Avendo già espresso qualche pagina indietro la mia view generale sui referendum, vorrei soffermarmi sulla questione acqua, dove mi pare di capire ci sia un po' più di confusione.
Senza entrare nel discorso morale del bene primario, guarderei la cosa dal lato finanziario.
Sempre che non abbia sbagliato a interpretare i referendum ci si sta chiedendo fondamentalmente se siamo d'accordo con l'ingresso dei privati nella gestione delle acque (1) e se sia giusto che questo venga ricompensato in qualche modo (2), mi pare intorno al 7%.
Posizioni del tipo: "non voglio pagare per un bene come l'acqua" oppure "pagherò di più" e via dicendo, sono, allo stato attuale delle cose, un controsenso, perchè molti dimenticano che già si paga per questo bene sia in termini di fornitura (bolletta acqua) che di gestione (tasse generali pagate al comune e poi destinate alla manutenzione/gestione delle acque).
Privatizzare la questione acqua non vuol solo dire "maggiori costi per tutti", dovrebbe anche portare automaticamente benefici ai comuni manlevandoli della spesa di gestione di cui sopra. E questi soldi potrebbero/dovrebbero essere destinati ad altri servizi di primaria utilità (qui sarà da verificare l'efficienza dei singoli comuni).
Non voler poi concedere un ritorno economico a chi gestisce l'attività mi sembra decisamente anacronistico... da che mondo e mondo, per definizione, l'attività di impresa viene svolta per produrre un ritorno, non una perdita. Al massimo possono esistere delle imprese no profits, ma non è questo il caso.
E così comunque dovrebbe funzionare già anche oggi, peccato che molte amministrazioni comunali se ne dimentichino tanto c'è "mamma Stato" che poi provvede a coprire le perdite.
Ovviamente tutto questo discorso sta in piedi se partiamo da una base di efficienza e onestà, altrimenti è chiaro che casca tutto il castello...

(ma anche in questo caso poco cambierebbe se la controparte poco onesta fosse pubblica e non privata, anzi...)