certo non può presentarsi con la faccia ottimista della fase uno e neppure con quella provata, ma resistente della fase due. Ma non può neppure chiedere lui - proprio lui che fino a qualche settimana fa diceva che l’Italia stava uscendo dalla crisi, che stava meglio di tanti Paesi europei - che gli italiani restringano i loro consumi, facciano pesanti sacrifici. Lo fa dire ad altri, sperando che le colpe vengano attribuite all’Europa, che Tremonti sia protetto dal suo prestigio internazionale, che non si crei una connessione diretta fra il governo italiano costretto ad allinearsi all’Europa e il suo premier.

Chissà se ci riuscirà. Non è escluso. Di certo ci proverà. Lo esige tra l’altro il calo dei consensi verso la sua figura e verso l’operato del suo governo registrata dagli ultimi sondaggi. Se non ce la farà la fase tre potrebbe titolarsi “il declino”.
http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/232666/
omnia munda mundis

#3278
Ma dopo la messa in sicurezza dei conti pubblici, il taglio della spesa statale e locale, la riduzione dei costi della politica, il prossimo focus della politica economica non può non essere incentrato sulla crescita, in Europa e in Italia. Anche per evitare che le manovre restrittive possano deprimere ulteriormente l’economia già provata dalla recessione. L’opzione fiscale, con una riduzione della pressione tributaria, è sempre in cima ai gradimenti degli industriali. Il dibattito innescato dall’intervento di Carlo De Benedetti sul Foglio e poi sul Sole 24 Ore, in cui si aupisca un robusto calo delle imposte sul lavoro, è stato anche discusso in un recente direttivo della Confindustria, dove l’Ingegnere ha ribadito le tesi. La direzione indicata è condivisa dall’associazione, ma ambienti confindustriali sono scettici sull’opportunità di prevedere una patrimoniale.

Un’imposta sui patrimoni non intaccherebbe soltanto i benestanti: da una prima analisi che si basa sulla struttura produttiva e aziendale dell’Italia è viva la sensazione che un tributo ad hoc sui patrimoni possa ulteriormente deperire la capacità finanziaria e d’intrapresa. Per questo la preferenza tra le possibili opzioni procrescita va a riforme strutturali come una più decisa accelerazione delle liberalizzazioni e interventi più radicali in prospettiva sulla previdenza, con un innalzamento dell’età di pensionamento. Comunque nessun ultimatum al governo, come quelli scanditi agli inizi di aprile al seminario di Parma. Adesso è il momento della coesione sociale. Un messaggio che all’interno dell’associazione è così traducibile: bando alle divisioni e ai personalismi.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/5244
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#3279
di FRANCO LARATTA*

Tremonti cerca miliardi disperatamente. Ne cerca molti, li vuole subito.E così, con la sua manovra da 24 miliardi, colpisce tutto e tutti, facendo a pezzi i ceti più deboli, i Comuni, le Province, le Regioni e la sanità. Si tratta di una manovra che “stenderà” il Paese! Sarà un bagno di sangue e il Paese difficilmente potrà sopportare una cura così drastica.

Ma vorrei fare una proposta: oltre che da dipendenti, pensionati ed enti locali, perché non prelevare un ulteriore 5% da quei capitali entrati in Italia (circa 100 miliardi!) grazie al suo Scudo fiscale? Gli evasori che avevano accumulato tesori all’estero, possono pagare qualcosa in… più. Basterebbe il 5% e Tremonti troverebbe al volo almeno 4-5 miliardi di euro.
L’operazione non è affatto impossibile. Il Tesoro ha gli strumenti per agire. La situazione per le casse del Paese è così drammatica da giustificare un prelievo forzato da quei capitali.

Forza Giulio, facciamo pagare qualcosa in più a chi ha riportato i tesori dall’estero pagando solo una mancia allo Stato.

FRANCO LARATTA*
http://www.ilpolitico.it/?p=31578
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#3280
27 maggio 2010
Berlusconi all'Ocse cita Mussolini: "Io non ho potere, i gerarchi sì"

Premier cita duce, premier non ha poteri

(ANSA) - PARIGI, 27 MAG - Il capo del governo 'di potere vero non ne ha praticamente nulla': lo ha detto Berlusconi citando poi una frase di Mussolini a conferma."Nei suoi diari - ha raccontato parlando dopo i lavori dell'Ocse - ho letto questa frase: 'dicono che ho potere, non e' vero, forse ce lo hanno i gerarchi. So che posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o sinistra e di questo posso essere contento'". Forse, ha aggiunto Berlusconi, il potere l'ho avuto qualche volta come imprenditore.


:roll:

#3281
Per il resto, diceva, la manovra non va...
«No, non va. E’ squilibrata, è tutta sulle spalle degli enti locali e del pubblico impiego».

Ovvero, sulle spalle dei vostri elettori.
«Beh, il nostro elettorato è concentrato lì. Ma non è questo il punto. Non pagano i miliardari, per dirla con Bersani, ma solo i ceti più deboli. Le norme fiscali, pur introdotte, non funzioneranno, perché oggi di accertamenti se ne fanno troppo pochi. La tracciabilità dei pagamenti riprende la fatturazione elettronica introdotta dal governo Prodi, ma la si applica ad importi troppo alti, basterà fare come la «cricca», più assegni da 5 mila euro. Non è come invece dovrebbe essere, tutto tracciabile, tutto trasparente. E non ci sono, naturalmente, le riforme strutturali».
Insomma, una manovra impostata secondo l’obsoleto criterio del «Washington consensus»...
«Ma questo è “Francoforte consensus”! E’ seguire pedissequamente la Bce. I mercati finanziari sono miopi, guardano a brevissimo, ma se tutta l’Europa avesse impostato riforme strutturali per i prossimi 5 anni, staremmo tutti più tranquilli. Invece i debiti sono esplosi per colpa dei mercati finanziari, e l’Europa è una nave senza nocchiero. L’euro non salterà. Ma se dovesse saltare, come sa bene Obama, la crisi varcherebbe subito l’oceano».http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp
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#3282
Ecco perché B. non voleva
metterci la faccia

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... leva_mette

Non ci voleva mettere la faccia. È racchiuso tutto qui il “giallo” della firma della manovra da parte del presidente del Consiglio: tentare in tutti i modi di far ricadere su qualcun altro – ovvero Tremonti, che ieri se l’è presa con i retroscenisti di Palazzo, augurandogli un “buon week end del 2 giugno” – la responsabilità di misure di correzione dei conti che lo stesso Gianni Letta ha descritto come “piene di sacrifici” e “lacrime e sangue”. E ci ha provato fino all’ultimo a tentare di sfuggire alle sue responsabilità. Si è persino presentato al Quirinale senza le carte, l’altra sera, proprio per avvalorare il fatto che lui non c’entrava nulla, che si era “occupato di tutto Tremonti” e che, dunque, lui non conosceva neppure bene alcuni dettagli del testo. Una bugia. “D’altra parte – avrebbe detto Berlusconi a Napolitano – io sono il presidente del Consiglio, ho delegato il ministro competente”.

Ecco, Napolitano è ormai avvezzo a sopportare queste piccinerie di Berlusconi, ma pare che l’altra sera la sua espressione si sia fatta particolarmente severa quando ha chiesto di vedere il testo della manovra e Berlusconi gli ha risposto “non ce l’ho”. C’è voluto un po’ prima che Napolitano capisse quali erano le vere intenzioni del premier, ovvero non firmare la manovra correttiva per non essere costretto a smentire, con i fatti, i suoi migliori slogan tipo “non metteremo le mani in tasca agli italiani” mentre la manovra ce le metterà eccome. Un esempio tra i più eclatanti: il taglio del 10 per cento agli enti locali con possibile reintroduzione di nuovi ticket sanitari a discrezione delle Regioni: se non è questo il “mettere le mani in tasca”, allora cosa? Ecco perché voleva scaricare tutto sulle spalle del ministro dell’Economia, evitando l’oscillazione verso il basso dei suoi sondaggi sul consenso che controlla in modo compulsivo negli ultimi tempi, ma Napolitano non gli ha dato tregua: non si è mai visto, avrebbe sottolineato con forza il capo dello Stato, che una manovra di bilancio non venga firmata dal premier. E comunque, ha poi minacciato, fino a quando il documento è senza firma, io non lo guardo, perché per me non esiste.

Ieri mattina, dunque, la sigla di gran fretta di Berlusconi sulla manovra e l’immediato invio al Quirinale. Che già aveva fatto trapelare preoccupazione rispetto alle voci su un nuovo condono edilizio (che Napolitano non avrebbe voluto) nonché ai nuovi tagli alla magistratura che hanno convinto l’Amn a scendere sul piede di guerra minacciando lo sciopero. Ora, comunque, è attesa la valutazione del Colle sull’articolato, anche se Napolitano ha ben pochi margini di intervento, trattandosi di una manovra fatta di tagli (dove, dunque, la copertura economica non è un elemento dirimente) e dove sarà difficile ravvisare elementi di incostituzionalità. Ma la preoccupazione resta. Perché, per dirla con Di Pietro, i tagli previsti sono tali e tanti da non far presagire nulla di buono sul fronte sociale: “Temo che le tensioni possano sfociare in un’autentica rivolta sociale”, ha infatti commentato il leader Idv.

Anche Bersani è stato durissimo: “Questa manovra è il frutto ingiusto di due anni di bugie, e di una politica economica dissennata, che ci ha ridotto gli investimenti e quindi abbassato la crescita; il Consiglio dei ministri non si sa bene che cosa abbia approvato, dopodiché queste carte finiscono in mano a non si sa chi, vengono rimaneggiate prima di essere portate alla presidenza della Repubblica; mi pare – accusa – che siamo ai limiti estremi del quadro costituzionale”. Insomma, un caos. Che spiega i timori di Berlusconi e il suo tentativo di sfuggire alle responsabilità di un correttivo dei conti che, per altro, è davvero “lacrime e sangue”.

Facendo conto dell’ultima bozza del testo, è previsto il blocco del rinnovo e degli aumenti contrattuali per i dipendenti pubblici con possibile blocco anche del turn over, la cancellazione per due anni di due finestre (oggi sono quattro) per il pensionamento di vecchiaia, tagli alla sanità e agli enti locali del 10 per cento, tagli del 10 per cento agli stipendi dei manager pubblici e a quello dei ministri “non parlamentari”: una misura che colpisce solo il leghista Galan, perché tutti gli altri ministri sono parlamentari. E poi, ancora, il “disboscamento” degli enti inutili con un “riordino” di quelli previdenziali”.
Tra le misure anche la riduzione dei costi della politica, con una sforbiciata del 10-15 per cento alle indennità dei parlamentari, ma non certo al loro stipendio base, una blanda lotta all’evasione fiscale e un’altrettanto leggera caccia ai falsi invalidi. Tutte cose che Bersani ha bollato come “spettacolo inverecondo” e che, invece, secondo il portavoce del governo, Paolo Bonaiuti, altro non sono che tagli alle spese che favoriscono lo sviluppo: “Altro che giochetti – ha chiosato – come dice il segretario del Pd”. Ne vedremo ancora delle belle, soprattutto all’interno della maggioranza, perché molti dei tagli previsti potrebbero rallentare drammaticamente l’avvio del federalismo fiscale e questo rende Bossi molto nervoso. E’ probabile che Napolitano renda noto il proprio parere agli inizi della prossima settimana, ma ormai la frittata è fatta. E si capisce perché Berlusconi non voleva metterci la faccia.Da il Fatto Quotidiano del 30 maggio
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#3283
LA POLEMICA
Aiuti all'Africa, Bono contro Berlusconi
"Non ha rispettato gli impegni: via dal G8"

GETTIAMO via Berlusconi". A chiederlo non è un esponente dell'opposizione, ma la "One international", l'associazione guidata dal cantante degli U2, Bono, che si batte per la cancellazione del debito dei paesi poveri.
http://www.repubblica.it/esteri/2010/05 ... 8-4470256/
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#3284
Il condut- tore de L’Infede- le è a Tel Aviv per una serie di incontri. Si trova dunque in una posizione “privilegiata” (non - è proprio il caso di dirlo - ?) per osservare e raccontarci le reazioni di un Paese dopo l’assalto alla flottiglia Ong (che portava aiuti umanitari a Gaza) da parte della marina israeliana, che ha provocato almeno 16 morti. Il primo moto è, ovviamente, di sdegno; ma Gad fa in tempo anche a segnalarci come le tv demoliscano la versione governativa, che sostiene in pratica la tesi della “legittima difesa”, della tragedia di questa notte. Il segno, da mostrare a chi ancora non avesse capito, della distinzione e della differenza che passa tra il governo di Israele e Israele stessa: che, almeno per una sua (abbondante) metà, non condivide il modo in cui il proprio Paese affronta la questione palestinese e non solo. «Israele sempre più in guerra - scrive Lerner - sempre più sola». Ma per la follia dei propri governanti, e non (di) per se stessa
http://www.ilpolitico.it/
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#3285
Tanto per fare chiarezza, allora, vale la pena ribadire un concetto: il Partito democratico non è contrario ad una manovra in generale, perché si rende conto della situazione difficile ed è una forza politica responsabile; è contrario, invece, a questa manovra, di cui apprezza alcuni singoli punti (come la lotta all’evasione, che in questi due anni sarebbe stata più efficace se non avessero abolito le misure del Centrosinistra sulla tracciabilità) ma non l’approccio complessivo, che presenta parecchi difetti: li riassumo brevemente, per chi non li avesse già sentiti elencare da Enrico Letta.
Innanzitutto - come ha notato pure Confindustria, che a questo governo non aveva finora lesinato simpatie - si tratta di misure più contingenti che strutturali; inoltre, manca quasi completamente la parte relativa alla crescita, e non è un difetto da poco, visto che disavanzo e debito vengono sempre calcolati in rapporto al Pil. L’unica misura in direzione della crescita sarebbe quella dell’Irap zero per il sud, ma anziché essere finanziata dal governo viene messa in capo alle Regioni, che non hanno neppure i soldi. Parentesi sulle Regioni: quasi metà della manovra grava sulle autonomie locali. Chiusa parentesi.
Altri tre punti, infine, vanno denunciati con forza: il primo è che pagano sempre gli stessi, ossia le fasce più deboli, e siamo lontani anni luce da quell’equità che il presidente Napolitano aveva richiesto. Il secondo è che si ricorre, per fare cassa, al condono edilizio, nonostante un’abile operazione di marketing lo definisca “regolarizzazione catastale”. Il terzo, sempre in tema di marketing, è che lo slogan adottato da Berlusconi (”Lo Stato costa troppo”) può anche fare colpo sull’elettore medio, ma dimentica di dire che, proprio in questi due anni di governo, la spesa pubblica è aumentata di 51 miliardi di euro, che le spese di Palazzo Chigi sono quadruplicate, che è stato messo il segreto di Stato sui voli blu.
Direte: sì, ma provateci voi a fare di meglio. A parte il discorso dell’equità, che magari si poteva perseguire tassando rendite e patrimoni, ci sono almeno due proposte che il Pd voterebbe volentieri, se Berlusconi le inserisse nella manovra. Perché non si mettono all’asta le frequenze per il digitale, come avviene ad esempio in Germania, anziché regalarle? E perché abbiamo un programma di investimenti nella difesa come se fossimo in guerra con tutto il mondo? Fare di meglio, insomma, non sarebbe impossibile: basterebbe lasciare al Parlamento almeno una mano libera. Ma l’aria non mi pare questa.ANDREA SARUBBI*

*Deputato del Partito Democratico
http://www.ilpolitico.it/?p=31821#more-31821
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