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Michelangelo Pistoletto al MAXXI di Roma

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Vista la straordinaria la mostra antologica che raccoglie i primi intensi 18 anni di attività (1856-74) di Michelangelo Pistoletto dispiegata in un allestimento prestigioso e con esaurienti apparati didattici, ottenuti grazie agli ampi spazi prestati dalla cornice, il nuovo Museo delle Arti del XXI secolo, opera architettonica unica, progettata dalla Hadid e consegnata all'Urbe solo due anni fa.
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Si va dai primi lavori dell'artista alle prime armi - ma supportato già dalla conoscenza della tradizione tecnica derivata dall'insegnamento del padre, pittore restauratore - la serie di autoritratti influenzati dall'espressionismo di Bacon (tra cui la serie de Il presente, 1961, sotto) da cui parte quella ricerca personale durata tutta la vita e fondata sulla relazione tra l'oggetto dipinto ed il suo sfondo, tra l'intervento dell'artista l'ambiente ed il suo pubblico, dall'uno al tutto, proprio come recita il titolo della mostra, 'Da uno a molti'..
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Lo scarto improvviso verso la fama, avviene nel 1963, in seguito ad un incontro tanto fortunato quanto casuale che cambiò il destino dell'artista di Biella: l'amicizia con Ileana Sonnabend, la gallerista che aveva lanciato, decretandone poi il successo commerciale a livello mondiale, gli artisti americani della pop art. Avendo apprezzato la nuova cifra dell'artista, la Sonnabend - coadiuvata a New York dall'altro gallerista dei popists l'ex marito Leo Castelli - rilevò contratto e tutte le opere realizzate sino ad ora da Pistoletto, e lo agganciò alle mostre collettive della pop art che si tenevano nelle sue gallerie europee e statunitensi, accostandolo ai guru dell'arte moderna Rauschenberg, Warhol, Johns, Dine ed al gruppo dei francesi Nouveaux Réalistes.
Eppure, appena qualche mese prima dell'incontro con la mercante d'origine rumena, la sua mostra torinese alla Galleria Galatea si rivelò un mezzo fiasco. In quell'occasione l'artista aveva presentato la serie dei Quadri specchianti, della cui portata nessuno seppe prevedere le conseguenze, tanto che fu ignorato non solo dalla critica locale ancora legata ai modi della pittura informale, ma dallo stesso gallerista che accolse con freddezza la nuova produzione.
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I Quadri specchianti costituiscono il fondamento dell'opera di Pistoletto. Utilizza delle fotografie prese in studio che vede protagonisti spesso familiari ed amici; poi le ingrandisce in dimensioni reali e le riporta in punta di pennello su una carta velina che è poi incollata non più sulle tele, ma sulle superfici specchianti, costituiti da lastre di acciaio inox lucidato a specchio. L'artista abbandona il supporto tradizionale, la tela, ma mantiene a suo modo vivi e sempre presenti i contatti con la tradizione artistica, per un elemento industriale. Le superfici specchiate permettevano così ogni volta l'inclusione nell'opera dello spettatore e dell'ambiente circostante variando ogni volta la composizione che va così a ricrearsi in continuazione in modo differente. Quest'aspetto è potenziato dall'artista che comincia a collocare i quadri non più sulla parete 'ad altezza quadro' ma sul pavimento, in modo che l'ambiente che li accoglie si prolunga nello spazio dell'opera, attraverso una porta che mette in comunicazione il mondo dell'artista e la realtà.
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Dopo una serie di importanti mostre che lo vedono protagonista al fianco di artisti pop famosi, ecco una nuova svolta nell'attività di Pistoletto: ignora l'invito di Castelli a trasferirsi a New York che sa di diktat ('..devi venire negli Stati Uniti, stai avendo un grande successo, però o entri nella nostra grande famiglia o non è possibile continuare'), rifiuta l'etichetta dell''artista dei quadri a specchio', rigetta il consiglio di continuare a perpetuare la stessa produzione dei pezzi che lo avevano reso ricco e famoso e riconoscibile stilisticamente, per imbarcarsi in una nuova avventura libera dai condizionamenti di mercato e rappresentata dalla serie di opere Oggetti in meno, caratterizzate dall'aspetto dimesso degli oggetti quotidiani che circondavano la vita dell'artista (sotto) e rappresentate in rapporto con l'ambiente che li circonda.
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Presentati tutti insieme nel suo studio, nel '66, furono accolti così freddamente dalla critica che determinarono un congelamento del valore di mercato delle opere precedentemente realizzate. Ma anche questi nuovi pezzi costituiscono l'avvio di una nuova avanguardia che di lì a poco il critico Germano Celant, in occasione di una mostra presentata a Genova nel 1967 definirà Arte Povera dove le installazioni costituite da materiali poveri, come legno, stracci, scarti organici ed industriali presentati da Pistoletto, Merz, Pascali, Ceroli, Boetti, Penone e altri, rappresenteranno una sorta di risposta polemica verso le opulente e mercificate icone pop americane generate da una società consumista e capitalista. Emblematica un'opera di Pistoletto Vietnam (1967), realizzata durante l'omonima guerra ed intensificatasi proprio nel '67, il quale, come alcuni artisti dell'Arte Povera si avvicinò ai movimenti di protesta contro l'intervento militare degli USA. Il quadro raffigura infatti un gruppo di pacifisti manifestanti per le vie di Torino, ma anche registra e raccoglie al suo interno, grazie al suo specchio, lo spettatore che diventava così parte integrante dell'opera ed addirittura manifestante tra i manifestanti.
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A chiudere la mostra l'opera più nota dell'artista, la Venere degli stracci (1967) in cui un calco di una Venere di Thorwaldsen presentata di spalle sembra sostenere od è sopraffatta da un ammasso di stracci variopinti, che poi sono lo stesso materiale che Pistoletto usava per pulire le superfici dei suoi specchi. L’opera gioca sui contrasti di struttura, consistenza, colore e tattilità. La profusione disparata degli stracci inoltre si contrappone alla perfezione formale del nudo femminile. Ma, contrariamente a questo che della vita umana ha solo le sembianze, quei panni trattengono effettivamente l’impronta o la memoria di chi li ha usati, toccati, vissuti. È l’esuberanza concreta del reale contro il 'bello ideale', fuori dal tempo. E in questa Pistoletto affonda il volto della sua Venere, costringendola a immergersi nella fisicità di una realtà relativa e in divenire dove, ineludibilmente, tutto scorre, si trasforma e passa.
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Info:
Michelangelo Pistoletto, Da uno a molti, MAXXI, Roma, sino al 15.08.2011.
http://www.fondazionemaxxi.it/speciali_ ... aspx?id=21
Ultima modifica di lot il 18/02/13 23:14, modificato 1 volta in totale.