Avevo letto quello che pensi. Guarda che con me sfondi una porta aperta. Se leggi i miei posti sulla questione del razzismo scolastico in veneto, capiresti cosa intendo. Io sono convinta che generalmente parlando gli italiani non siano razzisti. E quando leggo sui giornali che i veneti non vogliono gli insegnanti o i presidi del sud, non mi sogno minimamente di pensare che siano razzisti. Penso invece che in veneto, come in puglia e come in marocco ci siano persone razziste. E penso invece che una certa classe politica stia instillando la paura dell'altro strumentalizzando certi episodi, solo per un ritorno elettorale. Non so se segui il dibattito politico, ma l'idea di dare il voto almeno amministrativo agli extracomunitari (naturalmente quelli regolari) ormai sta prendendo piede in quasi tutte le forze politiche (addirittura dalla frangia che dovrebbe essere più di destra nel pdl e cioè gli ex an). Se ragioni, la popolazione extracomunitaria più consistente è al nord dove la lega la fa da padrona elettoralmente parlando. Se si dovesse dare il diritto di voto agli exracomunitari, la forza elettorale della lega al nord si ridimensionerebbe notevolmente. Ecco allora la propaganda razzista di certa politica che niente ha a che vedere con il modo di sentire e le istanze della gente comune. Pensi che gli imprenditori veneti o i lombardi vogliano che 'sti brutti negri sporchi e cattivi se ne tornino a casa? io penso proprio di no. Chi lavorerebbe nelle loro fabbriche? e che i commercianti del nord rinuncerebbero ai soldi degli extracomunitari che spendono nei loro supermercati facendo girare l'economia? io credo di no. E noi tutti, anche al sud, come vedremmo pagate le pensioni dei nostri genitori senza la forza giovane che gli extracomunitari portano in italia? tra trent'anni o forse meno saremmo un popolo di pensionati senza pensione perchè non ci sarebbero giovani lavoratori a versare i contributivinny ha scritto:Questo lo sai tu, ma immagina se raccontassi l'aneddoto a qualcuno che subito ti dice: Tuo padre è razzista! Non ti girerebbero le .........?realexa ha scritto:Sempre considerando che i giornalisti possono usare le parole per veicolare opinioni, io sinceramente un episodio del genere non lo definirei razzista.vinny ha scritto:Leggete questo articolo di Repubblica:
http://www.repubblica.it/2009/09/sezion ... fessa.html
Quando studiavo a milano, mia nonna si raccomandò di evitare di fidanzarmi con uno di là, perchè il mio futuro marito "aveva da essere taliano"! Testuali parole riferite però in dialetto da una contadina all'epoca quasi ottantenne che forse non si rendeva conto che cmq milano è in italia. Con quelle parole riassumeva il vecchio concetto di "moglie e buoi dei paesi tuoi". Ho sempre interpretato il senso di questo proverbio non come un ammonimento "razzista", ma semplicemente come antico buon senso che vedeva nell'accoppiamento di stili di vita diversi una possibile fonte di infelicità e di incomprensione. Se oggi sposassi uno straniero che non appartiene strutturalmente alla cultura occidentale, mio padre resterebbe molto male. E mio padre non è assolutamente razzista. La sua sarebbe solo la preiccupazione di un padre che teme che la propria figlia possa essere infelice con qualcuno che è lontano dalla sua cultura.
Forse lo stesso ha pensato questo padre. Ma mentre il mio, che è una persona assolutamente mite, si limiterebbe ad esprimere la sua opinione, poi a stare male in silenzio fino a quando gli eventi non riuscissero a dimostrare il contrario, questo padre, vissuta con una cultura ben più sanguigna e forse individualmente dal temperamento violento, ha perso la testa. Ma non credo ci sia differenza nei 2 modi di pensare. Di agire certamente sì
Ecco, è questo che mi dà fastidio, il due pesi e due misure. Se invece io dicessi a mia figlia che non voglio frequenti un musulmano per gli stessi motivi da te citati, sono sicuro passerei per razzista.
Leggi qualche intervento più su e vedrai cosa penso realmente del padre-marocchino che ha compiuto questo ignobile gesto.
#121
Una donna libera è l'assoluto contrario di una donna leggera. (S. De Beauvoir)
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