


Progettati dalla designer Anna Castelli Ferrieri, figura chiave non solo per Kartell ma per l'industrial design italiano durante l'epoca del 'boom economico', sono contraddistinti dal 'funzionalistico' nome 4966/67 e rappresentano lo sviluppo dei contenitori quadrati 4970/84 (sotto).
Dotati di un'antina circolare a scomparsa che scorre all'interno di una scalanatura, i contenitori tondi della Ferrieri furono pensati per arredare non solo un ambiente domestico specifico ma per adattarsi con versatilità a seconda delle necessità: da elemento per il bagno, a comodino, a piccolo piano d’appoggio in soggiorno o contenitore in un ambiente di servizio o addirittura all'esterno. Il loro aspetto curato li rendeva degni di attraversare liberamente la casa anche se il progetto considerava solo in minima parte l'aspetto estetico: ogni oggetto doveva risolvere un problema funzionale e l'estetica è solo il risultato più evidente, la 'punta dell'iceberg' di un'analisi approfondita che affronta esigenze, aspetto, materiali, produzione, costi.

Giulio Castelli chimico lui stesso, era stato allievo del Premio Nobel (1963) Giulio Natta i cui studi sulla struttura dei polimeri sono alla base della diffusione mondiale dei prodotti in plastica (suo il 'moplen', il futuro pvc) che connotano il boom italiano dalla fine degli anni '50, anticipato e preparato nel periodo delle sanzioni economiche comminate nel 1935, quando il Paese, privo delle risorse provenienti dall'estero dovette pensare a prodotti alternativi ed 'autarchici', puntando e valorizzando per esempio comparti industriali come il chimico (Montecatini) ed il farmaceutico.
Il marchio Kartell sarà in mano ai Castelli per 30 anni, con l'aggiunta del figlio Valerio (sua la linea Centrokappa, che rinnoverà la produzione razionalista raccogliendo gli influssi dei gruppi post-moderni Alchimia e Memphis), fino a quando, nel 1988, passerà nelle mani di Claudio Luti, proveniente dal mondo della moda, marito di una figlia dei Castelli, Maria. Inizierà così il secondo corso dell'azienda di Cernusco, con un occhio più attento rivolto al mero aspetto estetico.

Sempre molto attenta ai processi produttivi ed ai costi la Ferrieri: '[…]..c'è una differenza formidabile fra il lavorare artigiano e il lavorare nella produzione industriale. Se si pensa che gli artigiani una volta per realizzare un tavolo od una sedia ci mettevano più di un anno e lo facevano lentamente con quello che avevano imparato da generazioni. Se noi facciamo migliaia di esemplari in un colpo solo - dei miei oggetti in materia plastica si dovevano stampare, ogni volta, almeno 5.000 pezzi di un solo colore - il costo ridotto di questa operazione si comprende subito. Oggi un falegname che lavora una sedia, anche se usa delle macchine a controllo numerico, impiega comunque una grande quantità di lavoro manuale. Giorni e giorni. La mia sedia che è stata premiata con il Compasso d'oro nel 1987 (sedia 4870 impilabile, sotto), in materia plastica, è prodotta, tutta completa in 80 secondi, sommando tutte le operazioni, perché è realizzata in soli due stampi. Si comprende subito la differenza tra prodotto plastico e tradizionale: il tempo e quindi il suo costo. Se si impiegano 80 secondi oppure un mese. Quindi, quest'idea di annullare la fatica non è stata un'idea sbagliata..'




Di seguito, alcuni tra i numerosi i progetti per Kartell, dai (bellissimi) tavoli (K4997, 1969 e 4997 con Gardella, 1979), ai tavolini (il tavolino/sgabello Tavello, 1987), alle sedie, agli sgabelli (4822, 1979), ai contenitori, ai portaoggetti, alle librerie, alle poltrone (4814 con ruote, 1988), ecc..







Dunque non solo plastica ma una composizione complessa e variabile ottenuta incrociando attraverso il progetto, la forma - che la Ferrieri vuole rendere sempre più umana, 'culturale', espressiva di uno specifico linguaggio originale e sganciato dagli archetipi rappresentati dagli oggetti realizzati in materiale tradizionale. La materia plastica è essa stessa un prodotto da progettare della quale si può migliorare l'efficacia produttiva e l'aspetto, come la resistenza, gli spessori, le coloriture, le patine, che non sono più una finitura successiva ma nascono con esso, fin dalla sua nascita, quando è in pasta dentro lo stampo. Gli stessi colori vivi sono una sua conquista nelle case dell'epoca, dominate da lacche, essenze, colori pastello: ora sono timbrici, squillanti, artificiali, e sono una peculiarità della nuova materia, non pensati per imitare ciò che è già in natura ma per sottolineare il piacere della novità e l'espressività dei nuovi oggetti.
