Se non ci fosse in ballo il futuro di questo Paese, sarebbe pure divertente lo scervellamento con cui stanno tentando di salvare Berlusconi.
Nei giorni scorsi andava forte la grazia, poi hanno capito che va bene tutto, ma a questo Napolitano non arriva.
Ora ci stanno provando con l’amnistia, ma si ballerebbe molto sui numeri: servono due terzi dei parlamentari e quindi basterebbero poche defezioni piddine per mandare tutto all’aria. E comunque è cosa lunga, rischia di diventare legge quando B. è già decaduto, e ciao.
Quindi i legulei del Caimano stanno percorrendo ogni altra ipotesi.
Nel week end ha preso quota il lodo Giovanardi: la teoria cioè che la legge Severino (quella che impone la decadenza dei condannati) è del 2012, B. ha commesso il reato prima, quindi non può essere retroattiva. Una balla, ovviamente, perché la Severino si riferisce alla condanna e non alla commissione del reato, ma una balla che verrà brandita in ogni sede mediatica e politica, compreso il Senato, intanto si fa casino e si prende tempo.
Poi c’è l’altra teoria secondo la quale siccome la legge Severino vale per le condanne oltre i due anni e Berlusconi è stato condannato sì a quattro anni ma di cui tre condonati dall’indulto, a lui non si applicherebbe: non sta in piedi manco questa (l’indulto non modifica l’entità e la gravità del reato) ma la useranno comunque.
Insomma, prepariamoci a un Vietnam parlamentare attorno a Berlusconi e ai suoi reati: niente di così nuovo, è quello che ha bloccato il Paese da vent’anni, solo più violento del solito perché questa volta c’è in ballo una condanna definitiva già emessa e la sua applicazione.
Ah, la giunta che deve decidere è questa, composta da 23 senatori di cui nove Pd, sette Pdl, quattro M5S, uno a testa per Scelta civica, Lega e Sel: si fanno presto i conti delle maggioranze (e delle spaccature) possibili.
Si inizia domani, allacciamoci le cinture.
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