

La sua installazione mette in comunicazione primo e secondo piano dell'edificio - che simbolizzano due livelli, divino/umano, maschile/femminino, oligarchico/popolare - attraverso due fori che permettono discesa e risalita (rispettivamente attraverso un nastro trasportatore ed un foro) di una pioggia di monete d’oro (coniate dall'artista stesso, le Danae) a cui è dato alle sole donne raccogliere.
Gli elementi formali del mito ci sono tutti, ma sono usati strumentalmente per rovesciare i giochi di potere tra uomini e donne, che, non sono più solo osservatrici passive o strumenti nelle mani degli uomini, ma forza propulsiva di tutto l’edificio, motore del meccanismo di circolazione delle monete; agli uomini - che non possono accedere al piano terra - l'invito a riflettere sulle proprie colpe, è il momento di espiarle: nella stanza superiore un uomo in giacca e cravatta è a cavalcioni sospeso su una trave, nell'altra accanto c’è un inginocchiatoio circolare di velluto rosso. Secondo l'artista russo, l’uomo a cavalcioni è il simbolo del sistema bancario che vive in una dimensione altra rispetto a quella della gente comune contrassegnata dalla perdita del senso della realtà, dal disinteresse verso chi è sempre più in difficoltà economica. Anche, l’installazione simula l’abuso di potere divino e dell'oligarchia di Putin nei confronti di una Danae/Russia in ginocchio, visto che si non può far altro che guardare questo abuso in ginocchio, inermi.







