L'esposizione vuole far conoscere l’universo artistico del più importante scultore libico contemporaneo attraverso una quarantina di sculture di grandi dimensioni realizzate a partire dall’aprile 2011, due mesi dopo la rivolta libica, con elmetti, armi da fuoco, munizioni, utensili bellici, che diventano figure antropomorfe e zoomorfe. “Ossessionato dalle immagini della guerra Ali WakWak cerca di ricreare la vita dalla morte attraverso i resti di mezzi e armi trovati sul fronte; bossoli, fucili, mitragliatori, veicoli militari, serbatoi. […] Così si ricrea vita dalla morte. Tutto il suo lavoro è incentrato sulla rinascita dopo la distruzione, come ricostruire un Paese, noi stessi, attraverso lo stesso materiale – ora bruciato, rotto, divelto – che ha causato la morte dei nostri simili. Come questa stessa materia, non modificata ma solo plasmata attraverso gli occhi dell’artista, di colui che ama – può riprendere vita e divenire un qualcosa di diverso, di bello, un messaggio di fiducia nel futuro.” (E. Croci).
