Le lampade al neon sono state inventate nel 1909, oggi servono solo come piccole spie dalla debole luminescenza rosso-arancio ancora adottate come economico indicatore di posizione negli interruttori dell'illuminazione domestica.
I cosidetti "tubi al neon" tradizionali sono invece lampade fluorescenti a scarica in atmosfera gassosa nobile che avviene tra due elettrodi "caldi" perché costituiti da 2 filamenti simili a quelli delle tradizionali lampadine che riscaldandosi emettono elettroni che permettono l'innesco della scarica tra gli estremi opposti del tubo.
Appena innescata la scarica (ricca di raggi ultravioletti) essa si automantiene, viene così automaticamente disattivato il riscaldamento dei filamenti e la corrente circolante limitata da un reattore esterno.
L'interno del tubo in vetro è ricoperto di particolari polveri fosforose che eccitate dalla radiazione ultravioletta emettono luce più o meno bianca in funzione del tipo di fosforo impiegato.
L'intensità di questi primi tubi fluorescenti era già massima all'accensione ma dagli anni 80 circa cominciarono a comparire sul mercato i modelli che impiegano vapori di mercurio anziché gas nobile, perché in questo modo si ottiene una maggiore intensità luminosa ma con un leggero ritardo all'accensione per permettere al mercurio di vaporizzare totalmente.
Le lampade fluorescenti compatte (CFL) sono totalmente diverse perché gli elettrodi estremi sono "freddi" (nessun filamento) e l'alimentazione non avviene a 50Hz ma a frequenza ultrasonica generata dal driver incorporato.
E' stato verificato che l'ostentata lunga durata di queste ultime può essere limitata dallo stress con frequenti accensioni/spegnimenti.
In questa pagina c'è una tabella comparativa sull'intensità in lumen delle diverse fonti d'illuminazione e nella pagina successiva (in continuo aggiornamento) le ultime novità e disponibilità delle tecnologie emergenti in questo campo.
L'intensità in lumen delle CFL, a parità di Watt, si può considerare in leggero difetto simile a quella dei tubi fluorescenti.
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