Ci sono diversi spunti interessanti espressi da varie persone a questa provocazione. Considerato che la nostra azienda dispone di un punto vendita fisico e siamo leader nel nostro settore, vorrei contribuire a questo scambio di esperienze.
Premesso che da diversi anni in Italia la porzione più grande di vendita on-line è coperta dal ticketing (cioè biglietteria e viaggi) vedi qui
http://www.consorzionetcomm.it/Area_Dat ... CartaSi.kl dei dati aggiornati e autorevoli, la differenza con gli altri paesi è puramente culturale: in Italia le vendite per corrispondenza (fatte alcune eccezioni come l'Olio Carli) non hanno mai funzionato. In altre parole il consumatore medio non si fidava di acquistare da catalogo. La responsabilità di questo comportamento dei consumatori, a mio parere, è da ricercarsi nella difficoltà generale di far valere i propri diritti di consumatore.
Quanti di noi hanno acquistato un prodotto (scarpe, telefono, auto...) e dopo pochi giorni si è rivolto al venditore per reclamare un difetto o un problema ed è stato rapidamente liquidato? Non è un problema di negozio fisico oppure on-line, semplicemente non esiste la cultura dell'assistenza post vendita del venditore!!
Quindi non mi sorprende che il consumatore medio preferisca vedere e toccare il prodotto in un negozio fisico perchè si aspetta di non ricevere nessun aiuto dopo l'acquisto.
Per quanto riguarda la politica dei prezzi e la tutela dei brand, c'è molta confusione sia in Italia che negli altri paesi europei. Senza entrare nei dettagli, quando abbiamo iniziato il sito a metà degli anni '90, i nostri amici e colleghi ci prendevano per pazzi.....vendere on-line sembrava fantascienza! La grande contraddizione vissuta dai produttori consiste nel mantenere lo stile di vendita del passato con i modelli di business della vendita on-line. In pratica i produttori e distributori hanno la necessità di mantenere i listini e le condizioni di vendita praticate da sempre ai rivenditori tradizionali (poichè costituiscono la fetta sostanziale del fatturato aziendale) ma devono accontentare i venditori on-line perchè in futuro rappresenteranno una quota importante del fatturato. Abbiamo assistito alla svolta di accettazione del ruolo della Reta quando le aziende hanno compreso la funzione di marketing (e quindi di ricaduta in termini di vendite sui canali di vendita tradizionali) delle nostre iniziative. Poi è arrivato il social marketing...
Per tornare alla domanda originale: è giusto che il fornitore ci imponga prezzi al pubblico? Non esiste una risposta unica e valida in assoluto in termini commerciali. Naturalmente il fornitore indica i prezzi di vendita consigliati al pubblico... e poi dipende dal volume di acquisto della tua azienda e quindi dal tuo potere contrattuale.
Se permetti, Marco, ti faccio i miei complimenti per aver iniziato un'attività on-line alla tua età e poi ti rivolgo una domanda. Sostieni che i costi di gestione del negozio on-line siano inferiori a quelli del negozio fisico (lo accetto se si tratta di un'attività a livello hobbistico dedicandoci magari un'oretta al giorno), ma qual è il tuo budget di marketing? Mediamente quanti visitatori al giorno? e il tasso di conversione? Investi in data mining? qual è il tuo budget annuale per visiti a fiere e manifestazioni nazionali e internazionali del tuo settore? A quanto riviste di arredamento sei abbonato per conoscere le varie tendenza degli opinion maker? E il budget per l'assistenza post-vendita? Da quanti anni hai iniziato il business on-line per valutare l'utile post-tasse e il rendimento dell'investimento iniziale?
Ovviamente non mi aspetto una risposta, ti invito a riflettere sul funzionamento di un'attività imprenditoriale basata sui processi, e non su vendite occasionali, che faranno vivere e prosperare la tua azienda anche quando sarai in pensione.
Capisco il tuo punto di vista e le tue valutazioni, condivido la logica "meno spese negozio online=prezzo minore ai consumatori" ma l'esposizione semplicistica fa apparire l'e-commerce un gioco da principianti oppure una banda di speculatori.
Nella mia esperienza del commercio, occorre raggiungere volumi di vendita rilevanti per poter far leva sul marketing mix, a quel punto il prezzo di vendita consigliato e i rapporti con i fornitori non saranno un problema: a quel punto i fornitori diventeranno i partner della tua impresa.
Il vero problema è far aumentare la quota delle spesa on-line dedicata alla voce "Beni per la casa" da un mero 1,9% (vedi link precedente). Qualche suggerimento?
Andrea