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Classici del design: sistema V+V (lampadario Giogali)

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Il sistema V+V è stato ideato tra il 1961-66 dall'architetto Angelo Mangiarotti e messo in produzione dalla Vetreria Vistosi nel 1967 (successivamente è stato prodotto dalla Skipper) e prende il nome dal termine veneto 'giongher' che indica il laccio utilizzato in campagna per legare il carro al giogo.
L'idea di questo sistema di installazione luminosa deriva - secondo quanto esposto dallo stesso designer milanese - dall'osservazione di un enorme lampadario modulare realizzato con prismi di vetro che Carlo Scarpa aveva progettato appositamente per il Padiglione del Veneto (foto sotto) all'interno dell'Esposizione Italia '61 tenutasi a Torino, struttura che necessitava di un grande traliccio aereo metallico di sostegno.
Il grande apparecchio di Scarpa dialogava dall'alto, con una serie di parallelopipedi costituiti da vetrate colorate - sempre di suo progetto - collocati al centro sala. L'allestimento, spettacolare e raffinatissimo, potenziato da un bacino d'acqua, era caratterizzato da un acceso cromatismo ed intendeva rievocare con forme moderne, le particolari condizioni atmosferiche e naturali della regione che ispirarono i grandi maestri della pittura veneziana, inventori del colore come cromatismo quale effetto originato dalla luce.
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In realtà Scarpa, veneziano, aveva progettato numerosi apparecchi di illuminazione per gli interni dei suoi edifici e per allestimenti, ma si trattava quasi sempre di 'pezzi unici' di grandi dimensioni, al massimo per la produzione di piccole serie, con un'esecuzione del tutto artigianale (appoggiandosi alle tradizionali vetrerie Barovier, Venini) mentre da sempre a Murano si eseguivano grandi lampadari per le hall di alberghi, navi da crociera ed ambienti di prestigio di tutto il mondo.
Mangiarotti, desiderava ottenere un risultato analogo senza il bisogno però di ricorrere ad alcuna struttura e, sopratutto, che si potesse riprodurre facilmente anche in ambienti più ristretti, come quelli domestici. Disegna pertanto, e fa realizzare da un laboratorio vetraio veneziano degli elementi a gancio a partire da un nastro di vetro tagliato e stirato manualmente a caldo fino a formare un anello a doppio ferro di cavallo. Il gancio potrà poi essere direttamente unito agli altri ganci, e senza l'ausilio di fili metallici (come nel caso del Mother of Pearldi Panton, 1964), per ottenere infinite composizioni, sia per creare con un 'grappolo' di anelli un piccolo lampadario, illuminati dall'interno da una fonte ad incandescenza, o per creare una tenda od un pannello, o - per continuare la tradizione dei lampadari in cristallo di Murano di cui Giogali (sotto) ne è la configurazione più nota - dei grandi chandelier, reinterpretati in senso assolutamente moderno e funzionale, dato che il piccolo gancio, lungo 3cm, è in grado di sostenere 50 volte il proprio peso.
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Rispetto al modello di Scarpa, il nuovo modulo/gancio creato da Mangiarotti, aggregandosi in infinite composizioni dettate a piacere dal committente e realizzate su leggere strutture standard di filo metallico, era infinitamente più meneggevole e più facilmente componibile. A seguito del successo del sistema, Mangiarotti eseguiva una variante, la V su V, un modulo costituito da una sorta di vaso di vetro rovesciato, che si agganciava uno dentro l'altro, dal più grande al più piccolo, a formare uno chandelier componibile verticale. Recentemente, la Vistosi, ha approntato qualche modifica al gancio, lo 3D, dove l'anello, sempre in vetro soffiato e lavorato a mano, è progettato in modo da permettere l’unione agli altri anelli in 4 direzioni per formare una maglia continua con caratteristiche ancora più versatili e flessibili per l'installazione nello spazio.
Numerose le realizzazioni di Mangiarotti nel settore illuminotecnico, sopratutto per Vistosi, che già dal 1966 eseguiva per conto di Artemide delle lampade da tavolo (Les bo e Saffo su tutte) con involucri vetrosi sfumati in diverse gradazioni a seconda delle necessità funzionali, ma anche per Skipper, Pollux e VeArt, di cui sotto, l'originale lampada da tavolo Aida (1989) che non può non ricordare per aspetto e tipo di emissione, un altro pezzo molto noto dei fratelli Castiglioni.
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