sursum ha scritto:braccobaldo1 ha scritto:Correggetemi se sbaglio,(mi rivolgo ai professionisti del settore)
ma se non ci fossero aziende che investono in ricerca e sviluppo (spendendo tanti soldi) come Flexform,Minotti,Arketipo,Seven,Arflex,Poltrona Frau,Living,B&B Italia,Busnelli,Edra........non sarebbero mai esistite tantissime aziende sulla fascia media-mediobassa che possono offrire prodotti seppur molto lontani dai nomi fatti, che soddisfano gusto e portafoglio.
Penso che quando compri un Flexform e come se comprassi un Rolex,potresti mai chiedere se un Rolex vale quanto costa???
Il tuo ragionamento è corretto, ed infatti uno dei punti in cui noi italiani siamo delle emerite FRANE è nella valorizzazione dell' "IP", che non è un indirizzo di rete ma di quello che noi Italiani chiamiamo proprietà intellettuale.
Uno dei parametri che definiscono la ricchezza di un paese è il numero di brevetti. Giappone, Germania, UK e USA sono ai primi posti con la COrea e la emergente cina. Beh, noi siamo agli ultimissimi posti.
Ricordo che si possono brevettare anche i design estetici.
Quando compero un divano di "marca" non sto pagandone solo la manifattura ma anche la ricerca e lo sviluppo che ci sono dietro ed anche i fallimenti di tutti quei modelli che non hanno funzionato.
E' difficile allora dire "vale". I metri andrebbero "ponderati" con vari pesi.
da italiano non mi sento una frana nello sviluppo dell'i.p.
Anzi possiamo dire ( parlo nel caso specifico di divani e non allargo la discussione ad altri settori dei quali nulla o poco conosco) che la valorizzazione del design e' intrinseca nel ''prodotto italiano''
In relazione a brevetti nessuna azienda di divani e' riuscita in tale intento solo perche' la legislazione non e' chiara in tal senso ( al lmite un'azienda buo' brevettare un particolare,facilmente bypassabile attraverso una leggera modifica) e non perche' siamo ''cosi' intellettualmente arretrati)
Da artigiano posso solo dire meno male poiche' riesco ad offrire ai miei cliento modelli di ''ispirazione'' grandi marche a costi piu' contenuti,non in relazione alla qualita' del prodotto,ma semplicemente in relazione ( e qui' sono perfettamente in accordo con lo spirito dell'intervento) al risparmio delle spese generali ( di cui ricerca e sviluppo fa parte).
Il ''vale'' e' da metter in campo semplicemente su parametri cotruttivi,qualita' del prodotto,del servizio,dell'immagine e della funzione che deve espletare il prodotto.
In una casa di rappresentanza metterei un prodotto Cassina,in una cucina o in una sal frequentata da bimbi piccoli abituati a mangiare la nutella sul divano utilizzerei un prodotto di basso costo da sostituire appena diventeranno piu' grandi.
Ambedue i prodotti hanno un valore in relazione all'utiizzo e non al costo fine a se stesso.
Soldi bene spesi in ambedue i casi.
renzo