Pdl, che boiata"
di Marco Damilano
Il tradimento dei colonnelli. I boccoli della Meloni. Il pattinaggio di Ronchi. Gli insulti, le lacrime, gli spintoni, i "l'avevo detto io". Cronaca e retroscena dei giorni più caldi degli ex di An
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Il mercoledì è passato così. La Camera sembrava un congresso dell'Msi a cielo aperto. Correnti, notabili, tradimenti, insulti, lacrime, schiaffi, calci e pugni. Qualche spintone non solo verbale c'è stato tra due finiani, il rampante Italo Bocchino, sotto accusa per la sua onnipresenza mediatica, e il triestino Roberto Menia che strepitava: "Mi hanno rotto i coglioni questi ricattatori! Io sono leale, ma non ne posso più di sentirmi tirare di qui e di là". C'è da capirlo: un anno fa fu l'unico esponente di An a opporsi allo scioglimento del partito nel Pdl. Ora, però, non vuole sentir parlare di scissione: "L'avevo detto che il Pdl era una solenne cazzata, ma non possiamo cambiare partito ogni anno", argomenta con la fiamma tricolore sempre accesa, al bavero della giacca. Lui è un fedelissimo di Fini da tempo, (come si vede dalla foto qui sopra). "Non condivido le sue posizioni sugli immigrati, ma grazie a lui faccio il sottosegretario e gli resto vicino".
Il padre nobile Gianfranco Fini ricomincia da capo a 58 anni: da quando fa politica, cioè da bambino, non è mai stato in minoranza tranne qualche mese nel 1990 quando segretario del Msi diventò Pino Rauti. Oggi da presidente della Camera prova l'ebbrezza della marginalità che richiede altre tattiche: la guerriglia, dentro e fuori il partito. Si ricorda però di essere ancora il primo inquilino di Montecitorio e ordina di chiudere i corridoi ai giornalisti parlamentari. Corridoi sbarrati, palazzo dei gruppi parlamentari blindato, cronisti acciuffati e spinti alla porta, commessi schierati in alta uniforme sulle scale, per ordini superiori. E anche questo non si è mai visto: il presidente-capocorrente che blocca Montecitorio per la riunione del suo gruppo.
Tanta segretezza, poi, raggiunge il risultato opposto a quello sperato. Finita la riunione i finiani sono raggianti: siamo 54, tra Camera e Senato, annunciano. Per un paio d'ore si fa la conta di chi c'è e di chi non c'è. Finché dalla parte opposta della barricata arriva la doccia fredda.
Un secondo documento, questa volta anti-Fini, con 74 nomi in calce. I colonnelli mettono in minoranza il loro vecchio leader: era da una vita che sognavano di farlo, in fondo. Apre Gianni Alemanno: dicono che abbia fatto le ore piccole con la sua corrente, ci sono stati pianti e lacrime, "non possiamo abbandonare Gianfranco", poi l'hanno mollato tutti. Segue il trio La Russa-Gasparri-Matteoli, i neo-dorotei, potere forte pensiero debole. E la ministra Giorgia Meloni: come un personaggio di Nanni Moretti, ha i problemi e si è fatta i boccoli. Estremismo parolaio e pratica precoce del potere. Il suo tradimento è quello che a Fini brucia di più. Gli altri sono peones, di qua e di là. E alcuni, al massimo della confusione, firmano per entrambi i documenti. Per Fini e contro Fini. Dalla parte di Gianfranco, anche se il Pdl si dovesse rompere, e dalla parte del Pdl, anche se Gianfranco dovesse andarsene. Firma Agostino Ghiglia, firma l'ex Terza Posizione Marcello De Angelis con una motivazione originale: "Dovrebbero farlo tutti".
In mezzo il ministro
Andrea Ronchi si esibisce in numeri di alto
pattinaggio artistico. Sta con Fini, per carità di patria, ma vorrebbe tanto stare dall'altra parte e non lo nasconde. Riportata da lui, infatti, la riunione dei finiani non è l'embrione di un nuovo gruppo parlamentare e neppure, orrore, una corrente. Anzi, è un'utile iniziativa (nella Dc si diceva: contributo) per ridare slancio al Pdl… Insomma, ma voi chi siete, caro ministro Ronchi? "Siamo quelli che aderiscono alla figura di Gianfranco Fini", azzarda. "Siamo gli amici di Fini", conclude. Perfetto: gli amici di Fini come gli amici di Rumor e Colombo nella Balena bianca buonanima.
E questa è la parte migliore del Pdl: quella di Fini. Per vedere all'opera l'altra, bisogna aspettare poche ore: la direzione del Pdl.
(21 aprile 2010)