cyberjack ha scritto:Io comprendo perfettamente il punto di vista del datore di lavoro...
Un dipendente è una spesa e nei primi periodi non è nemmeno produttivo perchè deve imparare il lavoro, occorre che qualcuno perda tempo a insegnargli cosa fare, è lento e quindi poco produttivo...
Io, come datore di lavoro, offro e do massima chiarezza: a me, assumerti costa TOT, tu hai necessità di trovare un lavoro, io ho necessità di qualcuno CHE LAVORI (e non che prenda semplicemente lo stipendio), quindi veniamoci d'acordo: io ti do un lavoro, ti assumo regolarmente, ti faccio formazione, di avvio all'attività e, diciamo, investo 4-6 mesi nel rendere un lavoratore produttivo.
Tu, d'altro canto, ti devi impegnare a lavorare per me, ossia devi fare in modo che, dal momento in cui diventi autonomo e produttivo, lavori per un periodo sufficiente per me per rientrare del mio investimento.
Questo, secondo me, è un presupposto di onestà tra due individui.
Il datore di lavoro non è l'opera pia, quando il lavoratore non è produttivo, ci rimette soldi, quando il lavoratore non lavora e sta a casa in malattia o maternità, ci rimette soldi.
E il suo rimetterci soldi significa che gli altri lavoratori ne fanno spese... quando diminuiscono gli ordini perchè non si è in grado di far fronte agli impegni, è il personale che viene agliato.
quando la società fallisce perchè tutti vogliono lo stipendio e nessuno vuole lavorare, ci rimettono i dipendenti, non certo il datore di lavoro, che sicurametne sa riciclarsi...
Quindi occhio a condannare chi vi da da mangiare...
Ma cosa di cyber?
Uno fa figli per non lavorare? Ma stai scherzando vero?
E uno si ammala per non lavorare?
Esistono persone che hanno fregato, ma questo è tutto un altro paio di maniche. Così come esistono datori di lavoro che fanno lavorare le persone, o addirittura i bambini, in nero quindici ore al giorno.