ehi tu,
che stai qui dentro, stretto, compresso e irrequieto ma nel complesso a tuo agio perché laggiù è comunque casa ed è l'inizio e la fine del tuo piccolo universo, l'unico che tu conosca.
che non ho avuto tempo, energie o coraggio di immaginare, che l'unica volta che ti ho sognato avevi i capelli rossi e mangiavi solo carne di cavallo cruda e assomigliavi a un cucciolo di drago più che di uomo.
che non riesco ad afferrare, su cui non riesco a concentrarmi, a cui non parlo e non canto e non faccio nemmeno ascoltare mozart che, pare, ti farebbe diventare più intelligente.
che sei qui, proprio al centro di me che vengo risucchiata da forze centrifughe.
che ho desiderato con struggimento e prepotenza, a dispetto della razionalità, del quieto vivere, dell'autoconservazione, di chi domanda "ancora? ma sei pazza?"
che non sai come sarà dopo, quando uscirai, ma non lo so bene nemmeno io.
che nel momento stesso in cui verrai a galla sarò io ad annegare nel tuo gorgo senza scampo, che mi prenderai la testa, il cuore e il sonno.
che sarai diverso da tutti gli altri e mi sembrerai ugualmente straordinario o magari di più, e completamente matto perché è questo che dicono dei terzi figli.
ehi tu,
anche se ogni tanto ti sembro distratta, anche se ancora non ci siamo parlati per bene, anche se a volte ti chiedi chi te lo faccia fare di uscire da lì, sappi che ti sto aspettando, ogni giorno di più, e che qui fuori il mondo non è affatto male.
la tua mamma, quella che sta intorno al tuo universo rotondo.
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