Quando ristrutturi una casa, tutti quelli che passano di là devono dire la loro, zie, genitori, vicini, muratori, pittori, quello che ti aggiusta le serrande... tutti sentenziano e pretendono di saperne più di te.
Quando si ristrutturano ambienti, il momento più critico più critico per un architetto non è quello della firma del contratto o quando ti trovi in cantiere gli ispettori dell'ASL...
No, è quando arriva "quello che sà": la mamma, il suocero, il dipendente che deve dire la sua, l'operaio che non si fa i fatti suoi.
In quel momento, l'architetto trema, sa che succederà qualche casino:
Se il committente è indeciso, rischia di vedersi arrivare fra capo e collo qualche variante insensata e dovrà lottare "garbatamente" per salvare il suo progetto.
Se invece il cliente è molto deciso, ancora peggio, prenderà in odio chi lo critica, poco male se è qualche parente ma se è un artigiano che "si permette" per il resto del cantiere l'architetto dovrà stare fra due fuochi, l'artigiano "creativo" e il cliente offeso.
Un ingegnere con cui lavoravo anni fa aveva una simpatica espressione colorita, in dialetto, irriferibile su un forum con cui invitava tutti a farsi i fatti propri!
