- 17 novembre 2015

Giardino verticale

Il giardino verticale è figlio dei tempi moderni. E’ il risultato dell’incontro fra l’estetica e la necessità di salvaguardare l’ambiente e la salute delle persone. Bello e buono, è proprio il caso di dirlo. I primi giardini verticali hanno trovato realizzazione sulle pareti degli edifici urbani, coltivate con piante specifiche le cui radici affondano in compartimenti fra due strati di materiali fibroso: l’irrigazione avviene tramite un impianto ad hoc collocato fra gli strati stessi. Meraviglioso il giardino verticale del Caixa Forum di Madrid progettato dal botanico Patrick Blanc; un muro verde alto 24 metri e ricoperto da 15mila piante da 250 specie diverse, perfetto esempio dell’integrazione fra piante ed architettura che ad oggi sembra l’unico modo per riportare la Natura nelle città. Buono, dicevamo: sì, perché il giardino che si estende in lunghezza diventa anche una sorta di protezione e migliora l’isolamento termico dei palazzi, evitando che i raggi solari colpiscano con troppa violenza e impedendo dunque che un eccessivo calore penetri all’interno. A ciò si unisce la capacità di riparare dagli agenti esterni, in primis il vento, la pioggia, la grandine. Rimuovendo l’anidride carbonica, inoltre, le piante aiutano a catturare le polveri sottili che avvelenano le città: una funzione, questa, che ha favorito la diffusione dei giardini verticali interni. Cioè realizzati nei luoghi chiusi e in particolare nelle case. Il verde vivente depura l’aria che entra da balconi e finestre ma assorbe anche elementi inquinanti presenti nell’ambiente stesso come la formaldeide, spesso contenuta nei colori dei tappeti oppure nelle resine dei parquet. Aloe, gerbera, felci, edere, graminacee sempreverdi: la scelta delle piante è davvero vasta e tutte svolgono la loro azione benefica. E parlando di simili creazioni in cui il verde si fonde col cemento dando vita a vere e proprie opere d’arte, il discorso non può che sfociare nel bosco verticale, che per molti versi rappresenta una loro evoluzione.

Bosco verticale Boeri

Il maestoso Bosco verticale Boeri si trova a Milano ed è stato progettato da Boeri Studio ovvero da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra. Composto da due torri residenziali rispettivamente di 111 e 78 metri, è un orgoglio made in Italy a tutti gli effetti: il Council on Tall Buildings and Urban Habitat promosso dell’Illinois Institute of Technology di Chicago, infatti, l’ha eletto il miglior grattacielo del 2015. Ciò significa che è stato ritenuto migliore di opere celebri e di grandissimo impatto come il One World Trade Center di New York, il Capita Green di Singapore e il Burj Mohammed Bin Rashid Tower di Abu Dhabi. “Un premio al coraggio e al lavoro collettivo di un gruppo di creativi, tecnici, esperti, imprenditori e operai edili”, ha commentato Stefano Boeri, dividendo lealmente la gloria con tutto il team. Il Bosco verticale Boeri è il più bello e il più innovativo, “un esempio unico – si legge nella motivazione che accompagna questo prestigioso riconoscimento internazionale – nell’utilizzo del verde in altezza e in proporzione”. L’idea è stata giudicata eccezionale soprattutto per l’azione delle piante, che diventano estensione della copertura esterna dell’edificio e dunque “interfaccia attiva per l’ambiente circostante”. Una cosa del genere, su tali altezze, non si era mai vista prima.

Bosco verticale progetto

Quartiere Porta Nuova Isola a Milano: è qua, per l’esattezza, che sorge il Bosco verticale. La costruzione è cominciata tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, l’inaugurazione è avvenuta nell’ottobre 2014. I suoi numeri? Circa 900 specie arboree di grande e medio sviluppo, 5mila arbusti, 12mila piante perenni presenti sulla facciata. Un progetto innovativo che trova la sua genesi nella volontà di costruire un sistema di verde che muta insieme alle stagioni e in funzione anche dello sviluppo in altezza. Gli ideatori, grazie a un pool di ricerca multidisciplinari composto da gente altamente qualificata, sono riusciti a rendere possibile l’aumento della biodiversità e anche il ritorno di specie vegetali che da tempo non erano più presenti in città. Tutto questo grazie all’architettura: sembrava incredibile, invece adesso è realtà sotto gli occhi di tutti. E naturalmente è amplificata anche la funzione benefica già esercitata dai giardini verticali. Anche in questo caso, infatti, le foglie degli alberi e delle piante assorbono anidride carbonica e polveri sottili depurando l’aria, riducendo l’escursione termica fra esterno ed interno, attenuando l’inquinamento acustico e facendo da scudo contro gli agenti esterni. La qualità della vita può migliorare tramite un modello senza dubbio replicabile in altre città. E anzi, la moltiplicazione è già cominciata: a Losanna, per l’esattezza a Chavannes-Près-Renens, su una superficie di 117 metri di altezza presto cominceranno i lavori per la realizzazione di un altro bosco verticale con 100 alberi, 6mila arbusti e 18mila piante fra perenni, ricadenti e tappezzanti. Ha già un nome: Torre dei cedri. E L’Italia, con il suo genio e i suoi talenti, fa scuola.

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