Ma dopo essermi addentrata nella "giungla" di preventivi e rivenditori, il mio giudizio è completamente cambiato. Arrivo a dire che il rivenditore è quasi più importante della cucina stessa!
Riassumo a grandi linee quello che è accaduto: il rivenditore Scavolini l'ho trovato competente, pieno di consigli pratici e soprattutto onesto (è arrivato a dirmi che potevo evitare di spendere tanti soldi per quello o per l'altro, perchè l'effetto estetico non valeva la spesa).
E soprattutto è stato paziente: ho cambiato idea tremila volte, ho fatto inserire e togliere accessori, mi ha indirizzato nelle scelte senza mai però sovrastare le mie preferenze. Insomma, promosso a pieni voti.
Quella della Febal mi accoglie con le luci mezze spente, i cataloghi del modello City che le avevo chiesto non erano attualmente disponibili in negozio e doveva andarli a prendere (!), ho dovuto correggerla su alcune finiture che pensava non esistessero per quel modello e invece io sapevo, a ragione, ci fossero.
Quello della Cesar ha un bellissimo punto vendita e i modelli sono spettacolari (i miei preferiti, se devo ammetterlo) ma pare svogliato, interrompe continuamente la conversazione perchè deve mandare sms al cellulare, ha un atteggiamento supponente e sembra che gli stia facendo perdere del tempo.
Morale della favola? Ho scelto di comprare Scavolini e NON perchè il modello mi piacesse di più, ma semplicemente perchè il rivenditore mi ha fatto sentire a casa, mi ha dato l'impressione che se compravo da lui mi mettevo in buone mani e che se avessi avuto problemi nel montaggio o nel post-vendita avrei avuto la garanzia che tutto sarebbe stato risolto.
Ora non voglio dire che se la cucina Scavolini mi avesse fatto schifo l'avrei comprata lo stesso da lui, ma a parità (più o meno) di preferenze, il rivenditore ha sicuramente quel "quid" in più che ti fa propendere per una marca o per l'altra.
Vorrei far capire ai rivenditori che comprare una cucina non è esattamente come acquistare un paio di slip e che come minimo noi acquirenti abbiamo bisogno di essere ascoltati, indirizzati e anche "sopportati", perchè no, visto che stiamo per comprare qualcosa che deve durare per decenni.
Tanto più se non sto acquistando una cucina da 3000 euro ma che costa più di 10,000!
Io sono proprietaria di una libreria e a volte devo sorbirmi clienti che, per decidere quale libro regalare, mi fanno perdere una buona mezzora e magari quel libro alla fine costa 12 euro e con il mio margine "risicato" ne ho guadagnati solo 4, di euro!
Nonostante ciò non mi sono mai permessa di trattare l'acquirente con fastidio, arroganza o impazienza. Anche se ho avuto una giornata storta, anche se quel cliente è effettivamente insopportabile e mi fa perdere del tempo, non mi comporto mai così. E parliamo di libri, non di cucine!
Non scelgo di comportarmi bene perchè sono una buona samaritana, ma semplicemente perchè il mio lavoro si regge sui clienti e non posso permettermi di perderli o di deluderli.
Tanto più che, a livello di costi, è molto più semplice tenere felice un cliente già acquisito, quindi fidelizzato, piuttosto che cercarne uno nuovo. Questa è una delle leggi primarie di marketing, non mi sto inventando niente.
La scelta di una cucina ha a che fare con fattori irrazionali (la cucina ci deve rappresentare: i modelli, le finiture che scegliamo in qualche modo devono svelare qualcosa di noi), ma anche razionali e tra questi ultimi figura senza dubbio un rivenditore gentile e affidabile.
Insomma, alla fine ho scelto Scavolini e non perchè mi piacesse di più. Complimenti ai rivenditori di Cesar e Febal: avete perso una possibile cliente nonostante le vostre bellissime cucine! Consiglio di leggere qualche manuale di marketing di base o semplicemente di sviluppare un po' più di empatia verso di noi, poveri clienti spaesati che entrano per la prima volta in un mondo fatto di cerniere, bulloni e polimerici

A voi è mai successo qualcosa del genere? Avete propenso per una marca piuttosto che per un'altra anche (o soprattutto) per l'atteggiamento del rivenditore nei vostri confronti???