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Classici del design: lampada Parentesi

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Sull'ormai notissima lampada a saliscendi, sappiamo tutto, anche perché è stata acquistata da molti forumisti e, proprio per questo, mi va di postare 2 righe rimasticando vecchi interventi, la scheda della monografia di Polano ed altre cose.
Si tratta di un apparecchio solo apparentemente semplice, previsto di spot a luce diretta orientabile con spostamento verticale. La progettazione della lampada prende spunto da uno schizzo di Pio Manzù (prematuramente scomparso nel 1969, senza aver visto la versione definitiva del modello su carta) dove una scatola cilindrica con una fessura per la luce (probabilmente alloggiava una lampada a fluorescenza) scorreva su un’asta e la si fissava con una vite. Inizialmente Pio Manzù aveva pensato di fissare a soffitto e a terra la lampada, come i primi disegni sotto, suoi..:
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Achille Castiglioni col suo successivo progetto (sopra, il terzo disegno) rielabora lo schizzo sostituendo l’asta con una corda metallica che, deviata, fa attrito e permette alla lampada di stare in posizione senza il bisogno di alcuna vite. Parentesi è essenzialmente costituita da un cavo di acciaio inossidabile, appeso al soffitto e tenuto in tensione da un basamento a terra, lungo il quale scorre un tubolare portalampada. L’attacco al soffitto del cavo avviene per mezzo di un gancio ad espansione di acciaio con elemento metallico copri-foro cilindrico, mentre l’ancoraggio a pavimento si attua mediante un contrappeso cilindrico in piombo rivestito in gomma nera sospeso, l’altezza da terra è regolata da un gancio tenditore in acciaio (da barca). Un tubo di acciaio sagomato (verniciato o cromato), dalla cui configurazione arcuata deriva il nome di “Parentesi”, sorregge un giunto di gomma rotante, su cui è fissato il portalampada, comprensivo di filo elettrico di alimentazione per uno spot da 150 watt. Lo scorrimento di tale tubo saliscendi ha luogo per semplice pressione della mano, in quanto sostenuto dall’attrito radente che si viene a creare lungo il tensore, impedendone lo scivolamento, una volta posizionato dove si desidera. All’estremità dell’elemento due tappi di chiusura forati consentono il passaggio della corda metallica. Il congegno rende così possibili infiniti spostamenti del fascio luminoso grazie alla orientabilità della lampada.
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Parentesi nel 1970 fu presentata al pubblico in un kit, ideato dallo stesso Castiglioni: in questa confezione erano collocati come in una valigetta tutti i pezzi della lampada facilmente montabili; era realizzata con la tecnica della formatura sottovuoto, ed era costituita da un guscio bianco di base perfettamente incastrabile su quello trasparente di chiusura. L’imballo era facilmente trasportabile grazie alle maniglie laterali ricavate nella confezione stessa. Affatto marginale l'interesse al packaging, che dal punto squisitamente della vendita, stoccaggio, trasporto e della spedizione ai negozi non era secondo nemmeno allo stesso progetto. Qualche anno prima, 1964, magistrale era stato l'esempio di Bruno Munari, con l'imballo per la Falkland (Danese), sotto, concepito per essere economico, molto contenuto nelle dimensioni (come un take-away per la pizza), vista la facilità di compattamento dei componenti, con conseguente facilità di stoccaggio, trasporto e smaltimento, antesignano quindi delle odierne soluzioni ecologiche in tema di imballi e non solo.
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Castiglioni, infatti vi si cimentò con la stessa attenzione dedicata alla lampada. Ed ebbe a dire, che si divertì molto: '..Ho visto in qualche casa l'imballo trasparente della lampada Parentesi appeso al muro.. ed è vero che nel disegnarlo mi sono divertito a trarre ispirazione da certe forma d'arte degli anni '70, ma un imballo di plastica stampata resta sempre un involucro da gettare, dopo che ha esaurito il suo compito. Per me ciò che contava quando l'ho progettato erano l'oggetto contenuto e la funzionalità nel trasportarlo. Il mio atteggiamento progettuale nei confronti del contenitore era stato quello di ottenere il piacere della forma senza introdurre alcun elemento gratuito o superfluo.' Ricompaiono le caratteristiche di sempre del mondo pensato da Castiglioni: economia dell’oggetto, donazione di senso, riduzione formale, adattabilità a diversi ambienti, tutte prerogative che hanno reso la Parentesi, un pezzo senza tempo. Le fu assegnato il Compasso d’Oro con molto ritardo, solo nel 1979, a riprova che gli apparecchi di Castiglioni, quando sono comparsi spesso sono stati 'incompresi'. Per fortuna ora questa lampada rivive una stagione dorata, ed è rintracciabile praticamente dappertutto, case, negozi, uffici, musei, gallerie d'arte.
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Ancora arte e design e arredamento. Sul destino beffardo di Pio Manzù designer - più noto per essere stato il creatore della Fiat 127 - figlio dello scultore Giacomo, sulla sua vita, qualche traccia:
http://www.arredamento.it/forum/viewtopic.php?t=78453

Curiosità: riedita da Alias, e presentata al Salone 2012, questa poltrona, un prototipo di una seduta disegnata per la Rinascente di derivazione automobilistica di cui manca però la base, visibile solo in una foto. Attraverso il l'aiuto del CAD è stata ridisegnata la base a cinque razze, creata all’epoca per Pio Manzù da un artista giapponese. Contemporaneamente è stato restaurato il prototipo in pelle danneggiato dal tempo. A completamento del progetto è stato anche previsto un poggiapiedi dotato di base a quattro razze del tutto coerente nel disegno e nelle proporzioni con la seduta. La poltrona, come il pouf, è composta da scocca portante in poliuretano compatto costampato con poliuretano espanso e base in fusione d’alluminio..
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Ultima modifica di lot il 18/02/16 7:54, modificato 9 volte in totale.

Re: Classici del design: lampada Parentesi

#5
Dopo numerosi tentativi di replicarla e di aggiornarla, è stata ripensata da Kostantin Grcic, una Parentesi tecnologica, sempre con lo stesso sistema in cavo d'acciaio, con struttura in ABS e sorgente led.
E' la Ok, della Flos, presentata quest'anno accanto alla progenitrice di Castiglioni.
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