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La marchesa Luisa Casati Stampa, Palazzo Fortuny, Venezia

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Sede d'eccezione, il veneziano Palazzo Fortuny (dove vi abitò Mariano - figlio del famoso pittore spagnolo di fine ottocento Fortuny y Madrazo - artista, scenografo, imprenditore, designer ed illuminotecnico, 'quello' delle lampade per il teatro, prodotte ancora oggi da Venetia Studium e dalla Pallucco) ad ospitare un'esposizione dedicata ad un personaggio unico, la marchesa Luisa Casati Stampa (1881-1957), musa di innumerevoli ritratti, fotografie, dipinti, sculture realizzati da artisti d'avanguardia e non, e che fu coinvolta, non solo come ispiratrice e femme fatale ma anche come mecenate, nei processi artistici che contavano nei primi decenni del '900.
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Della straordinaria collezione di opere d’arte e di ritratti che le furono dedicati o da lei commissionati, in mostra sono esposti pezzi provenienti da collezioni di tutto il mondo. Tra i numerosissimi dipinti che la ritraggono, solo qualcuno, per non smorzare la sorpresa con cui ci si imbatte scorrendoli in mostra.
Quello, bellissimo, che la immortala con i capelli rossi di Augustus Edwin John del 1919, o il nudo scarno di Romaine Brooks del 1920, o il gruppo scultoreo di Paolo Troubetzkoy insieme ad uno dei suoi amatissimi levrieri (1914). Tutti artisti di ambito simbolista e dannunziano ('Coré' la chiamava il Vate, uno dei suoi amanti che la bramò, osservando le sue feste dalla vicina Casina Rossa, nella Laguna), ma non solo.
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Ancora cito pochi altri capolavori assoluti come un dipinto di piena belle époque come il noto Ritratto della Marchesa Casati di Giovanni Boldini della GNAM di Roma (1913), i molti dipinti che le dedicò Alberto Martini (che con lei condivideva la passione per l'occultismo), o il famoso Dinamismo di un cavallo in corsa+case aggregato cubo-futurista (1915) realizzato da Boccioni per lei, i gioielli di Cartier realizzati per lei o da lei ispirati.
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Splendide le molte fotografie che ritraevano la donna: dagli scatti di Adolphe Gayne De Meyer, a quelli di Man Ray (sotto, 1922) e dello stesso Mariano Fortuny, a quelli rubati negli anni della miseria a Londra dove morì indigente nel 1957, di Cecil Beaton (sotto, 1942), dilapidando la sua immensa fortuna in travestimenti mozzafiato e feste eccentriche e spettacolari di cui fu ideatrice e principale interprete, in case allestite come musei, pieni di opere d’arte.
Prestigiose alcune delle sue residenze. Palazzo Venier dei Leoni a Venezia tra tutti, acquistato in seguito da Peggy Guggenheim insieme ad alcune opere d'arte ivi contenute, oggi sede del suo museo. Poi Capri, la Villa di Axel Munthe, infine, negli anni '20, l'ex chateau Montesquieu a Parigi, il Palais Rose.
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Info mostra (fino all'8.03.2015):
http://fortuny.visitmuve.it/it/mostre/m ... mostra-18/
http://www.mostracasati.it/