Re: Discussioni politiche
Inviato: 22/04/11 8:38
La Lega Nord distribuirà attraverso il suo leader e intellettuale di riferimento Matteo Salvini mille “dolci colombe padane” (e quelle amare niente?) nel centro di Milano, per ingraziarsi qualche elettore che non se la può permettere.
Come O’ Comandante Lauro distribuiva la pasta ai napoletani per farsi eleggere sindaco negli anni della fame. Avanti così, grand Milan, dopo vent’anni di progresso e benessere assicurati dalla destra, dalla Lega, da Formigoni e dalla mamma di Batman, ci avviamo verso i pacchi doni, la Befana del Fascio e le scarpe spaiate da accoppiare soltanto a elezione confermata. Buona Pasqua.
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/
http://archiviostorico.corriere.it/1992 ... 5834.shtml
Lauro, con la sua flotta, rappresento' un momento importante per l' economia di Napoli, vale a dire per una grande fetta del Mezzogiorno (alla fine degli anni ' 70 il suo impero finanziario veniva valutato intorno ai 300 miliardi di lire). La sua fu un' impresa unica, il cui crollo ha creato problemi all' intera economia nazionale. Ma attenzione, scrive Serena Romano, la flotta Lauro e' fallita non per deficit strutturale, ma perche' il governo ha fatto di tutto per distruggerla. Del resto, questa e' cronaca recente, raccontata dai giornali in ogni particolare, grazie al suo protagonista, O' Comandante appunto, a Napoli una leggenda. E non per troppa simpatia dei napoletani. Basti pensare al suo modo di gestire il Calcio Napoli, qualcosa che lo fa assomigliare a un Berlusconi del dopoguerra; oppure a come si comportava quando voleva far colpo sulle donne. "Con la stessa costanza di un collezionista di francobolli, Lauro collezionava amichette con un fare da Don Giovanni, un abbigliamento sempre impeccabile, ma anche con l' attrazione del potere che scatenava il suo successo di armatore...", riferisce Serena Romano. E racconta di quando una volta, a Stresa, il Comandante fece fracassare la vetrina di una gioielleria, in quel momento chiusa, per donare un collier alla sua seconda moglie, di 51 anni piu' giovane di lui, Eliana Merolla, in arte e per volere dello stesso attempato marito, Kim Capri. Il Comandante, che aveva avuto tre figli con la prima moglie, adotto' una bambina vietnamita, Tanja, cui fu molto legato, a differenza dei figli veri, con i quali ebbe rapporti difficili. Ma cosa si puo' dire, oggi, di quest' uomo che seppe inventare un' imprenditoria fiorente e competitiva nel bel mezzo di un deserto economico? Qual e' il giudizio su questo istrione che scelse i vicoli di Napoli per dare impulso alla sua politica, fatta di grandi rivendicazioni meridionalistiche e di scarpe spaiate, distribuite come pegno in cambio di voti? "Il comandante Lauro aveva messo assieme la flotta mercantile piu' importante d' Europa, segno che come imprenditore ci sapeva fare", dice Francesco Rosi. E aggiunge: "Come sindaco di Napoli, invece, il suo periodo corrisponde a uno dei piu' nefasti che si siano abbattuti su quella, per tanti versi sventurata, citta' . Napoli e Lauro furono i protagonisti del mio film Le mani sulla citta' che, a distanza di trent' anni, verifica la sua attualita' nello sfascio di partiti, istituzioni ed economia. Insomma, di tutto quello che tragicamente stiamo vivendo ora". Dello stesso avviso e' il giornalista e scrittore, di forte tempra napoletana, Antonio Ghirelli, il quale proprio al Comandante dedica un capitolo di un suo libro che uscira' in primavera e che raccoglie i ritratti di alcuni "grandi" napoletani, dalla rivoluzione partenopea del 1799 ai nostri giorni. Dice Ghirelli: "Per quanto riguarda l' imprenditore, non c' e' dubbio: Lauro fu un grande personaggio. Incomincio' con un veliero e riusci' a mettere insieme una flotta immensa, dimostrando straordinaria conoscenza dei noli e un' abilita' sorprendente nei rapporti economici con tutto il mondo. Ma il giudizio politico non puo' essere che negativo: Lauro dirigeva il Comune di Napoli infischiandosene della legge, di tutto l' apparato legislativo e dei vincoli che gli erano imposti. Fu l' ultimo dei Borboni, nel bene e nel male". Duro il giudizio dello scrittore Luigi Compagnone. Per lui in Achille Lauro non vi fu neanche l' imprenditore geniale, da poter essere ricordato positivamente. "Era un uomo che aveva il culto del denaro e che pensava che col denaro si puo' tutto", tuona Compagnone. Ma poi sorride: "Quando suo figlio Gioacchino faceva i comizi, a Napoli, ripeteva: "Papa' gia' tiene i piselli (cioe' , i soldi) e quindi non ha bisogno di rubarli...". La verita' e' che Achille andava nei vicoli aizzando il popolino contro il governo di Roma; poi andava a Roma e faceva il contrario". Napoli, il suo celebre Golfo, il suo ventre marcio, la sua antica fame di lavoro onesto e di giustizia. Napoli, palestra ideale per esercitare le linguelunghe dei politici e dei retori di opposte fazioni. In questa Napoli Achille Lauro fu, coerentemente con la sua indole, capo.popolo e re. Del resto, il suo partito fu quello monarchico; anzi fu lui a fondare, nel 1954, il Partito Monarchico Popolare, che gli procuro' una inondazione di consensi: trecentomila voti. Scrive Serena Romano: "...L' "operazione Sturzo" falli' . Ma intanto Achille Lauro, al centro di quella manovra politica, aveva attirato su di se' l' attenzione, diventando leader di una destra moderata che poteva bilanciare gli equilibri del Paese, protesi . in quel momento di formazione dello Stato democratico . su partiti e forze di centro sinistra. E mentre il sottoproletariato settentrionale si riconosceva nell' operaismo, quello del Meridione, dove fabbriche e operai scarseggiavano, trovo' nel monarchismo incarnato da Lauro uno strumento di rivalsa contro il governo centrale...". Per questo, a Napoli, ancor oggi c' e' chi lo rimpiange. Di piu' , Serena Romano rivendica il coraggio politico di Lauro che lo avrebbe portato a mettersi contro i politici di professione. Don Achille come una sorta di leghista del Sud, insomma. E questo suo far di testa propria, sempre seguendo le argomentazioni della Romano, lo avrebbe portato al disastro, perche' quando la "Lauro" comincio' ad accusare gravi problemi, il governo non solo non le diede una mano, ma la boicotto' . "Fu cosi' che Napoli si vide sparire duemila posti di lavoro, senza contare l' indotto", puntualizza la Romano. E allora va modificato il giudizio su ' O Comandante? "Neanche per sogno . ribatte Luigi Compagnone. "E chi dice che lui ha fatto grande la citta' , con piazze e altre opere pubbliche che altri amministratori dovrebbero prendere a modello, dice una sciocchezza. Basta dare un' occhiata a quella orribile muraglia cinese fatta di palazzi e palazzoni che, da via Aniello Falcone fino a Posillipo, devasta un patrimonio paesaggistico unico al mondo". Domenico Rea, sanguigno scrittore, cantore della Napoli plebea e smagata, va controcorrente, come del resto, col suo libro, fa Serena Romano. "Lauro era un uomo fortemente paternalista . dice Rea .. E questo paternalismo si sposava con una grande simpatia di tipo barocco, borbonico. E' stato un precursore del voto di scambio (scarpe spaiate, pacchi di pasta: era uno spettacolo, la distribuzione al Maschio Angioino...), ma i soldi li cacciava lui. C' e' stato lo scempio edilizio, e' vero, ma Lauro ha fatto costruire un intero quartiere che porta il suo nome. E in quel quartiere andava chi non aveva una casa". Rea non ha dubbi: "Di fronte agli altri sindaci napoletani che non hanno fatto nulla per la citta' , Lauro appare un gigante". E verrebbe da dire: ogni citta' , ogni nazione ha i giganti che si merita.
Come O’ Comandante Lauro distribuiva la pasta ai napoletani per farsi eleggere sindaco negli anni della fame. Avanti così, grand Milan, dopo vent’anni di progresso e benessere assicurati dalla destra, dalla Lega, da Formigoni e dalla mamma di Batman, ci avviamo verso i pacchi doni, la Befana del Fascio e le scarpe spaiate da accoppiare soltanto a elezione confermata. Buona Pasqua.
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/
http://archiviostorico.corriere.it/1992 ... 5834.shtml
Lauro, con la sua flotta, rappresento' un momento importante per l' economia di Napoli, vale a dire per una grande fetta del Mezzogiorno (alla fine degli anni ' 70 il suo impero finanziario veniva valutato intorno ai 300 miliardi di lire). La sua fu un' impresa unica, il cui crollo ha creato problemi all' intera economia nazionale. Ma attenzione, scrive Serena Romano, la flotta Lauro e' fallita non per deficit strutturale, ma perche' il governo ha fatto di tutto per distruggerla. Del resto, questa e' cronaca recente, raccontata dai giornali in ogni particolare, grazie al suo protagonista, O' Comandante appunto, a Napoli una leggenda. E non per troppa simpatia dei napoletani. Basti pensare al suo modo di gestire il Calcio Napoli, qualcosa che lo fa assomigliare a un Berlusconi del dopoguerra; oppure a come si comportava quando voleva far colpo sulle donne. "Con la stessa costanza di un collezionista di francobolli, Lauro collezionava amichette con un fare da Don Giovanni, un abbigliamento sempre impeccabile, ma anche con l' attrazione del potere che scatenava il suo successo di armatore...", riferisce Serena Romano. E racconta di quando una volta, a Stresa, il Comandante fece fracassare la vetrina di una gioielleria, in quel momento chiusa, per donare un collier alla sua seconda moglie, di 51 anni piu' giovane di lui, Eliana Merolla, in arte e per volere dello stesso attempato marito, Kim Capri. Il Comandante, che aveva avuto tre figli con la prima moglie, adotto' una bambina vietnamita, Tanja, cui fu molto legato, a differenza dei figli veri, con i quali ebbe rapporti difficili. Ma cosa si puo' dire, oggi, di quest' uomo che seppe inventare un' imprenditoria fiorente e competitiva nel bel mezzo di un deserto economico? Qual e' il giudizio su questo istrione che scelse i vicoli di Napoli per dare impulso alla sua politica, fatta di grandi rivendicazioni meridionalistiche e di scarpe spaiate, distribuite come pegno in cambio di voti? "Il comandante Lauro aveva messo assieme la flotta mercantile piu' importante d' Europa, segno che come imprenditore ci sapeva fare", dice Francesco Rosi. E aggiunge: "Come sindaco di Napoli, invece, il suo periodo corrisponde a uno dei piu' nefasti che si siano abbattuti su quella, per tanti versi sventurata, citta' . Napoli e Lauro furono i protagonisti del mio film Le mani sulla citta' che, a distanza di trent' anni, verifica la sua attualita' nello sfascio di partiti, istituzioni ed economia. Insomma, di tutto quello che tragicamente stiamo vivendo ora". Dello stesso avviso e' il giornalista e scrittore, di forte tempra napoletana, Antonio Ghirelli, il quale proprio al Comandante dedica un capitolo di un suo libro che uscira' in primavera e che raccoglie i ritratti di alcuni "grandi" napoletani, dalla rivoluzione partenopea del 1799 ai nostri giorni. Dice Ghirelli: "Per quanto riguarda l' imprenditore, non c' e' dubbio: Lauro fu un grande personaggio. Incomincio' con un veliero e riusci' a mettere insieme una flotta immensa, dimostrando straordinaria conoscenza dei noli e un' abilita' sorprendente nei rapporti economici con tutto il mondo. Ma il giudizio politico non puo' essere che negativo: Lauro dirigeva il Comune di Napoli infischiandosene della legge, di tutto l' apparato legislativo e dei vincoli che gli erano imposti. Fu l' ultimo dei Borboni, nel bene e nel male". Duro il giudizio dello scrittore Luigi Compagnone. Per lui in Achille Lauro non vi fu neanche l' imprenditore geniale, da poter essere ricordato positivamente. "Era un uomo che aveva il culto del denaro e che pensava che col denaro si puo' tutto", tuona Compagnone. Ma poi sorride: "Quando suo figlio Gioacchino faceva i comizi, a Napoli, ripeteva: "Papa' gia' tiene i piselli (cioe' , i soldi) e quindi non ha bisogno di rubarli...". La verita' e' che Achille andava nei vicoli aizzando il popolino contro il governo di Roma; poi andava a Roma e faceva il contrario". Napoli, il suo celebre Golfo, il suo ventre marcio, la sua antica fame di lavoro onesto e di giustizia. Napoli, palestra ideale per esercitare le linguelunghe dei politici e dei retori di opposte fazioni. In questa Napoli Achille Lauro fu, coerentemente con la sua indole, capo.popolo e re. Del resto, il suo partito fu quello monarchico; anzi fu lui a fondare, nel 1954, il Partito Monarchico Popolare, che gli procuro' una inondazione di consensi: trecentomila voti. Scrive Serena Romano: "...L' "operazione Sturzo" falli' . Ma intanto Achille Lauro, al centro di quella manovra politica, aveva attirato su di se' l' attenzione, diventando leader di una destra moderata che poteva bilanciare gli equilibri del Paese, protesi . in quel momento di formazione dello Stato democratico . su partiti e forze di centro sinistra. E mentre il sottoproletariato settentrionale si riconosceva nell' operaismo, quello del Meridione, dove fabbriche e operai scarseggiavano, trovo' nel monarchismo incarnato da Lauro uno strumento di rivalsa contro il governo centrale...". Per questo, a Napoli, ancor oggi c' e' chi lo rimpiange. Di piu' , Serena Romano rivendica il coraggio politico di Lauro che lo avrebbe portato a mettersi contro i politici di professione. Don Achille come una sorta di leghista del Sud, insomma. E questo suo far di testa propria, sempre seguendo le argomentazioni della Romano, lo avrebbe portato al disastro, perche' quando la "Lauro" comincio' ad accusare gravi problemi, il governo non solo non le diede una mano, ma la boicotto' . "Fu cosi' che Napoli si vide sparire duemila posti di lavoro, senza contare l' indotto", puntualizza la Romano. E allora va modificato il giudizio su ' O Comandante? "Neanche per sogno . ribatte Luigi Compagnone. "E chi dice che lui ha fatto grande la citta' , con piazze e altre opere pubbliche che altri amministratori dovrebbero prendere a modello, dice una sciocchezza. Basta dare un' occhiata a quella orribile muraglia cinese fatta di palazzi e palazzoni che, da via Aniello Falcone fino a Posillipo, devasta un patrimonio paesaggistico unico al mondo". Domenico Rea, sanguigno scrittore, cantore della Napoli plebea e smagata, va controcorrente, come del resto, col suo libro, fa Serena Romano. "Lauro era un uomo fortemente paternalista . dice Rea .. E questo paternalismo si sposava con una grande simpatia di tipo barocco, borbonico. E' stato un precursore del voto di scambio (scarpe spaiate, pacchi di pasta: era uno spettacolo, la distribuzione al Maschio Angioino...), ma i soldi li cacciava lui. C' e' stato lo scempio edilizio, e' vero, ma Lauro ha fatto costruire un intero quartiere che porta il suo nome. E in quel quartiere andava chi non aveva una casa". Rea non ha dubbi: "Di fronte agli altri sindaci napoletani che non hanno fatto nulla per la citta' , Lauro appare un gigante". E verrebbe da dire: ogni citta' , ogni nazione ha i giganti che si merita.