domovoy ha scritto:Ma pensi davvero che lavorare a 18 anni sia una passeggiata? Tirare dalle 8.00 alle 23.00 per mesi per il lavoro? Passare dal cliente dal lunedi' al venerdi', spesso a centinaia di km da casa, perdere gli amici, i ragazzi, tutto...solo perchè si lavora e si è fuori dal "giro" studentesco?
Tu vedi l'oggi perchè hai..che so... 26 anni e cominci da poco a lavorare... ma tutti i momenti piacevoli che hai passato nei 5 anni di universita' li dimentichi?
Andiamo!!! Sembra che ognuno qui stia guardando soltanto il proprio orto... diamo un'occhiata anche dilla' prima di lamentarci!
Quoto la cara Domo per chiarire il mio punto di vista sulla questione.
Innanzitutto bisognerebbe partire mettendo due capisaldi...
1) Il diritto allo studio dovrebbe essere universale. Questo non significa che CHIUNQUE abbia diritto alla laurea, ma semplicemente che chiunque deve avere il diritto di PROVARCI, se lo desidera. Poi, se non è in grado per mancanza di possibilità (ossia, se le cose proprio non lecapisce o non ci arriva), o di voglia, almeno ci ha provato.
2) Il diritto allo studio non è un succedaneo dell'esperienza. Qualsiasi laureato è (e rimane) un ignorante fino a quando non ha dimostrato con la pratica e l'esperienza le proprie capacità.
Detto questo, io sono una persona assolutamente egocentrica, quindi i miei studi universitari sono stati volti solo ed esclusivamente al MIO interesse personale, ho studiato una materia che VOLEVO studiare, conscio del fatto che gli sbocchi lavorativi sarebbero stati assolutamente nulli (che lavoro potrà mai fare un laureato in "antropologia dell'estremo oriente"??), ma questo non mi ha certo impedito di farlo!
Io non concepisco minimamente chi sceglie un percorso di studi perchè "darà il lavoro"... secondo me è follia allo stato puro... un lavoro me lo da qualsiasi cosa, persino lavare i pavimenti... la cultura non deve essere assoggettata all'economia, ma deve essere vista e considerata come un aspetto formativo dell'individuo e pertanto il suo compito è rendere ME una persona migliore. La cultura è un FINE e non deve essere confusa con un MEZZO.
Detto questo, non è che ho avuto la possibilità di compiere quegli studi senza sbocchi lavorativi perchè tanto "c'avevo il sedere parato"... per mantenermi al'università (fuori sede) ho lavorato e devo dire la verità che ho fatto un po' tutti i lavori che mi sono venuti in mente... ho fatto il lava-pavimenti in un locale, ho lavato piatti, ho venduto litografie porta a porta, ho fatto da traduttroe, da guida turistica, ho cantato.... ora sono un imprenditore, ma non per questo mi sono mai vergognato e non mi vergognerò mai degli altri lavori che ho fatto.
Avendo fatto l'università solo per il mio personale piacere, non mi sento minimamente frustrato per il fatto che l'ambito in cui lavoro non rispecchia il mio "titolo"....
Il mio lavoro mi da molte soddisfazioni, nonchè grandi possibilità. Non sono arrivato a questo lavoro per caso, non ci sono arrivato perchè ho fatto l'università... ci sono arrivato perchè sono la persona che sono, e questa persona che sono è il frutto dell'università, ma anche dell'aver lavato i piatti, è frutto dell'aver viaggiato, del mio spirito di adattamento, dei miei hobby, e sopratutto delle mie esperienze.
Se avessi fatto solo l'università, non mi fossi dovuto arrangiare con i tripli salti mortali, e avessi deciso di aspettare e trovare un lavoro attinente al mio titolo di studi, probabilmente adesso sarei disoccupato o al massimo un impiegato frustrato.