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#16
orson ha scritto:Io faccio il presidente di seggio da anni.
Un libro puoi anche portarlo, tieni conto che se il tuo seggio è piccolo e sei in una zona a bassa affluenza (Sud Italia) potresti avere lunghi periodi in cui non entra alcun elettore. Chiaramente vedi dipende molto dal presidente.
Normalmente io sono abbastanza tollerante. E' chiaro però che bisogna mantenere un minimo decoro del seggio. Ad esmpio i mieei scrutatori se legogno il giornale di solito lo fanno nell'atrio e non nell'aula in cui si vota.
Spero davvero di avere un presidente tollerante e dei colleghi un po'spigliati.
Sono in Piemonte, l'affluenza normalmente è nella media, credo... il fatto è che...ehm... mi hanno assegnata al seggio dell'ospedale!! :shock:
E intendiamoci, è un ospedale di provincia, non il Niguarda.
Se non ce la faccio più, vado al Sert a farmi dare del metadone :roll:

#17
Ih, seggio ospedaliero! E' come essere pagato per fare le vacanze. A parte qualche problema a volte nelle operazioni di votazione, soprattutto in medicina dove i malati sono spesso anche un po' rinco, si tratta di un'attività di puro relax. In effetti se il tuo è un ospedale piccolo rischi di avere poche decine di votanti.
Occhio ai medici eh? che spesso fanno i marpioni. :wink:

#18
già detto qualche settimana fa..voto 4 si..invito tutti ad andare a votare, anche scheda bianca, ma andare.
Questa legge non è solo sulla fecondazione ma anche sulla ricerca scientifica (cellule staminali),,mi raccomando in futuro grazie a queste cellule alcune malattie (parkinson, sclerosi multipla ed alcuni tipi di tumore) potranno essere curati
Vale

#19
Colynn ha scritto:Non vorrei gufare....ma secondo me la chiesa in questo paese fa ancora molta presa
Io cmq andrò a votare.
Ma scusa, se la chiesa nn interviene quando il referendum è questione di coscienza, quando dovrebbe intervenire??? Quando ci chiedono se abolire o meno il ministero dell'agricoltura? :)
Io nn andrò a votare!
Simo

#20
simo76 ha scritto:
Colynn ha scritto:Non vorrei gufare....ma secondo me la chiesa in questo paese fa ancora molta presa
Io cmq andrò a votare.
Ma scusa, se la chiesa nn interviene quando il referendum è questione di coscienza, quando dovrebbe intervenire??? Quando ci chiedono se abolire o meno il ministero dell'agricoltura? :)
Io nn andrò a votare!
Simo
Se si facesse i cavoli suoi sempre sarebbe decisamente meglio.

Se ne stessero in chiesa a dire le preghierine... :twisted:

#21
domovoy ha scritto:
Se ne stessero in chiesa a dire le preghierine... :twisted:
Ma la religione cattolica nn è stare in chiesa a dire le preghierine :)
o almeno nn solo...

#22
forse è meglio chiudere qui questo discorso.... altrimenti finiamo per discutere seriamente ed io non mi controllo :P

:wink:

#23
La ricerca? Un pretesto

Il suo mestiere è studiare le cellule staminali. «Chi sostiene i referendum alimenta speranze assurde. E non c’è bisogno di toccare l’embrione».



C’è un nome che viene evocato con insistenza da quando si sono alzati i toni della polemica sulla ricerca scientifica, un tema che apparentemente sembrerebbe lontano da quello della sterilità, oggetto della legge 40 sulla procreazione assistita. È il nome di uno fra i più importanti ricercatori al mondo, Angelo Luigi Vescovi, condirettore dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano, che si spende da una vita per riuscire a dare una risposta a tante malattie invalidanti.

Quanto lui afferma è di grande importanza in questa occasione, sia per il suo curriculum scientifico sia per la dichiarazione con cui egli stesso si definisce "agnostico": non gli può essere mossa l’accusa, a cui altri scienziati sono stati esposti, di lasciarsi dominare da una visione di etica religiosa. Da mesi si batte perché non vengano fatte circolare semplificazioni non vere al fine di spingere gli elettori a votare "sì" ai quesiti del referendum, e soprattutto perché non si diano false speranze ai tanti malati e alle loro famiglie, a cui si fa balenare la speranza di una terapia che parrebbe quasi afferrabile e invece è lontana, se non lontanissima.

«In questi giorni abbiamo sentito di tutto», ci ha detto. «Persino che le terapie a base di cellule staminali embrionali sarebbero già disponibili, un approccio totalmente infondato, che vorrebbe porre il cittadino di fronte a un dubbio dilaniante: lasciar morire milioni di persone o permettere l’uso degli embrioni umani per la ricerca. Ci viene spesso spiegato il contrario del vero: che le cellule staminali embrionali rappresentano se non l’unica, concetto comunque proposto, di certo la via migliore per lo sviluppo di terapie cellulari salvavita».

Quello che non viene detto, d’altra parte, è che molti passi avanti di grande interesse sono stati fatti grazie alla ricerca sulle cellule staminali adulte, di cui Vescovi ha parlato diffusamente anche in un suo fondamentale intervento pronunciato il 31 gennaio di quest’anno all’Accademia dei Lincei, dove ha spiegato con chiarezza: «Esistono numerose terapie salvavita che rappresentano realtà cliniche importanti, quali le cure per la leucemia, le grandi lesioni ossee, le grandi ustioni, il trapianto di cornea. Tutte queste si basano sull’utilizzo di cellule staminali adulte. Inoltre, sono in fase di avvio nuove sperimentazioni sul paziente che implicano l’utilizzo di cellule staminali cerebrali umane».

Le cellule del paziente stesso

Ma questo non è tutto: le terapie cellulari per le malattie degenerative non si basano solo sul trapianto di cellule prodotte in laboratorio. Esistono tecniche, altrettanto promettenti, basate sull’attivazione delle cellule staminali nella loro sede di residenza: «In futuro saranno le cellule del paziente stesso, stimolate con opportuni farmaci, a curare la malattia. Con il vantaggio che in questo caso, trattandosi delle cellule staminali del paziente stesso, non ci sarebbero problemi di rigetto, possibili col trapianto di staminali, embrionali e adulte. Infine, sono in corso studi grazie ai quali è possibile deprogrammare le cellule adulte fino a renderle uguali alle staminali embrionali».

La tanto acclamata libertà di ricerca, in realtà, nasce soprattutto da una destinazione di fondi. Si deve decidere, cioè, se investire in questa o quella ricerca, un punto su cui Angelo Vescovi irrigidisce l’espressione del volto: «È amaro notare che si strepiti tanto in questi giorni in nome della libertà di ricerca, quando invece molti studi promettenti subiscono una battuta d’arresto a causa della mancanza di fondi. Non si comprende perché non sia meglio procedere su linee di ricerca, di sviluppo e di cure valide, molto più vicine alla messa in opera nella clinica corrente e prive di controindicazioni etiche».

Non esistono "non persone"

Tutto questo senza il bisogno di usare embrioni "già fatti" o di produrne di nuovi, come vorrebbero coloro che hanno promosso i referendum. «Un sacrificio non necessario», come vanno ripetendo altri scienziati oltre a Vescovi, che sulla diatriba se l’embrione è un grumo di cellule ha una posizione netta: «Non dobbiamo fare l’errore di cercare artifici semantici, grumi, pre-embrioni, per banalizzare quella che qualcuno chiama una "sostanza". Non ci sono cesure nella continuità della vita dell’essere umano. Ciascuno di noi dal punto di vista biologico è un essere umano da quando avviene la fecondazione, l’incontro tra l’ovulo femminile e lo spermatozoo maschile. Prima non c’eravamo. Da quel momento, io sono stato Angelo Vescovi embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, uomo... Stiamo attenti a parlare di esseri che non sono persone, perché questo lo dicevano i Romani degli schiavi, e anche a sostenere che l’embrione non ha certe funzioni mentali, perché un malato d’Alzheimer può trovarsi nella stessa situazione. E spero che nessuno pensi di eliminarlo».

#24
Se la Chiesa condanna un pratica dovrebbe agire tramite la sua capacità di convincere le coscienze dei cittadini, non tramite una legge che impone la proopria visione alla maggioranza dell apopolazione.
C'era un apssaggio dei vangeli pluricitato che diceva "date a Cesare ciò che è di Cesare e a dio cio che è di Dio". Immagino che in quel passaggo non fosse compresa l'evetualità di fare campagna elettorale in chiesa come tra le competenze di dio, mi sembrano appartenere più a cesare

#25
PARLA L’ENDOCRINOLOGO CARLO CAMPAGNOLI

La sterilità dimenticata

È il vero tema della legge. «Esistono alternative alla procreazione assistita. È sbagliato ricorrere a queste tecniche senza tentare tutte le terapie più semplici e meno costose».



È curioso e forse preoccupante che buona parte della discussione sulla legge 40 denominata "Norme sulla procreazione assistita" verta in questi giorni insistentemente sulla ricerca scientifica piuttosto che sul tema della sterilità e delle coppie che hanno difficoltà a esaudire il sogno di poter avere un figlio.

Sarebbe d’altra parte paradossale non approfondire questo tema, su cui, tra l’altro, circolano considerazioni lontane dalla realtà e forse usate strumentalmente per aprire la porta a interessi diversi.

«Sia nel periodo antecedente l’approvazione della legge sia nei mesi successivi, in cui c’è stata la raccolta di firme per i referendum abrogativi, l’informazione al pubblico è stata data in modo tendenzioso», commenta Carlo Campagnoli, ginecologo-endocrinologo, che ha partecipato ai lavori della Commissione ministeriale per l’applicazione della legge 40. «La stragrande maggioranza degli italiani si è convinta che l’Italia non offra terapie alle coppie sterili, presupponendo erroneamente che non ci siano alternative alla procreazione medicalmente assistita. Si è costruito una sorta di confronto tra gli specialisti addetti ai lavori, con interessi personali nei centri che praticano queste metodiche, e personaggi connotati come credenti, lasciando intendere che da una parte ci fossero gli scienziati, che riflettono e dall’altra gli uomini di fede, che hanno idee preconcette».

Essere etichettati e quindi in qualche modo esclusi dal dibattito è limite che Campagnoli e altri ginecologi che si sono riconosciuti nel comitato Scienza & Vita non accettano. Vogliono dire ad alta voce quanto sia importante quella frase dell’articolo 1 che i referendum vorrebbero abrogare, «...la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana», per allargare l’accesso a chiunque.

Spiega Campagnoli: «Il ricorso alla procreazione assistita, che prevede tecniche costose per le donne da molti punti di vista, deve essere la soluzione estrema. Deve essere consentita, come dice l’articolo 1, "qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause". Negli ultimi anni, al contrario, lungi dall’essere usata dopo aver tentato tutte le altre forme di cura, è diventata quasi una scelta d’elezione. Questo si spiega con un intreccio di interessi che talvolta porta a consigliare le procedure più costose e anche, in certi casi, a una scarsa conoscenza sulle altre opzioni terapeutiche».

Il principio di gradualità

Secondo Campagnoli è di fondamentale importanza che alle coppie venga rammentato il principio di gradualità e l’estrema importanza di un completo iter diagnostico che permetta non solo la scelta delle terapie più adeguate, ma anche l’individuazione di tutti i fattori di sub-fertilità, che possono essere rimossi o contrastati per aumentare le probabilità di risoluzione spontanea: «Al contrario assistiamo a un’accelerazione dell’impiego delle tecniche di procreazione assistita, spesso in assenza di una completa diagnosi. Questo è dovuto a un insieme di cause. Dato che esse superano d’un colpo tutti i fattori, accertati o meno, che riducono la fertilità, gli operatori dei centri ritengono venga fatto il meglio per la coppia, soprattutto quando vi sia una certa urgenza per via dell’età relativamente avanzata della donna. In tal modo, tuttavia, si offre alla coppia una possibilità di successo che va dal 20 al 30 per cento per quel singolo ciclo di trattamento, mentre si perde la possibilità di contribuire alla risoluzione spontanea tramite la riduzione permanente, con terapie o suggerimenti d’ordine nutrizionistico e comportamentale, dei fattori di sub-fertilità».

La salute delle donne

La necessità di prendere in considerazione le tecniche di procreazione assistita solo ed esclusivamente dopo aver tentato tutte le altre strade nasce proprio da quella tutela della salute della donna che i referendari invocano: «Ci sono ancora grandi incertezze sulla sicurezza di queste tecniche sia per la salute della madre, soprattutto legate all’iperstimolazione ovarica e al prelievo degli ovociti, sia per la salute del nascituro, che, ricordiamolo, dal momento della fecondazione è uno specifico essere umano, che avrà caratteristiche uniche e incontrovertibili».

#26
a cura di Renata Maderna


I CONSIGLI DELLA GINECOLOGA CLEMENTINA PERIS

Non è contro le donne

I referendari accusano la legge 40 di essere contro le aspiranti mamme e di limitarne le speranze. Ma chi vive da vicino i loro problemi sostiene che non è vero.



Una legge contro le donne, che ignora il loro desiderio di diventare mamme, che impone paletti "colpevoli" di limitare le possibilità di gravidanza, che mette madri contro figli e medici contro teologi. Si sente dire di tutto in questi giorni che precedono il referendum sulla legge 40.

Val la pena di ascoltare il parere di chi da anni, ogni giorno, si prende cura di mamme e papà che vogliono avere un figlio. Clementina Peris è la responsabile della Struttura di prevenzione e terapia della subfertilità e sterilità dell’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Qualcuno l’ha messa alla berlina quando ha affermato che i limiti fissati dalla legge non diminuivano le possibilità di ottenere la gravidanza e che non c’è bisogno di alcuna "fuga all’estero", perché i bambini che possono nascere, nascono anche in Italia e quelli che non possono non nasceranno neppure altrove. Ora, dopo che altri sostengono le sue medesime conclusioni, non fa trionfalismi e mantiene il tono pacato di chi sa quali sofferenze, illusioni, speranze tradite siano in gioco in quei corridoi e in quelle case dove si attende ogni giorno che una vita attecchisca.

«Mi limito a ripetere che è possibile, valutando la letteratura medica con occhio critico, ma privo di pregiudizi e di considerazioni economiche, osservare un fatto: se confrontiamo i dati relativi alla fertilizzazione in vitro precedenti e seguenti l’entrata in vigore della legge, che limita a tre il numero massimo di embrioni da impiantare, notiamo che non ci sono differenze. Nel nostro centro la gravidanza è stata ottenuta nel 24,3 per cento dei casi nel 2003 e nel 27 per cento nel 2004. Nelle pazienti con una normale risposta ovarica sono assolutamente invariate le probabilità di gravidanza. C’è stato un peggioramento soltanto nel gruppo composto da donne che hanno maggiori difficoltà, cioè con riserva ovarica ridotta, per cui si passa dal 19 per cento del 2003 al 7 per cento del 2004. Ma questo è presto spiegato con il fatto che nell’ultimo anno abbiamo accolto nei centri anche le donne tra i 40 e i 45 anni, come previsto dalla legge, che ha innalzato l’età».

È noto che queste pazienti hanno comunque una bassa probabilità di gravidanza e che questa è indipendente dalla legge, ma legata alla qualità degli ovociti nelle donne oltre i 40 anni: «Se vogliamo offrire loro una probabilità di gravidanza si va incontro inevitabilmente a una diminuzione dei successi. A questo proposito è importante ricordare che il fattore dell’età pesa moltissimo: il 50 per cento delle donne sopra i 40 anni è già sterile».

Il fatto che limitare massimo a tre il numero degli embrioni da impiantare nel corpo della donna non abbia provocato l’importante diminuzione di gravidanze lamentata dai referendari è confermato da uno studio molto interessante presentato dal Gruppo procreazione assistita della Società italiana della riproduzione al recente convegno di Palermo, intitolato "Impatto della legge 40/2004 sulla percentuale di successo dei cicli di fecondazione in vitro". Vi si legge: «Al fine di valutare l’impatto della nuova normativa sulla probabilità di ottenere una gravidanza, si è deciso di organizzare uno studio multicentrico sui primi 4 mesi di applicazione».

I centri interessati sono distribuiti su tutto il territorio, da Palermo a Genova, Bari, Bologna, Milano e Roma. I dati raccolti su 1861 "cicli" (l’unità di misura usata per valutare i diversi tentativi) «non sembrano confermare», concludono i ricercatori, «l’ipotesi che limitare a tre il numero di ovociti fertilizzabili riduca in modo drammatico la probabilità di successo delle tecniche di fecondazione in vitro. Specificatamente questi dati consentono di concludere che la riduzione della percentuale di successo associata all’introduzione di questa restrizione è inferiore al 6 per cento in termini assoluti».

Al di là delle interpretazioni dei dati che, è facile immaginare, saranno diverse a seconda delle opinioni e delle letture, non si può non vedere che certo catastrofismo non è giustificato. Gli stessi sostenitori della legge hanno continuamente affermato la necessità di verificarne gli effetti. Per farlo bisogna attendere e osservare un certo periodo di applicazione, che non può essere sicuramente un singolo anno.

La materia è complessa e delicata. «Non si può rinchiudere in pochi slogan», conclude Clementina Peris. «Le donne hanno diritto di essere informate con chiarezza sulle reali possibilità e anche sui rischi».

#27
PAOLA BINETTI, NEUROPSICHIATRA INFANTILE

Se il figlio è di "un altro"

Eliminare il divieto della fecondazione eterologa, con seme di donatore, significa esporre i bambini che nasceranno a grossi problemi di carattere psicologico.



Il quarto quesito del referendum che tocca il tema della fecondazione eterologa è forse il più discusso e quello che trova maggiori dissensi anche sul fronte di chi pensa di votare "sì" agli altri tre quesiti. Permettere che siano prodotti embrioni utilizzando ovuli e spermatozoi provenienti da persone estranee alla coppia crea dubbi e perplessità tra molti. Prima che entrasse in vigore la legge, questo tipo di fecondazione era possibile.

Solitamente si trattava di fecondare l’ovulo della donna della coppia che voleva un figlio con il seme di un uomo estraneo, ma anche il contrario è tecnicamente possibile: fecondare l’ovulo di un’altra donna con gli spermatozoi dell’uomo della coppia di aspiranti genitori, impiantando poi l’embrione ottenuto nell’utero della donna sterile.

«Bisogna dire a chiare lettere che in questo caso il bambino sarebbe il figlio biologico di uno solo dei genitori e il figlio "sociale" di tutti e due», ricorda Paola Binetti, neuropsichiatra infantile, presidente della Società italiana di pedagogia medica, docente al Campus biomedico di Roma e presidente del comitato Scienza & Vita. «Questo fatto incontrovertibile crea uno sbilanciamento tra le figure dei genitori. Anche se all’inizio questo non pare un problema, in futuro, magari di fronte a una differenza di orientamenti educativi o a una crisi adolescenziale, potrebbe creare un senso di inferiorità del genitore non biologico o la consapevolezza di un possesso da parte dell’altro».

Il diritto del bambino a sapere

È già capitato che un padre, d’accordo all’inizio a usare il seme di un altro, abbia in seguito disconosciuto il figlio. Anche se ora, grazie alla legge 40, che tutela i diritti del figlio, questo non sarà più possibile, è decisivo che i futuri genitori valutino i rischi psicologici.

«Lo stesso bambino», commenta Paola Binetti, « ha diritto a conoscere da dove viene e chi sono suo padre e sua madre. Ma attenzione: non bisogna fare confusione con l’adozione, che è tutta un’altra cosa. In quel caso c’è un bambino già nato, che per una serie di ragioni non ha una famiglia e ne cerca una. I genitori in quel caso hanno un rapporto paritario, essendo entrambi adottivi e non biologici e, non dimentichiamo, la legislazione che regola questo istituto rende obbligatorio un iter preciso che prepara i futuri padri e madri. Inoltre, sonda se abbiano l’apertura e la disponibilità ad accogliere un figlio non loro, un approfondimento dell’idoneità che nel caso della procreazione assistita non è previsto. È sorprendente tra l’altro che chi insiste sull’importanza di prevenire le malattie genetiche e le patologie trasmissibili non preveda il bisogno di una persona di conoscere la storia medica dei genitori».

Il rischio della "programmazione"

Un altro aspetto che non sfugge a chi è contrario a riammettere la possibilità della fecondazione eterologa è l’implicazione eugenitica della metodica: «C’è serpeggiante nella nostra società il discorso del figlio perfetto, sano, magari alto, bello. Se mi servo di un donatore diventa logico "scegliere il meglio". Questa spinta è diventata talmente forte in alcuni Paesi da far crescere sollecitazioni al "dono" di materiale genetico di qualità con premi e anche pagamenti. Basti pensare che esiste un sito di un centro della California che fornisce le foto dei donatori da piccoli...».

Il rischio che un bambino programmato e ricercato in questo modo finisca per deludere alla prima malattia o alla prima ribellione è forte: «Qualcuno potrebbe arrivare a dire: "Ma questo non è il figlio che volevo", come si fa con qualcosa che delude e si restituisce».

#28
mah non riesco a non stupirmi di alcune affermazioni...
non voglio fare polemica, la chiesa deve stare al suo posto, lo stato è laico e deve rimanerlo..adesso la chiesa si mette in mezzo a problemi che riguardano coppie "sposate" che semplicemente vogliono un figlio..la scienza medica è in grado di farlo MA alla chiesa non va bene..e una donna è costretta a partorire figli malati oppure (ma questo alla chiesa va bene) ad abortire ....

#29
C'è anceh un'altra alternativa...andare all'estero e spendere un patrimonio... sempre SE puoi permettertelo!

:evil:

#30
simo76 ha scritto:
Colynn ha scritto:Non vorrei gufare....ma secondo me la chiesa in questo paese fa ancora molta presa
Io cmq andrò a votare.
Ma scusa, se la chiesa nn interviene quando il referendum è questione di coscienza, quando dovrebbe intervenire???
in nessun caso. Mai. Punto. Rassegnarsi.

La chiesa NON dovrebbe avere potere temporale, NON dovrebbe avere potere politico, NON dovrebbe poter aprire bocca sulle questioni politiche interne di uno stato democratico.

la chiesa NON ha diritti di parola su NULLA che non concerna espressamente la chiesa stessa.

Inoltre, promulgando l'astensionismo, di fatto danneggia chi non è cattolico, quindi non rispetta i propri ideali di ugualianza.
La chiesa, al momento attuale, è solo ed esclusivamente un business in recessione, che sta cercando di appiggliarsi a qualsiasi cosa per far parlare di lei.

di fatto, la colpa resta NOSTRA, perchè siamo noi a dare a quella gente il potere di atteggiarsi in quel modo... se gli italiani credessero nei valori della democrazia, non ci sarebbe spazio per lasciare la parola alla chiesa.
Se gli italiani credessero ai valori della democrazia, non saremmo nemmeno qui a discutere...

Tra parentesi, ritengo che questo referendum sia assolutamente inutile... cercate di capire cosa intendo, senza attaccarmi a priori! :P
Credo sia inutile perchè vedo una specie di orientamento generale dello sviluppo umano... stando a queste tenndenze globali di sviluppo, sarebbe assolutamente anacronistico che un paese come l'Italia possa rimanere al di fuori di questo campo. Se non sarà ora, in occasione di questo referendum, sarà tra 10 anni e senza alcun interpellanza della popolazione.

Prendete ad esempio il referendum sul divorzio.... indipendentemente dal clamore che venne montato sulla questione, sarebbe stato assolutamente inevitabile che l'Italia entro pochissimo tempo si schierasse a favore della possibilità di scegliere il divorzio come alternativa... se non fosse stato nel '69 sarebbe successo nel 75, ma sarebbe sicuramente successo....
è impossibile pensare che oggi, a distanza di 30 anni, l'Italia sia diventata un paese con la possibilità di divorziare SOLO perchè c'è stato un referendum... dai è assurdo! Se, mettiamo il caso, in quell'occasione la maggioranza degli Italiani avesse espresso parere contrario, secondo voi davvero oggi non potremmo divorziare???

Ci sono cose che vengono decise per motivazioni economiche (come la guerra in Iraq, ad esempio), altre per motivazioni politiche, altre per motivazioni etiche o sanitarie (il divieto del fumo) e su queste cose non abbiamo il minimo potere, perchè vengono decise da altri per fare "ciò che è meglio per l'Italia" (crediamoci... :roll:), e ci sono cose assolutamente inevitabili data la fluttuazione dell'evoluzione del nostro paese nella società mondiale moderna, che però, per darti l'impressione di valere qualcosa, ti lasciano votare, così tu cittadino sei bello contento di aver preso una scelta "epocale" e non ti rendi conto che si tratta di una scelta forzata dai tempi e che ti ha distolto su cose di importanza ben maggiore....

Detto questo, ritengo che i referendum siano inutili anche e sopratutto perchè nelle poche occasioni in cui un referendum ha dato un esito diverso da quello che la classe politica si aspettava (vedi il finanziamento pubblico ai partiti), esso è stato bellamente ignorato, calpestato e superato a piè pari.
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