Prima di Binova prosegue il proprio viaggio ripercorrendo le proprie radici che così profondamente dal 1992 hanno contribuito a trasformare l’ambiente cucina internazionale. La Prima era Eclissi, laboratorio professionale e ambiente sofisticato al contempo, capace di impadronirsi della scena compariva e scompariva dietro una superficie a serranda elettrica, al premere di un tasto eccola lasciare il palcoscenico alle pareti attrezzate e al contenimento del soggiorno. Armadi-libreria con scala, vetrine per collezionisti, e persino la piccola selezione enologica preferita sfumano il contorno tra cucina e living. Poi nel 1997 l’introduzione del top M.F.T. inaugura il Sistema Prima, programma operativo risolto fino ai più piccoli dettagli, concepito per liberare la creatività compositiva. Con l’anta Traccia Prima “lascia il segno”, scansione lineare orizzontale, segno contemporaneo ma latente nella memoria collettiva, si rivela la più venduta e la più copiata. Il 2001 è il momento di Prima Lab, ecco riaffermarsi banchi professionali in acciaio inox a misura, capaci di fondersi in perfetta armonia alle superfici del contenimento. Cottura e lavaggio finalmente si integrano in un invaso continuo e attrezzato…
Prima “avant-garde”, si svela come un nuovo percorso di esplorazione attorno alla relazione tra cucina e living, tra il continuo intrecciarsi di funzioni, riti e bisogni del quotidiano. Il tempo scandisce i momenti del privato e della famiglia o quelli delle relazioni allargate, in un “continuum” di contaminazioni. “Compresenza spaziale” si potrebbe definire lo spirito, ormai finalmente radicato, di una casa aperta che non teme più di offrire prospettive informali, dove il mutare la percezione dello spazio non è più stravaganza da elite. Un approccio progettuale ribaltato privilegia le dinamiche definite attorno ad isole e penisole. La cucina staccandosi dalle pareti si offre agli altri ambienti della casa generando nuove gerarchie e nuove relazioni spaziali. Dal basso come dall’alto una nuova architettura del contenere e del mostrare, “mette in luce” un confine virtuale che cela o svela ciò che avviene al di là.
I pensili confermano la propria natura aerea calandosi dal soffitto in modo destrutturato sia che siano ad isola o a parete. Le ante scendendo dall’alto come schermi scorrevoli sospesi appena sotto lo sguardo, oppure più in basso sfiorano i piani di lavoro, disegnando nuovi confini dinamici. L’accessibilità allo spazio pensile diventa democratica aprendosi e chiudendosi sul fronte come sul retro e componendosi talvolta simmetricamente tal’altra asimmetricamente. Le basi assecondano questo doppio sguardo come se davanti e dietro avessero il medesimo protagonismo. Il nuovo perimetro dei piani di lavoro sembra accentuare il sollevarsi dalle superfici orizzontali da quelle verticali delle basi, dando al contempo leggerezza e mostrando il valore estetico delle nuove ante più profonde. Le maniglie “push-up” si fondono con le ante e le ante generano maniglie, cercano rigore formale e integrazione totale a sembrare un tutt’uno con le superfici verticali senza però mai scomparire del tutto, reagendo poi al contatto offrono un’accessibilità tangibile. Un’altra la proposta per un ambiente senza tempo, elegante e di carattere al contempo, una nuova maniglia in acciaio dal segno grafico netto, quasi un archetipo, dove il dettaglio d’incastro valorizza la materia.