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Capolavori del Musée d'Orsay, Vittoriano, Roma

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Impressioni sulla mostra (che chiuderà i battenti il 22 giugno) incentrata sulle collezioni del Museo D'Orsay, una sessantina di opere - dai paesaggisti di Barbizon, a Courbet, agli impressionisti, a Van Gogh fino alle avanguardie del '900 - quasi tutte molto note, ospitate in un'ala del Vittoriano di Roma, ma il giro è veloce, basta un'oretta. Buoni l'apparato didattico e l'allestimento, questo abbastanza pausato.
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A parte il colpo d'occhio dei pezzi impressionisti e post-impressionisti, che è sempre un piacere rivedere, ho trovato interessante la storia del Museo D'Orsay.

In origine l'area del lungo Senna era occupato dall'edificio ottocentesco della Corte dei Conti, caratterizzato dall'aspetto severo e classicheggiante, incendiato durante l'epoca della Comune ed abbandonato.
Abbattuto, al suo posto fu edificata la Stazione D'Orsay (dalle forme lussuose ed eclettiche con forti richiami al Louvre che è giusto di fronte, sulla riva destra della Senna) progettata da Victor Laloux (1888) per i treni diretti verso l'ovest ed Orleans.
Infine, anche la stazione fu dismessa (negli anni '30 la SNCF giudicò troppo costoso il suo ammodernamento), e dopo aver rischiato l'abbattimento (come avvenne invece per i mercati di Les Halles) a favore di un Centro Congressi ed Hotel (i cui progetti furono presentati nientemeno che da Le Corbusier nel 1961, sotto), fu negli anni '80 recuperata e trasformata in museo d'arte moderna (1986), nell'epoca dei grandi cantieri promossi dal presidente Mitterrand.
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Intelligente l'opera di riqualificazione della Aulenti chiamata a supplire ad alcune defaillances dello Studio ACT vincitore iniziale del concorso, soprattutto per la distribuzione degli spazi interni, troppo legati ai rettifili delle banchine. La Aulenti, infatti si allontanò con coraggio dal modello stazione, considerando quest'ultima un edificio contemporaneo con cui entrare apertamente in contrasto.
Utilizzando grossi conci di pietra e sfruttando la luce offerta dalle grandi vetrate (specie per la zona dei sottotetti, prima inutilizzati, il cuore del museo, dedicato ad impressionismo e post-impressionismo), ideali per illuminare 'naturalmente' le opere, e creando una serie di terrazze a livelli diversi con percorsi liberi e passaggi non più obbligati, per offrire ai visitatori energia ed interesse.
Per il museo parigino Gae curò anche l'arredamento e l'illuminazione, come il poliedro-applique Bugia in rete metallica per Fontana Arte, e le sedie in legno per i custodi.
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Appena qualche perplessità (di carattere economico, considerati i tempi) riguardo il nuovo allestimento che sostituisce in gran parte quello considerato obsoleto della Aulenti, curato dallo Studio di Jean-Michel Wilmotte, che ha abbandonato la pioggia di luce indiretta e diffusa che penetrava dalle vetrate, predisponendo un'illuminazione più accentata e diretta, per valorizzare meglio le opere ed approfondire l'intimità tra spettatore e collezioni. Sotto, i nuovi ambienti, tra cui per ultimo l'area ristorante, il Café des Hauteurs, sovrastato dal grande occhio del vecchio orologio, dove gli allestimenti sono tutti firmati dai fratelli Campana (per Edra).
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Infine, per non dimenticare che di mostra di pittura si tratta, due opere immense e foriere di tanta modernità, presenti.
L'Italienne (1887) di Van Gogh e Le repas (1891) di Gauguin.
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Info mostra:
http://www.comunicareorganizzando.it/mo ... apolavori/