Papera ha scritto:Preciso che:
il discorso sui pregiudizi era generico, nel senso che io non ne ho o almeno cerco di non averne;
che comunque rimango dell'idea che, in primis, le vittime sono quelle a cui è stata tolta la vita e poi tutti coloro che sono ingiustamente accusati e che amavano chi non c'è più.
Sono stata chiara?
che il discorso sui pregiudizi fosse generico mi era chiaro, e mi sembra di averne dato atto pure io, proprio commentando come fosse un elemento di riflessione COMUNE. Non credo di aver fatto nessuna accusa personale a nessuno
che ci sia uno che arriva primo ed un altro solo dopo sembra, a mio modesto parere, il risultato di una gara. o comunque una conclusione frutto di un'analisi che utilizza il paragone come metodologia.
...ma che non ha nessun senso. non ci sono paragoni possibili. e anche se ci fossero, non sarebbero utili a nessuno.
possiamo parlare per ore e ore su quanto siamo dispiaciuti, e subito dire quanto siano "pazzi", "str..", "ingiusti" pinco e pallino. Ma allora parleremmo soltanto di cronaca. Sinceramente, mi pare poco interessante. E' più vicino al morbo che alla riflessione seria sulla condizione umana.
Ho cercato di far notare che, invece, aparte inorridirci ed aspettare il verdetto della giustizia (cosa umana, naturale e dovuta), possiamo anche cercare di capire quei pochi meccanismi sui quali possiamo fare leva e che ci interessano/coinvolgono in prima persona. è più difficile parlare di noi stessi (noi come persone e noi come comunità) che di altri, ma forse può portare a qualcosa di più utile - il cambiamento a migliore.
in questo senso. mi pare molto più utile e necessario pensare ai meccanismi che ci sono dietro quella parte della tragedia di cui facciamo parte come protagonisti e non come osservatori:
- * la facilità con cui accettiamo delle accuse senza fondamento e prima di un processo
* la facilità con cui accettiamo che i media facciano questo genere di accuse, permettendo la distruzione della riputazione di un uomo, senza censurarli ne scandazzarci... sino a quandonon ci troviamo davanti all'innegabile (ricordo molti meno scandali sul "hanno parlato troppo velocemente" quando è stato praticamente accusato dai giornali pur non essendoci stato il processo)
* la sfiducia portata subito verso il marito della vittima, senza pensare seriamente ad alternative
* la sfiducia portata subito a chi ha commesso errori in passato, senza pensare che possa aver imparato e cambiato
* la sfiducia portata verso chi è diverso da noi, senza pensare che la diversità non vuol dire per forza qualcosa di negativo
Volete un altro spunto di riflessione interessante? Ieri Gianluca Nicoletto su Mellog (Radio24.. adoooro quella trasmissione) ricordava lo scandalo su panorama il mese scorso per quel videogioco giapponese il cui nome adesso mi sfugge. Si parlava di come potrebbe influenziare la mente dei bambini (dimenticando il fatto che si tratta di un gioco per adulti, però, vabbè). Invece, dice, sentite cosa è successo a Porta a Porta, in presenza del padre/marito e davanti a milioni di persone, tra cui, famigliari ed amici delle vittime. Ed ecco che manda in onda descrizioni terribili e quasi macabre di cosa fosse successo al corpo delle vittime. Descrizioni, ripeto, che rilevano della realtà, non della fantasia come il videogioco.
Sulla stessa linea, ci ricordava Nicoletti, abbiamo assistito all'impicaggione di Saddam. Intera. Reale. Terribile. 8 bambini in tutto il mondo, dagli USA all'Arabia Saudita, dopo aver visto quelle scene hanno giocato all'impicagione. E sono morti impiccati. Giocavano a ciò che è reale, non al videogioco. Sono bambini, non scemi, e sanno distinguere fra realtà e fantasia.
Quindi, altro discorso su cui riflettere. Parliamo di Erba perché ci interessa riflettere sulla società o perché siamo morbosi? Ne discutiamo in termini di interesse pubblico o di macabrità?
Ecco, volevo far notare che il discorso stava deviando un po' dai problemi reali che sollieva questo caso, che vanno al di là dell'umana empatia ed orrore per la sofferenza altrui.