


L'idea di questo sistema di installazione luminosa deriva - secondo quanto esposto dallo stesso designer milanese - dall'osservazione di un enorme lampadario modulare realizzato con prismi di vetro che Carlo Scarpa aveva progettato appositamente per il Padiglione del Veneto (foto sotto) all'interno dell'Esposizione Italia '61 tenutasi a Torino, struttura che necessitava di un grande traliccio aereo metallico di sostegno.
Il grande apparecchio di Scarpa dialogava dall'alto, con una serie di parallelopipedi costituiti da vetrate colorate - sempre di suo progetto - collocati al centro sala. L'allestimento, spettacolare e raffinatissimo, potenziato da un bacino d'acqua, era caratterizzato da un acceso cromatismo ed intendeva rievocare con forme moderne, le particolari condizioni atmosferiche e naturali della regione che ispirarono i grandi maestri della pittura veneziana, inventori del colore come cromatismo quale effetto originato dalla luce.




Mangiarotti, desiderava ottenere un risultato analogo senza il bisogno però di ricorrere ad alcuna struttura e, sopratutto, che si potesse riprodurre facilmente anche in ambienti più ristretti, come quelli domestici. Disegna pertanto, e fa realizzare da un laboratorio vetraio veneziano degli elementi a gancio a partire da un nastro di vetro tagliato e stirato manualmente a caldo fino a formare un anello a doppio ferro di cavallo. Il gancio potrà poi essere direttamente unito agli altri ganci, e senza l'ausilio di fili metallici (come nel caso del Mother of Pearldi Panton, 1964), per ottenere infinite composizioni, sia per creare con un 'grappolo' di anelli un piccolo lampadario, illuminati dall'interno da una fonte ad incandescenza, o per creare una tenda od un pannello, o - per continuare la tradizione dei lampadari in cristallo di Murano di cui Giogali (sotto) ne è la configurazione più nota - dei grandi chandelier, reinterpretati in senso assolutamente moderno e funzionale, dato che il piccolo gancio, lungo 3cm, è in grado di sostenere 50 volte il proprio peso.





Numerose le realizzazioni di Mangiarotti nel settore illuminotecnico, sopratutto per Vistosi, che già dal 1966 eseguiva per conto di Artemide delle lampade da tavolo (Les bo e Saffo su tutte) con involucri vetrosi sfumati in diverse gradazioni a seconda delle necessità funzionali, ma anche per Skipper, Pollux e VeArt, di cui sotto, l'originale lampada da tavolo Aida (1989) che non può non ricordare per aspetto e tipo di emissione, un altro pezzo molto noto dei fratelli Castiglioni.
