Confermo al 100% la diagnosi di Olabarch, e colgo l'occasione per salutarlo.
Se è stata individuata una perdita in un impianto di scarico, questa sarà stata sicuramente in grado di apportare dell'acqua alle varie strutture murarie, dando luogo a fenomeni di risalita, detta in questo caso "secondaria", cioè derivante da apporti diretti o primari.
Dopo aver risolto il problema degli apporti primari, ovvero quando non arriva più "acqua nuova", l'"acqua vecchia" o residuale, tenderà ad evaporare fino a scomparire. In realtà sui componenti murari resterà una certa percentuale d'acqua, detta di equilibrio, che si aggira fra l'1,5 ed il 3% in peso del supporto per motivi prettamente chimici. C'è da dire che in occasione di apporti accidentali di natura episodica, come appunto quello citato, l'acqua introdotta darà luogo a fenomeni di soluzione e migrazione dei minerali disciolti sul supporto, causando dei fastidiosi accumuli salini sulle superfici.
Quando si arresta il flusso di umidità, si arresta anche il trasporto dei sali. Quindi oltre i sali vecchi, quelli nuovi non verranno più portati in superficie.
Nella maggior parte dei casi, soprattutto su costruzioni recenti, i depositi superficiali sono costituiti da solfati. E fra questi il più frequente è il solfato di calcio ovvero gesso. In questo caso l'eliminazione dei depositi è molto semplice. Bisogna innanzitutto spazzolare energicamente con spazzola asciutta tutto ciò che viene via, poi fare delle spugnature con acqua e acido muriatico al 10% ed i depositi di solfato di calcio spariranno.
Una soluzione più raffinata, e meno invasiva consiste nell'estrazione dei sali. Si effettua tramite dei materiali assorbenti, come ad esempio fibre di cellulosa, che vengono applicate sul supporto bagnato. Per il fenomeno dell'osmosi, i sali tenderanno a trasferirsi dalla soluzione più concentrata (muro) a quella meno concentrata (fibra). In questo modo si esegue una vera e propria estrazione dei sali dalla muratura. Questo è il miglior lavoro che si possa fare, ma spesso risulta troppo costoso. Il materiale ottimale, più prestante e con tutte le certificazioni, è quello dell'Ing. Pinto Guerra:
http://www.mangiasali.it/
Un buon compromesso è la fibra di cellulosa di Torino:
http://www.nesocell.com/
Per chi invece vuol fare da se, basta mettere a macerare del cartone ondulato per due giorni, poi applicare la pasta di carta sul muro che questa si porterà via i sali eccedenti.
Dopo aver estratto i sali, se non c'è più apporto di acqua nuova, non sono necessari apparati di alcun tipo.
"Perché solo sui pilastri portanti? "
in realtà i pilastri portanti non sono soggetti a umidità di risalita. Mi spiego meglio, il calcestruzzo nuovo, se è stato correttamente realizzato, non può avere delle porosità superiori ad un certo valore, e l'umidità non può salire oltre i 20 mm. Quella che vedi è invece l'umidità che sale sull'intonaco, il quale invece è molto permeabile. Sono inoltre possibili, oltre che molto probabili dei fenomeni sinergici di condensa sui pilastri, che creano dell'acqua nell'interfaccia pilastro-intonaco, e fanno pensare a fenomeni di risalita. Questo avviene se c'è poco isolamento termico, o alta umidità nell'aria in presenza di forti differenze di temperature fra supporto e aria ambiente.
Contrariamente a ciò che si ritiene di solito, il calcestruzzo è raramente colpito dalla risalita, ed impermeabilizzarlo è una pratica abbastanza semplice.
Manda pure qualche foto, così possiamo analizzare meglio il problema e darti qualche consiglio più centrato.
Saluti
Il medico della casa
Milano