Classici del design: sedia Plia
Inviato: 20/06/12 8:34


Con la Plia Piretti ripropose il concetto di sedia pieghevole, partendo dalla tradizionale sedia pieghevole in legno, adottando però materiali adeguati, moderni e rinnovando il genere di seduta in senso funzionalistico, con un sistema di apertura/chiusura dotato di un 'perno a 3 dischi' (foto sotto), sistema che, come è apparso, fu immediatamente adottato da molte altre aziende produttrici di sedie pieghevoli. Piuttosto semplice il 'funzionamento' con la scocca formata dai 3 elementi in acciaio (uno rettangolare, l'altro quadrato ed un altro ancora, ad U) mentre ancora oggi ci sconvolge la riduzione operata sugli spessori e gli ingombri: insieme al perno a vista la forma ripiegabile della sedia si riduce ad uno spessore di soli 5cm.
Piretti combinò il telaio tubolare d'acciaio al polipropilene di seduta e schienale: rappresenta perciò la concreta realizzazione del "design democratico" così in voga negli '60, specie in Italia, quando molte aziende fabbricavano arredi in ABS e materiali plastici (poche sono sopravvissute, tra cui Artemide e Kartell, con grandi cambiamenti, la prima non si occuperà più di furniture) tecnologia agevolata dal basso costo della materia prima, il petrolio, prima del capovolgimento della situazione, avvenuta con la crisi petrolifera del 1974. La sedia trasparente divenne quindi da subito un'icona 'pop', simbolo della nuova nuova cultura industriale basata sulla plastica, registrando enormi consensi, anche per il basso costo con cui venne messa in vendita.
Piretti descrive poi il periodo di 'gestazione' della Plia dal 1965 al 1970, anni impiegati all'interno della piccola fabbrica bolognese come progettista di alcuni pezzi da ufficio: "..avevo ottenuto da Cesare Castelli, uno spazio laboratorio dove potevo accedervi a qualsiasi ore del giorno e della notte per portare avanti la mia ricerca, incaponito sull'alluminio, e vista la disponibilità mostrata dal presidente, ho cercato di dimostrare le possibilità di impiego, tra i mugugni delle maestranze del legno, che non capivano cosa stessi combinando. Ho cercato, al di fuori dell'ambito aziendale, quelle tecnologie che più fossero utili per la costruzione dei mobili. Contemporaneamente insegnavo all'Accademia di Bologna e perseguivo la mia ricerca da Castelli. Giunsi alla definizione di un prototipo per l'ufficio (la Axis 106, del 1965, sotto) realizzato con due scocche in compensato curvo, sedile e schienale, tenute insieme da ganasce di alluminio pressofuso.." Buono fu il successo della Axis 106, il cui modello definitivo fu presentato in uno stand defilato, accanto a quello di Poltrona Frau, all'interno del Salone milanese del 1965, a cui seguirono una serie di commissioni e di imitazioni da parte di aziende concorrenti.

Infine, inutile dire che la sedia è tutt'oggi un oggetto di culto ed è esposta in tutti i musei di arti decorative tra cui, anche il MOMA di New York.




