quotoAnna73 ha scritto:Quotopattonaglia ha scritto:
Forse a qualcuno sfugge che senza le piccole e medie imprese l'Italia sarebbe in ginocchio (sempre che non lo sia già comunque ) e l'80% degli italiani farebbe la fame.....
Questa affermazione, a mio modesto parere, è una follia!
#122
fede scusa ma mi sa tanto che non ho capito. Ti scrivo quello che credo in relazione agli argomenti che hai citato.fedelyon ha scritto: Scusami Ale, ma questo è il rischio di creare una "azienda" e mantenerla piccola, tra virgolette perché secondo me le medie e piccole imprese italiane sono proprio quelle che impediscono la crescita, la ricerca e lo sviluppo tecnologico. E uno non passa in una azienda più grossa perché ha il sedere al caldo ma perché in genere (poi dipende dalle professioni) c'è maggiore possibilità di sviluppo e crescita professionale.
Non si crea un'azienda per mantenerla piccola, si crea un'azienda, la si cresce come un figlio almeno per il tempo e la fatica che le si dedica e si spera cresca, ma mica tutti possono diventare la luxottica.
Le piccole e medie imprese italiane osno l'unico motore di questo paese, per il resto escludendo pochissime realtà c'è il vuoto. Concordo che il salto di qualità è difficile da fare e spesso la nostra capacità italiana non ci porta a farlo, ma cmq queste imprese restano il motore del paese. Il fatto che uno lavori o meno per una grossa impresa ha lati positivi e negativi, nell'impresa piccola hai più rischi, ma si spera un miglior rapporto umano e a volte, maggiori possibilità di carriera, ma non sempre, visto che se l'impresa è tanto piccola non è che ci sia chissà che carriera da fare
gli unici limiti che avrai saranno quelli che ti costruirai da solo
#123
Rispondo a te ma è come se rispondessi a tutti.Kalimeroxxx ha scritto:fede scusa ma mi sa tanto che non ho capito. Ti scrivo quello che credo in relazione agli argomenti che hai citato.
Non si crea un'azienda per mantenerla piccola, si crea un'azienda, la si cresce come un figlio almeno per il tempo e la fatica che le si dedica e si spera cresca, ma mica tutti possono diventare la luxottica.
Le piccole e medie imprese italiane osno l'unico motore di questo paese, per il resto escludendo pochissime realtà c'è il vuoto. Concordo che il salto di qualità è difficile da fare e spesso la nostra capacità italiana non ci porta a farlo, ma cmq queste imprese restano il motore del paese. Il fatto che uno lavori o meno per una grossa impresa ha lati positivi e negativi, nell'impresa piccola hai più rischi, ma si spera un miglior rapporto umano e a volte, maggiori possibilità di carriera, ma non sempre, visto che se l'impresa è tanto piccola non è che ci sia chissà che carriera da fare
La frase era volutamente scritta come una provocazione.
Ora, so bene che l'Italia vive delle medie-piccolo imprese e che queste spesso non riescono a ingrandirsi anche perché non ci sono aiuti in questo senso, tipo riduzione del costo del lavoro o incentivi per chi fa ricerca e sviluppo.
Però è anche vero che tutte queste piccole imprese rendono la nostra economia "nana" rispetto alle altre.
L'Italia con queste imprese dà lavoro a molti ma toglie lavoro a chi punta su ricerca e sviluppo e, mi dispiace, ma senza innovazione non si va da nessuna parte.
E so, per certo, che moltissime aziende si mantengono sotto la soglia dei dieci dipendenti proprio perché pensano che garantendo meno ai lavoratori riescano a fare più profitto. E non ritengono invece che progetti a lungo termine, come l'investimento nella ricerca e sviluppo ad esempio, siano una valida alternativa.
#124
per fare ricerca servono soldi, se aumentano le tasse ( sopra i 12 dipendenti aumentano, ma tanto le tasse) diminuiscono i soldi e quidni niente ricerca. La ricerca e lo sviluppo sono una manna per le ditte perchè rappresentano la migliore possibilità di battere la concorrenza, quidni è interesse primario per le ditte fare ricerca. Grazie al nostro governo ( preciso ...governo di ora, di prima e di prima ancora) non si può fare.fedelyon ha scritto:Rispondo a te ma è come se rispondessi a tutti.Kalimeroxxx ha scritto:fede scusa ma mi sa tanto che non ho capito. Ti scrivo quello che credo in relazione agli argomenti che hai citato.
Non si crea un'azienda per mantenerla piccola, si crea un'azienda, la si cresce come un figlio almeno per il tempo e la fatica che le si dedica e si spera cresca, ma mica tutti possono diventare la luxottica.
Le piccole e medie imprese italiane osno l'unico motore di questo paese, per il resto escludendo pochissime realtà c'è il vuoto. Concordo che il salto di qualità è difficile da fare e spesso la nostra capacità italiana non ci porta a farlo, ma cmq queste imprese restano il motore del paese. Il fatto che uno lavori o meno per una grossa impresa ha lati positivi e negativi, nell'impresa piccola hai più rischi, ma si spera un miglior rapporto umano e a volte, maggiori possibilità di carriera, ma non sempre, visto che se l'impresa è tanto piccola non è che ci sia chissà che carriera da fare
La frase era volutamente scritta come una provocazione.
Ora, so bene che l'Italia vive delle medie-piccolo imprese e che queste spesso non riescono a ingrandirsi anche perché non ci sono aiuti in questo senso, tipo riduzione del costo del lavoro o incentivi per chi fa ricerca e sviluppo.
Però è anche vero che tutte queste piccole imprese rendono la nostra economia "nana" rispetto alle altre.
L'Italia con queste imprese dà lavoro a molti ma toglie lavoro a chi punta su ricerca e sviluppo e, mi dispiace, ma senza innovazione non si va da nessuna parte.
E so, per certo, che moltissime aziende si mantengono sotto la soglia dei dieci dipendenti proprio perché pensano che garantendo meno ai lavoratori riescano a fare più profitto. E non ritengono invece che progetti a lungo termine, come l'investimento nella ricerca e sviluppo ad esempio, siano una valida alternativa.
Aggiungo nota polemica....chiunque abbia una partita iva sa che adesso tirare avanti è difficile, il di più e utopico
e si torna sempre lì...politiche familiari, politiche aziendali, economia....che palle sto mal governo , e ripeto, attuole e precedenti
gli unici limiti che avrai saranno quelli che ti costruirai da solo
#125
fedelyon ha scritto:Rispondo a te ma è come se rispondessi a tutti.Kalimeroxxx ha scritto:fede scusa ma mi sa tanto che non ho capito. Ti scrivo quello che credo in relazione agli argomenti che hai citato.
Non si crea un'azienda per mantenerla piccola, si crea un'azienda, la si cresce come un figlio almeno per il tempo e la fatica che le si dedica e si spera cresca, ma mica tutti possono diventare la luxottica.
Le piccole e medie imprese italiane osno l'unico motore di questo paese, per il resto escludendo pochissime realtà c'è il vuoto. Concordo che il salto di qualità è difficile da fare e spesso la nostra capacità italiana non ci porta a farlo, ma cmq queste imprese restano il motore del paese. Il fatto che uno lavori o meno per una grossa impresa ha lati positivi e negativi, nell'impresa piccola hai più rischi, ma si spera un miglior rapporto umano e a volte, maggiori possibilità di carriera, ma non sempre, visto che se l'impresa è tanto piccola non è che ci sia chissà che carriera da fare
La frase era volutamente scritta come una provocazione.
Ora, so bene che l'Italia vive delle medie-piccolo imprese e che queste spesso non riescono a ingrandirsi anche perché non ci sono aiuti in questo senso, tipo riduzione del costo del lavoro o incentivi per chi fa ricerca e sviluppo.
Però è anche vero che tutte queste piccole imprese rendono la nostra economia "nana" rispetto alle altre.
L'Italia con queste imprese dà lavoro a molti ma toglie lavoro a chi punta su ricerca e sviluppo e, mi dispiace, ma senza innovazione non si va da nessuna parte.
E so, per certo, che moltissime aziende si mantengono sotto la soglia dei dieci dipendenti proprio perché pensano che garantendo meno ai lavoratori riescano a fare più profitto. E non ritengono invece che progetti a lungo termine, come l'investimento nella ricerca e sviluppo ad esempio, siano una valida alternativa.
quello che dici è vero, in parte.
Il problema è che il salto di un azienda da medio piccola, a medio grande, è troppo oneroso in termini di investimenti, soprattutto di tassazione ma non solo (basti ricordare solo il fatto di essere obbligati a iscriversi alle associazioni di categoria, assindustri, confocommercio, ecc. ecc.) vero è che se non si riesce ad avere una coscienza civile (da parte dei dipendenti, ma non solo, non pensare che bisogna lavorare solo per portare un buon stipendio) da parte diei tutoi collaboratori difficilmente vai avavnti.
Tralasciamo poi che per andare avanti deivi anche avere buone conoscenze, ma questo fa parte delle cose negatikve del nostro sistema.
Siamo arrivati al punto che ormai una persona degna, brava, intelligente, che abbia voglia la devi pagare a peso d' oro, perchè la media della forza lavoro non è granchè, diciamocela tutta, ed è questo il punto di partenza sbaglaito.
Io adesso avrei bisogno di una persona, ma per prenderla pagandola al minimo, che non mi vada oltre i suoi compiti non mi serve, perchè?
Perchè una persona che voglia imparare, che voglia prendersi dei rischi sul lavoro, la devo pagare a peso d' oro.
Per ora non posso permettermelo un dipendente che gauadagni uno stipendio buono (e parlo di almeno 1500,00 €, non saranno tanti ma è già discreto), non mi interessa una persona che devo pagare 800 € e che si comporti come se fosse alla fiat, ne faccio volentieri a meno, prorpio perchè so che non sarebbe incentivato, e ci rinuncio in partenza.
Non voglio nemmeno persone a partita iva, perchè io non lo accetterei, e di conseguenza non lo voglio fare ad altri.
Vorrei un dipendente pagarlo bene, ma per ora non posso, poi vedremo.
#126
Ma siamo sicuri che sia così?fedelyon ha scritto: Però è anche vero che tutte queste piccole imprese rendono la nostra economia "nana" rispetto alle altre.
L'Italia con queste imprese dà lavoro a molti ma toglie lavoro a chi punta su ricerca e sviluppo e, mi dispiace, ma senza innovazione non si va da nessuna parte.
Io vivo in una zona (Reggio Emilia) dove si trovano quasi esclusivamente piccole e medie aziende, ma sono aziende spesso nate da brevetti di chi ha fondato l'impresa e che vendono moltissimo anche all'estero.
Non credo proprio che l'economia emiliana (e reggiana nella fattispecie) sia "nana" rispetto ad altre realtà, anzi
#127
Magari avessero tutti la tua mentalità...nicolettaalematte ha scritto: Io adesso avrei bisogno di una persona, ma per prenderla pagandola al minimo, che non mi vada oltre i suoi compiti non mi serve, perchè?
Perchè una persona che voglia imparare, che voglia prendersi dei rischi sul lavoro, la devo pagare a peso d' oro.
Per ora non posso permettermelo un dipendente che gauadagni uno stipendio buono (e parlo di almeno 1500,00 €, non saranno tanti ma è già discreto), non mi interessa una persona che devo pagare 800 € e che si comporti come se fosse alla fiat, ne faccio volentieri a meno, prorpio perchè so che non sarebbe incentivato, e ci rinuncio in partenza.
Non voglio nemmeno persone a partita iva, perchè io non lo accetterei, e di conseguenza non lo voglio fare ad altri.
Vorrei un dipendente pagarlo bene, ma per ora non posso, poi vedremo.
Dove lavora il mio ragazzo cercano sempre di risparmiare su tutto e poi si lamentano, xchè la gente lavora male...
ALBUM: Casetta
Psw: casetta
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http://www.arredamento.it/forum/viewtopic.php?t=39287
IL MIO BLOG:
http://francysdiary.splinder.com
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#128
Onestamente non so di che settore stai parlando.jenny71 ha scritto:Ma siamo sicuri che sia così?
Io vivo in una zona (Reggio Emilia) dove si trovano quasi esclusivamente piccole e medie aziende, ma sono aziende spesso nate da brevetti di chi ha fondato l'impresa e che vendono moltissimo anche all'estero.
Non credo proprio che l'economia emiliana (e reggiana nella fattispecie) sia "nana" rispetto ad altre realtà, anzi
Io so che nel chimico, biologico, farmaeutico, tecnologico e nanoteconologico, telecomunicazioni, energetico, dipendiamo da aziende straniere principalmente. E le vecchie aziende che erano leader in alcuni di questi settori ormai non esistono più. Per non parlare della ricerca di base.
Siamo, o fino a poco fa eravamo, competitivi nelle manifatture artigianali e moda ma non mi viene in mente molto altro.
#129
Non so a cosa ti riferisci per le telecomunicazioni ma ti posso assicurare che per quanto riguarda il settore componenti elettronici (per le telecomunicazioni appunto) fino a pochi anni fa l'Italia era uno dei leader mondialifedelyon ha scritto:Io so che nel chimico, biologico, farmaeutico, tecnologico e nanoteconologico, telecomunicazioni, energetico, dipendiamo da aziende straniere principalmente. E le vecchie aziende che erano leader in alcuni di questi settori ormai non esistono più. Per non parlare della ricerca di base.
Siamo, o fino a poco fa eravamo, competitivi nelle manifatture artigianali e moda ma non mi viene in mente molto altro.
Le Telecom di tutto il mondo acquistavano i componenti da noi ed eravamo altamente specializzati anche sui vari trattamenti galvanici correlati.
Ora hanno spostato la produzione in Cina e il mercato in Italia, che prima era florido, sta letteralmente scomparendo
#130
Be', questa è una zona di:fedelyon ha scritto:Onestamente non so di che settore stai parlando.
Io so che nel chimico, biologico, farmaeutico, tecnologico e nanoteconologico, telecomunicazioni, energetico, dipendiamo da aziende straniere principalmente. E le vecchie aziende che erano leader in alcuni di questi settori ormai non esistono più. Per non parlare della ricerca di base.
Siamo, o fino a poco fa eravamo, competitivi nelle manifatture artigianali e moda ma non mi viene in mente molto altro.
- aziende meccaniche (era principalmente a queste che pensavo, piccole imprese nate su un brevetto relativo a un macchinario, a un impianto, a una macchina agricola, per citare quelle che conosco personalmente)
- ceramiche (Scandiano, Sassuolo, Casalgrande sono un immenso comprensorio ceramico che vende piastrelle in tutto il mondo)
- industrie alimentari (ovviamente )
#131
[OT]
Non conosco nessuna azienda italiana di componenti elettronici.
Il settore delle telecomunicazioni è guidato da gruppi che a livello corporate sono nordeuropee o francesi.
La Marconi è stata acquisita da queste, e benchè mantenga una ragione sociale italiana, fa parte di uno di questi gruppi.
Non esiste un'azienda italiana che possa offrire un lavoro R&D in questi settori, che io sappia.
[/OT]
Non conosco nessuna azienda italiana di componenti elettronici.
Il settore delle telecomunicazioni è guidato da gruppi che a livello corporate sono nordeuropee o francesi.
La Marconi è stata acquisita da queste, e benchè mantenga una ragione sociale italiana, fa parte di uno di questi gruppi.
Non esiste un'azienda italiana che possa offrire un lavoro R&D in questi settori, che io sappia.
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