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STARCK? NO GRAZIE

#1
Segnalo e copio qui, trattandosi di una critica che concerne più l'arte e l'estetica, un articolo interessante pubblicato sul sito di repubblica/design sulla controversa figura di Philippe Starck

(link originale: http://design.repubblica.it/2009/03/26/ ... no-grazie/


Starck? No, grazie
Egocentrico, abile comunicatore ma privo di contenuto, profeta di un design indifferente al valore d'uso delle cose e, più recentemente, protagonista di un reality. Se lo conosci lo eviti. Ecco perché


Philippe Starck: se lo conosci lo eviti. E non perché si tratta di un personaggio destinato a dividere: o lo amate, o lo trovate assolutamente insopportabile. No. Ragioni “di pancia” andrebbero subito respinte dal buon senso. Esistono invece ottime, ragionevoli ragioni, per evitare Philippe Starck senza abbandonarsi ad antipatie instintive.

Prima ragione: il suo modo ingiustificatamente messianico di raccontare il proprio design. Come volendo miracol mostrare o disvelare recondite verità, Starck ha fatto il profeta del design democratico, come se generazioni di designer, scandinavi e no, e marchi da Thonet a Ikea fossero passati per di là per caso. Oggi racconta la sua conversione all’ecosostenibilità e all’amore, e tra i due ha posto la pietra miliare della sua conversione: l’anno scorso, in una sorprendente intervista al giornale tedesco “Die Zeit” ha detto che tutte le cose fatte fino a quel momento (era il marzo dello scorso anno) erano assolutamente inutili. Pentimento di comodo, comunque, funzionale a introdurre questa affermazione: «E’ per questo che ho cercato di cambiare questo lavoro in qualcos’altro. Qualcosa di più politico. Più ribelle. Più sovversivo. Così, forse, la cosa più importante che ho creato non è un oggetto ma una nuova definizione per la parola designer». Basta questo per fare capire l’ipertrofia del suo ego. Che non sarebbe un difetto così grave, se poi Starck fosse effettivamente quel genio che cerca di sembrare. Invece, la sua qualità più rilevante è la sapienza comunicativa, che lo spinge a essere l’ideatore di un reality che andrà prossimamente in onda sulla rete inglese BBC Two: Design for Life, offrendo al vincitore un contratto di sei mesi presso lo studio parigino del francese. Motivo per cui in questa sede si parla di lui.

Starck andrebbe studiato come un caso da manuale nelle facoltà di scienze della comunicazione. Non ha niente da dire, ma lo dice benissimo. Anzi, e con questo arriviamo alla seconda delle tre ragioni per cui se lo conosci lo eviti, in realtà qualcosa da dire ce l’ha, ed è un’idea del design totalmente indifferente al valore d’uso delle cose, al fatto che gli oggetti devono innanzitutto funzionare bene. Invece, per Starck il primo valore degli oggetti è quello comunicativo, deve sorprendere, incuriosire, meravigliare, raccontare qualcosa. Un’idea barocca del design e, oggi, il suo principale difetto, la sua tentazione più pericolosa, quella di concedersi alla spettacolarizzazione formale tradendo i contenuti.

La terza ragione per cui se lo conosci lo eviti è il corollario della seconda: i suoi oggetti hanno tanti difetti. Il caso più paradigmatico, ovvio e citato è il celebre Juicy Salif, lo spremiagrumi progettato (si fa per dire) per Alessi: i due difetti principali sono che schizza dappertutto e non ha niente per separare i semi dalla spremuta. Ma molti altri dei suoi oggetti sono criticabili perchè sono scomodi: tante fra le sue sedute, per esempio la collezione In/Out per Driade, dura e spigolosa), eccessivi per voglia di stupire (lo sgabello tavolino Bronze: una specie di viso-monolite dell’isola di Pasqua in formato ridotto, in discreto color oro, oppure lo sgabello Tooth, a forma di molare, oppure ancora la serie di lampade con supporti a forma di pistola o mitra; in altri casi, per paradosso, sono anonimi, perchè quando invece vola basso, rischia pericolosamente l’afasia, come nel divano Volage per Cassina.
Dispiace per quei marchi, molti dei quali non solo apprezzabili ma davvero notevoli, che lo hanno chiamato. Anche se non sempre a loro dispiace. Kartell per esempio, che quest’anno festeggia giustamente un imporante anniversario, deve una certa parte delle recenti fortune proprio a Starck. Dimostrazione che in fondo, non tutto il male viene sempre per nuocere.

Un articolo di Mobili scritto da di Aurelio Magistà il 26 marzo 2009
Sciocco è quell'uomo che paga due volte per la stessa cosa.

Re: STARCK? NO GRAZIE

#2
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L'articolo di Repubblica non ci va giù leggero.. :P
Vero che molti progetti - specie quelli dell'ultimo decennio, se vogliamo - sono trascurabili e non hanno più nulla da dire.
E non sta a me difenderlo, ma, al giovane Starck, gli riconosco una genialità ed una leggerezza fuori dal comune e degli (alcuni) oggetti indimenticabili. :roll:
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Re: STARCK? NO GRAZIE

#3
Come darti torto ne aggiungerei almeno altri 5 di oggetti belli e 'utili' di starck ma l'articolo coglie bene certi aspetti della sua personalità e un certo modo successivo di 'fare' design che personalmente trovo irritante e fuorviante, furbetto ai limiti della ruffianeria :D
Sciocco è quell'uomo che paga due volte per la stessa cosa.

Re: STARCK? NO GRAZIE

#4
arkadin ha scritto:..furbetto ai limiti della ruffianeria :D
Furbetto sicuro. E Stack con le aziende italiane ci ha guadagnato. Da loro prima è stato scoperto e poi successivamente ricoperto d'oro (specie per molti pezzi trascurabili)..

Re: STARCK? NO GRAZIE

#6
Premetto che il design di Stark a me piace e sto pensando seriamente alla Bedside Gun però nell'articolo di repubblica c'è un errore non da poco.

Il Juicy Salif non è uno spremiagrumi ma uno spremilimoni.
Detto così sembra una cavolata ma non lo è. Io lo uso sempre e lo trovo anche comodo (semi a parte che pero non mi infastidiscono...) ma va usato solo x i limoni perché la parte dv si spremé è dimensionata x i limoni che hanno pure la scorza più resistente
Mi spiego meglio...spremendo il limone si deve solo girare e il succo cola e finisce nel bicchiere...se si spreme un pompelmo oltre che girare bisogna anche "muovere" il frutto col risultato che il succo non cola più solo verso la punta ma se ne va in giro.
Sia chiaro che rimane cmq un oggetto che non ha nella praticità la sua virtù fondamentale.