ciao cielo azzurro!
Che dire? Sai com'è la storiella del calzolaio che andava in giro con la scarpe rotte? E quella del falegname con la moglie... scollata?
Dai, scherzo!
Ti assicuro che pensare a qualcosa di "proprio" è quanto di più difficile si possa immaginare!
Sai, noi facciamo presto "Si butta giù questo e quest'altro; si tira su questo, il pavimento di questo colore, la pareti di quest'altro, la lampada è il mod. X, il tavolo verrà fatto così, la cucina cosà, quel quadro andrà attaccato esattamente in quella posizione" ma finchè lo pensi e lo fai per gli altri, il problema non c'è.
Lavorando per i committenti, i dubbi si dipanano man mano che il lavoro prende forma al computer; i materiali ed i colori vengono accostati senza un attimo di esitazione; i tessuti vengono scelti fra centinaia e centinaia senza tentennamenti; le finiture delle pareti senza alcuna perplessità.
Così come le lampade, i divani, i miscelatori.
Tutt'altra storia, invece, quando si deve intervenire per sè stessi: il dubbio peggiore, quello atroce è: Ma se poi non mi piace?
Sembra incredibile, ma è così!
Nonostante l'esperienza, il numero non indifferente di lavori eseguiti sia nell'ambito residenziale che nel commerciale, nel turistico ricettivo ecc. ecc., nonostante i successi (e qualche delusione), ti assicuro che il filo sottile della formula dubitativa serpeggia sempre.
Tieni pur conto che in ogni lavoro ciascuno di noi mette l'anima e, se il committente non lavora bene in quella cucina o la disposizione del soggiorno non è funzionale, per noi è una catastrofe! Quindi ci immedesimiamo sempre nel committente, sia che si tratti dell'appartamento stratosferico (che verrà pulito dal personale che si occuperà solamente di questo! e ci sarà la signora che verrà a stirare), oppure che si tratti del bilocale arredato con i mobili Ikea, o della zona wellness con le docce emozionali e la vasca con le bollicine, o della camera d'albergo col caminetto e la vasca al centro!
In ciascuno dei nostri interventi c'è un pezzetto della nostra anima! Guai se così non fosse: ogni committente sarebbe uguale all'altro e, entrando in una casa, dopo esser usciti da un'altra, non sapresti se sei nella prima oppure nella seconda, talmente sarebbero uguali e fatte con lo stampino.
Tutti i lavori sono diversi e devono essere perfettamente funzionali per chi ci andrà ad abitare o ci lavorerà.
Nonostante questo e la cura "maniacale" che mettiamo in mettiamo in campo, fare casa propria è un'impresa epica!
Esposto tutto questo, anche se non nella completezza che l'argomento meriterebbe, devo dirti che casa mia è "normale", nulla di stratosferico, nulla di particolarmente esclusivo, se non il fatto che sia mia. Esclusivamente mia. Come, del resto, la casa del sig. X, quella della sig.ra Y, come il bar del sig. Z, la gioielleria del sig. H, l'albergo della società K.
La particolarità è nei tronchi spiaggiati, cotti dal sole e dal sale che sono in soggiorno sui quali, in un angolino, c'è la data e la caletta nella quale sono stati presi.
Una zona vicino alla grande vetrata che da terra arriva fino al soffitto, con ciottoli bianchi di Carrara, un oblò recuperato da una nave in demolizione (non so più quanti anni fa) nell'ultimo cantiere (S.Maria) che esisteva in Italia a La Spezia.
Qualche foto di barche straordinarie, virate in seppia, scattate da Franco Pace e libri, libri, libri e ancora libri.
Un letto in legno senza viti nè ferramenta varia.
Armadi con porte scorrevoli in vetro verniciato.
Una cucina comoda per cucinare.
Niente controsoffitti, niente Tulip, niente Treverk, niente finto legno.
Ti assicuro, nulla di straordinario: solo che è la "mia" casa, la "mia" tana.
