Grazie per i riferimenti, li ho letti anch'io, Ros.
Allora, il mio non voleva essere un intervento di sfiducia nella persona specifica del papa; perdonatemi ma beccatevi il 'papier' pedante, provo a spiegarmi meglio, se riesco..
Che il nuovo papato sia ad una svolta in senso rigorista, non pare ci sia alcun dubbio - non a caso dopo la grave decisione delle dimissioni di papa Benedetto - anche se la storia, poi ha sempre dimostrato il contrario. All'epoca del francescanesimo per esempio, il seggio, diviso tra empiti riformistici e lotte tra le elites romane sostenute dalle corone spagnole e francesi, alla fine finì ad Avignone, quale sorta di protettorato del re francese, che a suo modo impose una riforma, poi rientrata: dopo una settantina d'anni il seggio fece ritorno a Roma sotto le mani dei Colonna e dei Borgia.
Peggio finì con la spaccatura del protestantesimo, generata nel '500 da Lutero contro la compravendita delle indulgenze ed il nepotismo, e da una possibile radicale revisione e riforma si passò alla controriforma, nel senso di chiusura e difesa dei valori tradizionali allestendo questo sì, un grande apparato evangelizzatore (da qui cruciale il nuovo ordine dei gesuiti) che fu inviato nei nuovi continenti.
Non bisogna dimenticare infatti che il Vaticano oltre a rappresentare la sede della cristianità è anche uno stato vero e proprio, soggetto ad accordi più o meno 'opachi', pressioni e ricatti. Uno di questi accordi è il Concordato con lo stato italiano, i cui termini, in tempi di crisi come questi, non sono sempre ben digeriti dalla cittadinanza, per esempio.
Sull'evangelizzazione, che questa possa essere potenziata, poi proprio da un papa gesuita, non credo nemmeno nessuno dubiti, specialmente di fronte al dilagare dell'islamismo. Ma con quali contenuti? Chiaramente ponendo sul piatto dei cambiamenti parziali e d'immagine al suo interno, come potrebbe essere porre un limite al carrierismo ed al numero di cariche, la riforma del concistoro, sanare le finanze vaticane (limitando la loro collusione nella politica italiana), estirpare la pedofilia.
Ma, sempre a mio parere, esistano dei limiti oggettivi, ancor più strutturali, per cui realizzare riforme vere e proprie dentro e fuori la Chiesa significa anche minare le sue stesse basi. Difficilmente maneggiabili ma auspicati dal mondo occidentale certi temi, che riguardano la vita e la Chiesa nel nostro tempo, come la condizione della donna secondo la Chiesa, il sacerdozio femminile, l'aborto e la contraccezione, il rapporto difficile con le nuove generazioni, la morale sessuale, le questioni etiche circa l’inizio e la fine della vita, la posizione sulle staminali, i sacramenti negati ai separati e divorziati, ecc..
Tentare almeno di affrontarli - e non a negarli - secondo me potrebbe riportare la Chiesa nuovamente al centro della vita civile, oggi.