Inviato: 20/05/10 13:27
http://www.corriere.it/politica/10_magg ... aabe.shtml
C’è una parola che riassume il clima che si respira nel variegato e decisamente orientato a sinistra mondo degli autori Einaudi: imbarazzo. Se il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ieri sul Fatto quotidiano diceva di aspettarsi chiarimenti dall’Einaudi, anche se non ha firmato l’appello sul sito dell’editore Laterza (al primo posto nell’elenco dei non editori figura però il nome di sua moglie, Cristina Trucco Zagrebelsky), e Marco Revelli accusava via Biancamano di aver perso un’occasione per manifestare la propria autonomia, lo storico Antonio Gibelli, che ha pubblicato con la casa che ha come simbolo lo Struzzo Il popolo bambino, parla senza perifrasi di «imbarazzo». La situazione, dice Gibelli, «è imbarazzante dal punto di vista oggettivo, perché l’Einaudi vive oggi una condizione antitetica alla propria tradizione. Il fatto che la casa editrice sia proprietà della famiglia Berlusconi qualche problema lo pone. In questa situazione di "democrazia autoritaria", come dice il sottotitolo del mio recente libro Berlusconi passato alla storia, che mi è sembrato opportuno pubblicare da Donzelli, una firma in più non avrebbe guastato, anche se condivido l’opinione sul fatto che in genere gli appelli servano a poco».
Intendiamoci, il direttore editoriale Einaudi e i dirigenti Mondadori non sono favorevoli al ddl Alfano, semplicemente si riconoscono nella posizione di condanna del disegno di legge espressa sia da giovedì dall’Aie in un comunicato che però non ha avuto eco sulla stampa. Franco ha definito l’appello lanciato sabato da Mauri e Laterza un’operazione di «marketing editoriale ». Una posizione da cui dissente profondamente Rosetta Loy, che ha pubblicato molti suoi romanzi con Einaudi: «Non ho visto alcuna operazione di marketing. La libertà di stampa è un bene supremo che non si difende appiattendosi sulle posizioni della casa madre, cioè della Mondadori»
C’è una parola che riassume il clima che si respira nel variegato e decisamente orientato a sinistra mondo degli autori Einaudi: imbarazzo. Se il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ieri sul Fatto quotidiano diceva di aspettarsi chiarimenti dall’Einaudi, anche se non ha firmato l’appello sul sito dell’editore Laterza (al primo posto nell’elenco dei non editori figura però il nome di sua moglie, Cristina Trucco Zagrebelsky), e Marco Revelli accusava via Biancamano di aver perso un’occasione per manifestare la propria autonomia, lo storico Antonio Gibelli, che ha pubblicato con la casa che ha come simbolo lo Struzzo Il popolo bambino, parla senza perifrasi di «imbarazzo». La situazione, dice Gibelli, «è imbarazzante dal punto di vista oggettivo, perché l’Einaudi vive oggi una condizione antitetica alla propria tradizione. Il fatto che la casa editrice sia proprietà della famiglia Berlusconi qualche problema lo pone. In questa situazione di "democrazia autoritaria", come dice il sottotitolo del mio recente libro Berlusconi passato alla storia, che mi è sembrato opportuno pubblicare da Donzelli, una firma in più non avrebbe guastato, anche se condivido l’opinione sul fatto che in genere gli appelli servano a poco».
Intendiamoci, il direttore editoriale Einaudi e i dirigenti Mondadori non sono favorevoli al ddl Alfano, semplicemente si riconoscono nella posizione di condanna del disegno di legge espressa sia da giovedì dall’Aie in un comunicato che però non ha avuto eco sulla stampa. Franco ha definito l’appello lanciato sabato da Mauri e Laterza un’operazione di «marketing editoriale ». Una posizione da cui dissente profondamente Rosetta Loy, che ha pubblicato molti suoi romanzi con Einaudi: «Non ho visto alcuna operazione di marketing. La libertà di stampa è un bene supremo che non si difende appiattendosi sulle posizioni della casa madre, cioè della Mondadori»