Grazie annsca E che bisogna dire? Quel che so è che non bisogna lasciarsi schiacciare da diagnosi e etichette, macigni a volte, perchè pesante è la percezione sociale di una "malattia" che malattia non è.annsca ha scritto:Riffa, non so che dire ... continuo a tenere le dita incrociate e a fare il tifo per te
Pesante è l'ignoranza, il pregiudizio, l'insensibilità, la superficialità di un mondo culturalmente evoluto ai tavoli dei convegni ma nella concretezza della realtà a volte è più stupido e ottuso che nel medioevo. Non sempre! A volte ti regala momenti di umanità (che non è pietà!) unici.
Pesante è vivere con una doppia pelle, la tua e quella di tuo figlio e educare lui e chi lo circonda a comprendersi.
La mia paura non è quella della "diversità" di mio figlio. Mio figlio è la mia perla rara, e lo dico senza alcuna retorica. E' un ragazzino bello, che non sa fare la matematica ma ha un'intelligenza emotiva straordinaria, capace di cogliere l'unicità delle persone, di trarne delle sintesi come solo i poeti sanno fare. Fa insalate di parole a volte ma ha un senso ironico sottilissimo. E' timido perchè si sente inadeguato e fa il pagliaccio, il bulletto, è un irruente... ma se sta vicino ad una persona anziana tira fuori argomenti che ti stupiscono e i suoi gesti diventano delicatissimi.
E' sano, mangia come un lupo, cresce e sta facendo un sacco di progressi.
La mia paura è il futuro e la sua consapevolezza di non essere capace di fare le cose che fanno gli altri, ma ce la mette tutta. La mia paura è che si possa spegnere questa sua tenacia, il suo sorriso sempre pronto. La mia paura è di riuscire ad essere all'altezza di insegnargli a soffrire nobilmente e a trasformare la sofferenza in qualcosa che lo aiuti a costruire e a crescere non da rassegnato ma da maratoneta, come fa ora. La mia paura è quella di non riuscire ad insegnargli a godersi la vita apprezzando le sue doti che sono così utili agli altri, di non averne il tempo...
Ci sono mamme che affrontano altro che quello che affronto io. E se ne parlo qua è perchè solo parlandone la diversità diventa normalità.
Non è la diagnosi che cambia mio figlio. Sono gli occhi della gente che cambiano se non si ha il coraggio di convivere con i problemi reciproci, diversi o normali che siano.