Inviato: 06/05/10 11:55
Nella tragedia greca paga chi non ha colpe
di Mauro Evangelisti-il Messaggero
La tragedia della Grecia, la tragedia greca certo, è fatta di simboli che sembrano pianificati da uno sceneggiatore senza fantasia. I tagli, lo spettro della miseria, la rivolta, le molotov. E il fuoco che divampa in una banca. Sì, una banca, vista come la rappresentazione di un’economia che ha tradito e che crolla. Ma anche tre vittime innocenti, perché a pagare quasi sempre è chi è senza colpe. Resta lontano dalle rivolte chi magari ha pure qualche responsabilità. Chi anche in Grecia - e come in molte grandi crisi economiche - prima, durante e dopo vive di ricchezze che crescono e ampliano le differenze. Dall’Italia guardiamo con preoccupazione, ci dicono che a rischiare ora siano altri paesi come il malinconico Portogallo o quella che fino a poco tempo fa sembrava averci sorpassato in voglia di vivere e in benessere, la Spagna. Quelle che fino al decennio scorso venivano magnificate come le tigri dell’Europa, ad esempio l’Irlanda, non graffiano più. Quanti modelli ci hanno promosso, per poi abbatterli. Si chiama Unione europea, speriamo che il contagio sia in positivo, quello delle economie più sane verso chi vacilla. Non il contrario.
di Mauro Evangelisti-il Messaggero
La tragedia della Grecia, la tragedia greca certo, è fatta di simboli che sembrano pianificati da uno sceneggiatore senza fantasia. I tagli, lo spettro della miseria, la rivolta, le molotov. E il fuoco che divampa in una banca. Sì, una banca, vista come la rappresentazione di un’economia che ha tradito e che crolla. Ma anche tre vittime innocenti, perché a pagare quasi sempre è chi è senza colpe. Resta lontano dalle rivolte chi magari ha pure qualche responsabilità. Chi anche in Grecia - e come in molte grandi crisi economiche - prima, durante e dopo vive di ricchezze che crescono e ampliano le differenze. Dall’Italia guardiamo con preoccupazione, ci dicono che a rischiare ora siano altri paesi come il malinconico Portogallo o quella che fino a poco tempo fa sembrava averci sorpassato in voglia di vivere e in benessere, la Spagna. Quelle che fino al decennio scorso venivano magnificate come le tigri dell’Europa, ad esempio l’Irlanda, non graffiano più. Quanti modelli ci hanno promosso, per poi abbatterli. Si chiama Unione europea, speriamo che il contagio sia in positivo, quello delle economie più sane verso chi vacilla. Non il contrario.